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Coppa Davis 2023, la Serbia di Djokovic è la grande favorita: il n.1 al mondo giocherà anche il doppio

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L’opinione comune del mondo del tennis, relativamente alla settimana dedicata alle fasi finali dell’attuale format di Coppa Davis, è che la Serbia sia la favorita numero uno per la conquista del titolo. Un alloro che ha sapore ormai ben diverso rispetto a quello che si vedeva fino al 2018, stanti le riforme e i continui aggiustamenti più o meno riusciti.

A Malaga, il team serbo avrà in Novak Djokovic l’uomo su cui puntare, ed è la prima ragione per cui i favori del pronostico sono dalla parte del team capitanato da Viktor Troicki, che del numero 1 ATP è anche amico e con il quale ha diviso importanti stagioni da professionista. E le scelte effettuate dall’ex numero 12 del mondo indicano che sarà proprio Djokovic un punto di riferimento nel doppio: è stato sacrificato Nikola Cacic, il miglior specialista che la Serbia ha, per inserire Hamad Medjedovic, giovane su cui il belgradese sta spingendo tantissimo in termini di investimenti.

Va però fatta una riflessione sul legame tra Djokovic e il doppio, che non è dello stesso tipo di Roger Federer e Rafael Nadal, i due grandi rivali della carriera. Pochissimi ricordano, infatti, che lo svizzero ha vissuto un lunghissimo periodo nel quale si trovava costantemente nella top 50 di specialità nello stesso momento in cui il suo ranking di singolare cresceva, e cioè in quegli anni tra 2000 e 2003 in cui ha posto le basi per i grandi successi seguiti. Poi l’impegno è ovviamente diminuito, ma parliamo di un oro olimpico in doppio, di uno che aveva portato a casa otto tornei (e aveva trovato un ottimo compagno nel bielorusso Max Mirnyi, poi diventato uno dei grandi rivali dei gemelli Bryan). E quanto al maiorchino, i titoli sono anche di più: 11, compreso l’oro alle Olimpiadi di Rio 2016 insieme a Marc Lopez, con cui aveva costruito una validissima intesa. Vero è che non ha mai raggiunto i picchi di Federer per classifica, ma anche lui si è visto in posizioni interessanti.

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Djokovic è sempre stato meno “animale da doppio” degli altri due. In particolare, in carriera vanta un record di 63-79 (per confronto, Federer è 131-93 e Nadal 138-75). E, in Coppa Davis, il trend è sostanzialmente confermato: 4-7, con quel 4 che spesso e volentieri ha rivestito più che altro un differente nome, quello di Nenad Zimonjic, che è stato tra i migliori al mondo per numerosissimi anni. La coppia più recente il numero 1 in singolare l’ha formata con Cacic, che sta riuscendo a ritagliarsi un suo spazio, ma adesso la situazione è un po’ diversa. Verosimilmente può essere Miomir Kecmanovic il suo compagno, visto che in ogni caso il suo conterraneo qualche risultato che possa definirsi tale in doppio lo ha. Vero è anche che Djokovic, al netto della sua statistica negativa, è rimasto un po’ più restio a giocare il doppio rispetto ad altri big, e non solo rispetto ai suoi coevi.

Questo dettaglio può essere importante soprattutto se il numero 2 che Troicki sceglierà darà problemi nel singolare d’apertura, costringendo mister 400 settimane in vetta al ranking ATP a fare gli straordinari qualora dovesse pareggiare i conti. E questa situazione già con la Gran Bretagna potrebbe presentare i suoi perché, i suoi problemi, per quanto una coppia Skupski/Salisbury, al netto della forza individuale di specialità, debba pur sempre trovarsi bene (e non è detto che ciò accada). Chiaramente, se Djokovic dovesse riuscire a fungere da trascinatore anche in doppio, i problemi potrebbero nascere per tutti. Eventualmente per l’Italia (se batterà l’Olanda) in primis, e poi anche per tutte le altre selezioni. Tra le quali, con buona probabilità, la più attrezzata a tutti i livelli per fare molto bene è l’Australia, che ha quattro ottimi singolaristi e un doppista, Matthew Ebden, che ha intesa con Max Purcell e, volendo, potrebbe anche essere affiancato da Thanasi Kokkinakis qualora servisse.

Foto: LaPresse

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