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Da Santiago del Cile 1976 a Malaga 2023: l’Italia torna a vincere la Coppa Davis

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Sono passati 47 anni dall’unica altra volta in cui l’Italia aveva vinto la Coppa Davis. Era diverso tutto: il format, con le fasi zonali a cui ne seguiva una interzonale, e anche la situazione circostante l’intera finale. Molto più tesa a livello politico quella, vissuta fortunatamente sotto un piano unicamente e puramente sportivo questa.

Jannik Sinner, Lorenzo Musetti, Matteo Arnaldi, Lorenzo Sonego e Simone Bolelli, con Filippo Volandri capitano, hanno preso un testimone che aspettava da parecchio tempo delle mani che servissero a prenderlo. L’eredità di Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli era lì, che aspettava di essere raccolta. Il tutto, peraltro, in un anno che alcuni paralleli con il 1976 li ha, come anche qualche strano corso e ricorso storico.

Il capitolo match point è quello più particolare, e riguarda ovviamente i singoli individui. Panatta, in quel suo 1976 trionfale tra Roma, Roland Garros e Davis, ne annullò non meno di 11 all’australiano Kim Warwick al Foro Italico e un altro (di difficoltà irreale, con volée in allungo e tuffo che anche oggi molti faticherebbero a gestire) al cecoslovacco (al tempo) Pavel Hutka, Sinner si è ritrovato a un passo dal baratro contro Novak Djokovic. In Coppa Davis, in semifinale, al secondo incontro e con l’Italia ormai a un passo dall’eliminazione. A volte i momenti alti del tennis italiano passano anche attraverso questi ostacoli; un attimo e non ci sarebbero stati, un attimo e invece ci sono stati. E il destino ha fatto un giro importante.

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Ma di match point, in questa Davis, si potrebbe parlare anche in relazione a Lorenzo Sonego. E al fatto che, se quell’Italia che aveva Nicola Pietrangeli per capitano non soffrì mai alcun vero rischio così enorme di uscire di scena (pur se ci fu il quinto match, su due giorni, in Italia-Australia come finale Interzonale), questa si è ritrovata due volte vicinissima a uscire. E se quella di Sinner rimarrà inevitabilmente la più famosa, per il tasso di storicità connesso al battere a quel modo il numero 1 del mondo, del torinese forse si parlerà a lungo quando il tempo farà riemergere il girone di Bologna. L’Italia spalle al muro dopo lo 0-3 contro il Canada aveva bisogno di sole vittorie. L’aveva avuta da Matteo Arnaldi contro Cristian Garin, ma Sonego si è trovato per quattro volte a un punto dalla sconfitta, di cui una a qualche millimetro da un doppio fallo. Quel salvataggio ha consentito, per buona misura, il viaggio a Malaga.

In maniera un po’ curiosa, molte delle squadre affrontate nel 1976 sono state anche quelle del 2023, solo in ordine diverso. Allora erano Polonia, Jugoslavia, Svezia, Gran Bretagna, Australia e Cile. Nel 2023 a Polonia e Gran Bretagna si sono sostituiti Canada e Olanda, curiosamente anche stavolta come prima e quarta avversaria, mentre per quanto riguarda la Serbia, questa è chiaramente in scena per via della dissoluzione di ciò che era la Jugoslavia del tempo, che racchiudeva tutti i Paesi che oggi sono indipendenti. La Svezia di allora non aveva Borg, la Serbia di quest’anno Djokovic ce l’aveva eccome. Il Cile si è rivelato ancora decisivo, l’Australia ha significato in un caso l’arrivo in finale e nell’altro la conquista della stessa.

Foto: LaPresse

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