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Curling. L’Italia è entrata a pieno titolo nel “Club delle Grandi”, ponendo le basi per restarci a lungo

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Stefania Constantini Giulia Zardini Lacedelli Elena Mathis Marta Lo Deserto Angela Romei

Nel weekend è andata in archivio l’edizione 2023 degli Europei di Curling. L’Italia si è fregiata della medaglia d’argento con la squadra femminile, attestandosi inoltre al quarto posto con quella maschile. Un esito inverso rispetto alle previsioni, poiché gli uomini si presentavano con referenze più elevate di quelle, comunque pregiate, delle donne.

Cionondimeno, in ambito sportivo i risultati non sempre corrispondono alle aspettative. O meglio, esiste uno spettro di emissione all’interno del quale possono collocarsi. Così è stato per le squadre azzurre ad Aberdeen. I virgulti guidati da Joël Retornaz si sono attestati nella parte meno luminosa della suddetta fascia di rendimento, mentre le fanciulle capitanate da Stefania Constantini hanno emesso la radiazione più brillante possibile.

Le dinamiche relative alle “partite secche” sono state cruciali nel determinare il risultato del torneo continentale. Al di là di piazzamenti e metalli conquistati, il tema proposto dagli Europei 2023 è un altro. L’Italia del curling è legittimamente entrata nel club delle “Grandi d’Europa”. Avere la possibilità di portare entrambe le squadre in semifinale è un privilegio riservato a pochi. Per esempio, sul ghiaccio di Obar Dheathain (per chiamarla con il suo nome gaelico), la Scozia padrona di casa non è riuscita a fare altrettanto.

Curling femminile, l’Italia cede alla Svizzera nella finale degli Europei per pochi centimetri

Scozia, Svezia, Svizzera e Norvegia. Sono queste le interlocutrici con cui l’Italia del curling ha cominciato a rapportarsi. Paesi dotati di grande tradizione, abituati a confrontarsi tra loro, che qualche anno fa potevano solo essere ammirati da lontano mentre si giocavano le medaglie. Oggi, viceversa, gli azzurri e le azzurre possono sedersi allo stesso tavolo, giocando allo stesso gioco. Quello con in palio le poste più alte e i traguardi più prestigiosi. Fuori dal Vecchio Continente, basta aggiungere il Canada (e la Corea in campo femminile) per completare il panorama delle big.

L’Italia maschile, nelle scorse settimane, ha vinto due Slam. Piaccia o non piaccia ai puristi delle competizioni per nazionali, si tratta di tornei dal peso specifico superiore a quello dell’Europeo appena andato in archivio. Lì ci si confronta a livello globale.

Non a caso, grazie a quel doppio successo Major, il quartetto formato dal già citato Retornaz, da Sebastiano Arman, da Mattia Giovanella e da Amos Mosaner si è issato al primo posto del ranking mondiale. Non possono essere due partite perse ad Aberdeen, peraltro contro avversarie battute a ripetizione in terra canadese, a mettere in discussione il fatto che, in questo preciso momento storico, la squadra maschile più forte del mondo sia proprio quella italiana.

Le donne stanno a loro volta salendo di colpi. L’innesto di Elena Mathis (elvetica naturalizzata durante l’estate) all’interno del team composto da Stefania Constantini, Angela Romei e Giulia Zardini Lacedelli ha permesso alla formazione azzurra di effettuare un proverbiale scatto in avanti in termini di competitività. L’Europeo scozzese, nel quale l’Italia si è inchinata solo all’ultimo tiro di una tiratissima finale a una fuoriclasse del calibro di Alina Pätz, ha certificato questo progresso.

L’oro olimpico di Pechino 2022 nel doppio misto non è stato un episodio, né un risultato estemporaneo. Si è trattato del primo squillo di tromba del curling azzurro, successivamente affiancatosi a pieno titolo a tutte le superpotenze della disciplina anche a livello canonico (quello dei quartetti monosesso).

Di medaglie ne arriveranno altre, a livello Olimpico, Mondiale ed Europeo. Perché l’Italia sarà lì a giocarsele, a cominciare dalle manifestazioni iridate del 2024 che si disputeranno in Canada (dal 16 al 24 marzo per le donne) e in Svizzera (dal 30 marzo al 7 aprile per gli uomini).

Foto: World Curling Federation – Comunicato Stampa FISG

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