Combinata nordica
Combinata nordica, Coppa del Mondo maschile 2023-24. Ferita e sofferente, la disciplina si contorce su sè stessa
Lo spettacolo offerto dalla combinata nordica è penoso, nel senso che genera compassione per un’entità la cui vita è in serio pericolo. Per anni la disciplina è rimasta inerte di fronte al proprio progressivo decadimento. Le ragioni di quanto accaduto non sono semplici da individuare. Forse, per insipienza, ha trascurato la situazione? Forse, per miopia, ha lungamente percepito un’immagine di sé stessa differente dalla realtà? Forse, per ignavia, si è auto-ingannata nell’illusione che tutto andasse bene? Verosimilmente, la causa è una miscela di tutte e tre le dinamiche.
Ci ha pensato il comitato olimpico internazionale a dare la sveglia a chi di dovere. “Signori, sia chiaro. Vi teniamo nel programma di Milano-Cortina 2026 solo perché è troppo tardi per eliminarvi. Fosse stato per noi, avremmo già tirato una riga. Però vogliamo darvi un’ultima possibilità. Avete quattro anni per rimettervi in sesto, dopodiché rien n’ira plus. O dimostrate di essere ancora degni dei Giochi, oppure potete mettere la parola ‘Fine’ sulla vostra storia olimpica”. Questo il messaggio, neppure troppo velato, lanciato dal Cio a giugno.
La combinata nordica ha reagito come reagirebbe una bestia ferita, azzannata da un feroce predatore. Dopo anni di inerzia, ha cominciato ad avvilupparsi per il dolore e la sofferenza, cercando al contempo un modo per divincolarsi dalle fauci di chi si appresta ad affondare il morso alla giugulare, quello che porrebbe fine all’esistenza stessa della preda. Ecco come si spiega la vigorosa sequenza di spasmi a cui si è assistito negli ultimi mesi.
Così, venerdì 24 novembre, la XLI edizione della Coppa del Mondo comincerà con la rappresentazione concreta di una delle suddette contrazioni. L’Individual Compact, il nuovo format di gara in cui i distacchi di partenza nello sci di fondo non sono più determinati dalla conversione delle differenze in termini di punteggio accumulate sul trampolino, bensì sulla base di una tabella prefissata. Per il migliore nel segmento di salto, rifilare 1 decimo o 20 punti all’avversario più vicino sarà ininfluente. Avrà sempre e comunque 6 secondi di vantaggio.
Una stortura in antitesi con la filosofia della disciplina stessa, una mossa disperata per tentare di cambiare le carte in tavola e annacquare la supremazia di chi domina la scena o ambisce a prenderne il posto. Un’azione atta ad anestetizzare il salto per privilegiare il fondo. Una sorta di compensazione sommaria per bilanciare la mass start (che viceversa annichilisce il segmento sugli sci stretti in favore di quello sul trampolino).
Al contempo, si è deciso di cambiare il sistema di punteggio, allargando la zona punti ai primi 40 e riducendo le differenze tra i vari piazzamenti. L’obiettivo è quello di riportare equilibrio e incertezza nel circuito maggiore, ridandogli una varietà persa a causa delle politiche degli stessi che ora, tardivamente, provano a porre rimedio allo scempio perpetrato. Ovviamente, se la mano è la medesima di chi ha fatto danni, non ci può aspettare che si muova con leggiadria come quella di un fine chirurgo. Siamo bensì di fronte alla rozza opera di un macellaio che si atteggia a medico.
Così, a Jarl Magnus Riiber viene sbattuta in faccia una serie di regole apparentemente pensate contro la sua persona. Come se fosse lui, il combinatista perfetto, il problema della disciplina. Come se la desertificazione della geografia dell’altissimo livello e l’assenza di attrattiva sul pubblico possano essere risolte tramite i correttivi proposti.
Chissà, forse le spasmodiche mosse avranno l’effetto sperato, distraendo a sufficienza il rapace per sfuggirgli ed evitare la fine. In una situazione di vita o di morte non importa come ci si salva, conta solo uscirne. È quello che la combinata nordica sta provando a fare in questo inverno 2023-24.
Foto: La Presse