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Coppa Davis, i precedenti tra Italia e Olanda. Storia favorevole agli azzurri, unica sconfitta cent’anni fa

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Simone Bolelli

Lo storico dei confronti tra Italia e Olanda parte da molto lontano in termini di Coppa Davis: tutti i precedenti, infatti, risalgono all’esistenza di tutti gli altri format, quelli che si sono succeduti fino ad arrivara e quello attuale. E si parte, per un caso o forse no, da cent’anni fa.

Già, dal 1923: l’unica occasione, peraltro, in cui furono gli olandesi a vincere. E fu anche un momento storico per l’Italia del tempo, perché fu la prima volta nella coppa (che allora si chiamava International Lawn Tennis Challenge) di Uberto De Morpurgo, il barone che caratterizzò più di tutti il tennis italiano in quegli anni. Con la sua presenza, voluta fortemente da Giorgio De Stefani, l’Italia si tolse più di una soddisfazione, ma in quel 1923 l’Olanda vinse 5-0 a Noordwijk con Christiaan van Lennep e Arthur Diemer-Kool negli anni migliori (che portarono il Paese anche a una finale europea nel 1925: allora, infatti, c’era la divisione in zone, e da quella europea si accedeva prima all’interzonale e poi alla finale assoluta formato Challenge Round).

Gli anni successivi, però, furono tutti azzurri con più o meno difficoltà. Atto primo: 3-2 nel 1925 a Roma, con De Morpurgo che portò a casa i punti contro van Lennep, Hendrik Timmer e il doppio con Clemente Serventi contro lo stesso Timmer e Cornelis Bryan. Atto secondo: 3-0 nel 1931 a Torino, stavolta con De Stefani e Alberto Del Bono in squadra (e gli olandesi decisamente depotenziati). Atto terzo: 3-2 a Scheveningen, in un playoff tra perdenti dei quarti dell’edizione 1933 che fece da qualificazione per il 1934. In quel caso De Stefani e Augusto Rado portarono l’Italia sul 2-0, il doppio Koopman/Scheurleer e Timmer rimisero le cose in parità e toccò ancora a De Stefani, finalista agli Internazionali di Francia (cioè il Roland Garros, nel 1932) battere Willem Karsten. Gli altri casi citati riguardano secondi turni oppure quarti di finale della zona europea.

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Nuovi confronti vennero nel dopoguerra, con la coppa ora Davis per davvero. Per l’Italia era di transizione, ma nel 1953 a Scheveningen fu 5-0 con i punti di Giuseppe Merlo e Rolando Del Bello in singolare e di Marcello Del Bello e Orlando Sirola in doppio: si trattava del secondo turno, come lo era nel 1957 nella stessa città. Giocatori diversi (tutti per l’Olanda, da Hubert Wilton e Hans van Swol, valido in doppio e sull’erba, a Fred Denhert e Hans van Dalsum, in parte per l’Italia, come vedremo), ma stesso risultato con l’aggiunta di Nicola Pietrangeli in singolare e doppio.

15 anni separano questo appuntamento dal successivo: il 1972 vide in campo a San Benedetto del Tronto le due selezioni. Pietrangeli c’era ancora e giocò in doppio con Adriano Panatta, dando il terzo punto all’Italia: gli altri due furono dello stesso Panatta e di Paolo Bertolucci. Dall’altra parte della rete si trovavano Jan Hordijk e Fred Hemmes. Gli azzurri non affrontarono mai Tom Okker, il miglior giocatore olandese della storia, perché questi non giocò per cinque anni la Davis, dal 1968 al 1973 (rimase in pista fino al 1981, anche se i risultati furono spesso alterni). Si parla di un uomo che è stato numero 3 al mondo, semifinalista in ogni Slam e finalista agli US Open 1968, leader globale in doppio e vincitore di 40 titoli in singolare e 68 in doppio.

Nondimeno, passarono 38 anni prima di rivedere un altro Italia-Olanda, stavolta in trasferta per gli azzurri. Dai quarti della zona europea del 1972 si passava al secondo turno della zona Euro-Africana, cioè il livello inferiore al Gruppo Mondiale che da trent’anni aveva preso piede, nel 2010. Nel frattempo l’Italia aveva vissuto il periodo 1976-1980 con una vittoria e altre tre finali, le semifinali del 1996 e 1997, la finale del 1998 e poi gli anni duri. Nulla di quanto raggiunto dagli olandesi, che ebbero sì ottimi giocatori e un vincitore Slam (Richard Krajicek), ma sempre sorteggi molto, molto complessi, se non al primo turno, ai quarti di finale. Poi retrocesse anche l’Olanda e si arrivò, appunto, al 2010 e al veloce indoor di Zoetermeer.

In casa Italia, nel 2010 era già accaduto di tutto e l’aria non era semplice. Andreas Seppi fu costretto ad andare a Castellaneta Marina dopo aver già comunicato di non voler giocare la Davis per un periodo di tempo solo per essere dispensato dal match con la Bielorussia (o quel che ne restava). Del resto, i dissapori duravano dall’anno prima: indisponibilità per guaio muscolare a Cagliari e presidente dell’allora FIT, Angelo Binaghi, che lo definì “vittima inconsapevole di un disegno criminoso e lobbystico e che punta a mettere in crisi la Nazionale e la Federazione”. Al che s’arrabbiò pure Potito Starace, notoriamente restio ad arrabbiarsi per l’azzurro. Fabio Fognini, invece, disse “no, grazie” alla trasferta olandese per cercare punti a Belgrado, dato che era in cerca di nuovi slanci. La squadra, ad ogni modo, un giocatore da veloce ce l’aveva: Simone Bolelli, rientrato in squadra dopo le assurde vicende del 2008 e 2009, che infatti batté Thiemo de Bakker, gran talento con la fama di non usarlo appieno. Il vero lato sorprendente fu Starace, che da veloce non era, capace di battere Robin Haase, il quale pochi mesi dopo avrebbe costretto al quinto set Nadal a Wimbledon. Chiusero il conto Bolelli e Starace in doppio contro Haase e Igor Sijsling.

Foto: Getty Images for ITF

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