Seguici su

Senza categoria

Coppa Davis 2023: Italia-Australia, i precedenti. Tre finali tutte aussie, trent’anni fa l’ultimo confronto

Pubblicato

il

Adriano Panatta

Alla vigilia della finale tra Italia e Australia, andiamo a rivedere lo storico delle due selezioni in Coppa Davis. Andiamo a ricordare quasi un secolo di storia, in sostanzialmente tutti i format dell’Insalatiera (e anche nomi, visto che prima della Seconda Guerra Mondiale il nome era diverso).

Questo racconto parte dal 1928, un tempo infinitamente lontano. I giorni di gloria dell’Australia erano (temporaneamente) finiti e il tennis stava per assistere all’era fulgida dei Quattro Moschettieri della Francia (Cochet-Borotra-Lacoste-Brugnon), con USA, Gran Bretagna e proprio gli aussie a dover assistere impotenti (per gli States la questione era anche più seria perché avevano un certo signor Bill Tilden).

Quel primo Italia-Australia si giocò nella Zona Europea (dove gli oceanici erano sostanzialmente “ospitati” assieme alla Nuova Zelanda e ad altre nazioni) di ciò che al tempo era l’International Lawn Tennis Challenge. Uberto De Morpurgo, il maggiore dei nostri tennisti del tempo, una specie di pioniere assieme a Giorgio De Stefani, batté sia Jack Crawford che Gerald Patterson, con quest’ultimo sconfitto sia in singolare che in doppio (con Harry Hopman). Sono tutti nomi storici, due di essi (Crawford e Patterson) contano sette Slam in singolare in due. Ma il successo fu italiano, un 4-1 straordinario per i tempi. L’Italia si spinse poi molto in là, fino alla finale Interzonale con gli USA, che però si guadagnarono il diritto di sfidare la Francia negli impianti del Roland Garros in un Challenge Round che vide sempre vincitori i transalpini dal 1928 al 1934.

Coppa Davis, l’Italia ha diversi tabù da sfatare nella finale con l’Australia della vecchia volpe Hewitt

Nel 1930, in semifinale europea, i nomi erano sempre gli stessi per larga misura, solo che cambiava la sostanza: De Stefani sconfisse Hopman, De Morpurgo fece lo stesso con Crawford e, dopo la vittoria in doppio di Hopman e James Willard, fu ancora il barone triestino ad assicurare il 3-1 in cinque set contro Hopman. Poi fu vittoria anche con il Giappone di Takeichi Harada, quindi ancora gli USA sbarrarono il passo nell’ultimo passo verso il Challenge Round.

Dopo questi successi, l’Australia iniziò a far pesare il proprio ruolo. L’Italia la raggiunse sempre nella finale Interzonale, ma, negli USA, mai fu in grado di batterla. In particolare, nel 1949 Gianni Cucelli e Marcello Del Bello, i pilastri dell’Italia dell’epoca, nulla poterono contro Bill Sidwell e soprattutto Frank Sedgman, tra i re del tempo: sull’erba di New York fu 5-0 aussie. Stessa storia nel 1955, con nomi entrati anch’essi nella leggenda: lo straordinario giocatore che era Lew Hoad e Ken Rosewall, autore di una carriera praticamente infinita (1950-1982) non ebbero particolari problemi contro Fausto Gardini e un giovane Nicola Pietrangeli. Entrò poi in scena anche Rod Laver, e nel 1959 fu 4-1: in quello che stavolta era il primo turno dell’Interzonale Pietrangeli, all’ultimo incontro, un punto lo portò a casa.

E Nicola fu protagonista in un certo senso anche nelle finali assolute del 1960 e 1961. Stavolta al Challenge Round l’Italia ci era arrivata, con il fondamentale contributo di Orlando Sirola, ma ancora una volta gli australiani erano davvero troppo forti sull’erba in linea generale. La prima finale, quella di Sydney, vide quel gruppo di cui Harry Hopman era il capitano andare a vincere per 4-1 (con Pietrangeli capace di battere Neale Fraser a giochi già chiusi). La seconda, quella del Kooyong a Melbourne, risultò in un 5-0. Poi Laver e Roy Emerson passarono professionisti, per il grande dispiacere di Hopman, che quel concetto di professionismo lo odiava con tutto quel che aveva in corpo.

Ancora di fronte le due selezioni ci si ritrovarono nel 1976. Com’è noto, questo fu il grande anno dell’Italia. Che, nel primo turno dell’Interzonale, si dovette misurare proprio con gli aussie che avevano in squadra John Newcombe e John Alexander. Quest’ultimo strappò i punti del secondo e quarto singolare a Corrado Barazzutti e Adriano Panatta, ma il friulano batté John Newcombe in apertura e il romano, assieme a Paolo Bertolucci, sconfisse Alexander e Tony Roche in doppio. Toccò proprio a lui, in due giorni, battere Newcombe in quattro set facendo gioire il Foro Italico che ribolliva di passione.

Il 1977 fu l’anno della terza finale tra Australia e Italia. Gli azzurri se la dovettero andare a giocare a Sydney, al White City Stadium, dove finalmente un match a tie in corso contro gli aussie lo vinsero: si trattava del doppio Panatta/Bertolucci contro John Alexander e Phil Dent. Tutto si ridusse ai cinque, drammatici set tra Alexander e Panatta, vinti dal primo in rimonta: 6-4 4-6 2-6 8-6 11-9. La Davis conquistata dal nostro Paese l’anno prima se n’era subito andata, ma non senza lottare, anzi.

Molto raccontata, anche all’interno delle tante iniziative editoriali che ancora oggi ricordano la squadra di quegli anni, è Italia-Australia del 1980. Semifinale Interzonale, Foro Italico, ultimo anno prima dell’avvento del World Group. Il grande protagonista fu Panatta, che sconfisse praticamente da solo Paul McNamee e Paul McNamara in quella semifinale Interzonale: fu l’ultimo cammino di quel gruppo verso quella che si rivelò essere una vergognosa (per i fatti occorsi contro gli azzurri) finale in casa della Cecoslovacchia nell’era tra Tomas Smid e Ivan Lendl.

Nel 1984 le cose erano ormai cambiate: i big dell’Italia non c’erano più. Un Panatta era rimasto, ma si trattava di Claudio, il fratello di Adriano, che nella trasferta di quarti di finale a Brisbane contro John Fitzgerald e Pat Cash non poté nulla, al pari di Gianni Ocleppo. L’opera si completò già al sabato con il doppio formato da Mark Edmondson (il vincitore Slam più imprevedibile della storia) e Paul McNamee. In generale fu 4-1.

L’ultimo capitolo di questa storia è datato 1993, e si è tenuto a Firenze. Erano i quarti di finale. L’Australia poteva vantare Richard Fromberg e i “Woodies”, Todd Woodbridge e Mark Woodforde, fenomeni del doppio e validi anche in singolare. Fromberg batté subito Renzo Furlan, Stefano Pescosolido rispose su Woodforde. I Woodies giocarono contro Paolo Canè e Diego Nargiso, vincendo in quattro set e dopo aver faticato nei primi due. A quel punto entrò in scena Canè, che infiammò Firenze contro Woodforde. Quei quattro vittoriosi set, però, non ebbero lo stesso effetto dei cinque con Wilander tre anni prima a Cagliari, perché Fromberg ci mise tre set a battere Pescosolido.

Foto: LaPresse / Olycom

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità