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Ciclismo, Lorenzo Germani: “Restare in Italia mi avrebbe fatto perdere tempo. Non sono un talento di natura”

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Lorenzo Germani

Abbiamo raggiunto telefonicamente Lorenzo Germani, 21enne neo-professionista che già quest’anno ha preso parte insieme alla sua squadra – la francese Groupama FDJ – al primo Grande Giro, partecipando alla Vuelta di Spagna. Cio­ciaro di Roccasecca, il classe 2002 si è laureato nel 2022 campione italiano Un­der 23, ha vinto una tappa del Giro della Valle d’Aosta e ha raccolto moltissimi piazzamenti di qualità nel prestigioso calendario che gli ha riservato la formazione Continental della Grou­pama, confermando tutto il suo potenziale e approdando così quest’anno nella massima categoria con la firma di un contratto biennale.

Lorenzo, come stai?

“Bene, grazie. Sono a casa e poi la prossima settimana partirò per Calpe, dove andrò in ritiro con la squadra per una decina di giorni”. 

Qual è il bilancio di questa tua prima stagione da professionista? 

“Passando al terzo anno Under23, non avevo grandi pretese. Volevo fare il massimo delle esperienze e fare un bel calendario, quindi il bilancio è sicuramente positivo. Ho fatto 71 giorni di gara e molte di queste corse erano World Tour, sono riuscito anche a disputare il mio primo Grande Giro. La squadra è soddisfatta del mio lavoro e quindi sono felice anche io”. 

Qual è la maggior differenza che hai notato rispetto a quando eri Under23? 

“I ritmi, la durata delle corse e il modo di correre. Ora il ciclismo sta cambiando tanto, lo scenario di corsa però rimane un po’ sempre quello a differenza degli Under23 dove era più imprevedibile. Sicuramente poi cambia il chilometraggio e la durata delle corse. Tra gli Under23 inoltre la stagione cominciava verso marzo, quest’anno invece ho cominciato già a gennaio con il Tour Down Under, per finire sempre ad ottobre. E’ chiaramente molto più impegnativo, ma è un sogno che si è realizzato”. 

Come ti hanno accolto i “grandi” in gruppo? 

“Ho avuto un primo assaggio lo scorso anno a dicembre in ritiro con la squadra. Sono stato accolto bene da tutti, sia dai compagni di squadra che in gruppo. Ho conosciuto tanti corridori, molti dei quali li vedevo solo in televisione e poi quest’anno mi ci sono trovato in gruppo a scambiare due chiacchiere”. 

Il ricordo più bello di quest’anno? 

“Madrid, l’arrivo dell’ultima tappa della Vuelta di Spagna. La soddisfazione di aver concluso il mio primo Grande Giro”.

Come hai gestito l’off season? 

“La nostra squadra vuole che stacchiamo tutti per cinque settimane. Sono stato in Marocco una decina di giorni e un paio di giorni a Budapest. Per il resto sono stato a casa e ne ho approfittato per fare tutto quello che solitamente non ho tempo di fare in stagione. Ho fatto qualche corsetta, escursione in montagna e qualche partita a padel, ma la bicicletta non l’ho toccata per cinque settimane. In questo periodo di off ne ho anche approfittato per fare una piccola operazione al naso che mi permetterà di respirare un po’ meglio”. 

Quasi tre anni fa hai fatto la scelta di fare le valigie e di andare a correre all’estero, insieme al vivaio della Groupama FDJ squadra in cui militi oggi. E’ stata una decisone complicata quella di andare all’estero? 

“No, perché avevo finito gli Juniores che avevo già concluso il liceo, perché ho fatto la primina e quindi non avevo problemi di spostamenti. Tra l’altro negli ultimi due anni Juniores mi sono trasferito a Massa, a 500 km da casa, anche con la scuola e quindi una volta terminati gli studi mi è cambiato poco essere in Francia o in Italia, ma comunque sempre molto lontano da casa. Sapevo che rimanere a correre in Italia mi avrebbe fatto perdere tempo e quindi sono soddisfatto della scelta che ho fatto. La Groupama FDJ è una grande squadra, un ambiente bellissimo e con persone che sia tra gli Under23 che ora tra i professionisti, mi hanno aiutato e mi aiutano a crescere sia come corridore ma anche come uomo”.

Qual è il tuo punto di forza?

“Sono un corridore completo, riesco ad adattarmi bene a qualsiasi corsa e a fare il lavoro che mi viene richiesto. Magari quest’anno non sono stato un corridore vincente, ma vediamo nelle prossime stagioni. Non so che cosa potrei diventare al momento, prendo quello che viene anno per anno”. 

E quello di debolezza invece?

“Le volate e soffro molto il caldo”. 

Si parla tanto di multidisciplina. Ti piacerebbe tornare un po’ in pista? 

“Ho fatto sia mtb che pista quando ero più piccolino. Adesso mi piacerebbe tornare un po’ in pista, soprattutto in inverno per trovare il giusto colpo di pedale alternandola con la palestra, ma abbiamo un solo velodromo che è Montichiari ed è lontano da casa, quindi diventa difficile”. 

Dove ti vedi tra un paio di anni? 

“E’ una domanda che mi pongo spesso, ma al momento non riesco a darmi una risposta. Miglioro anno dopo anno in ogni ambito e quindi non so fin dove riuscirò ad arrivare e cosa potrò fare. Io cerco di lavorare il più possibile, non sono un talento di natura e quindi per arrivare in alto mi occorre di più rispetto a chi è dotato già di natura”. 

C’è un corridore al quale ti ispiri? 

“Ammiro tutti i corridori, perché per essere lì significa tanto. Il ciclismo non è uno sport facile”. 

Qual è la tua squadra dei sogni? In che squadra sognavi di correre quando eri piccolo? 

“Quando ero più piccolo sognavo di correre alla QuickStep, mi piaceva molto il loro modo di correre soprattutto nelle Classiche. Ora però alla Groupama FDJ sto bene”. 

Qual è il tuo sogno nel cassetto? 

“Finire dopo aver fatto una lunga carriera e partecipare al Giro d’Italia la prossima stagione. L’anno prossimo (la Avezzano-Napoli, ndr) passa sulle strade in cui mi sono sempre allenato e quindi sarebbe fantastico essere al via della Corsa Rosa”. 

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