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Il caso della pista da bob a Cesana. Zangrillo sottolinea: “Non c’è nessuna decisione ufficiale”

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Chiusura definitiva? I giorni passano e la criticità legata all’impianto delle gare di bob, slittino e skeleton per le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 tiene banco.  Tutto ha avuto inizio a metà ottobre, quando nel corso della Sessione del CIO a Mumbai (India), il presidente del CONI, Giovanni Malagò, aveva comunicato l’impossibilità di fare le gare a Cortina, aprendo all’ipotesi di usare impianti fuori dall’Italia.

Il Governo italiano, però, ha considerato la soluzione del budello di Cesana, usato nel corso dei Giochi Invernali di Torino del 2006. Tuttavia, due giorni fa, il Comitato Olimpico Internazionale si era espresso in maniera categorica: “Solo le piste esistenti e già operative. L’impianto di Torino è stato abbandonato dopo solo sei anni dall’evento. Negli ultimi anni il CIO è stato molto chiaro sul fatto che non si dovrebbe costruire alcuna sede permanente senza un piano di legacy chiaro e fattibile“, la nota affidata all’ufficio di corrispondenza dell’Associated press di Losanna.

Una comunicazione che sembrerebbe essere una pietra tombale sull’impianto in Italia, ma da parte dell’Esecutivo arrivano considerazioni diverse. Come riportato dall’ANSA, ci sono le dichiarazioni di Paolo Zangrillo, ministro della Pubblica amministrazione e senatore di Forza Italia: “Le affermazioni del CIO non stupiscono, perché sono in linea con quanto ha sempre sostenuto, ma sulla pista da bob non c’è nessuna decisione. Il Governo ha dato mandato a Simico (la Società infrastrutture Milano-Cortina, ndr) di approfondire il dossier; una volta che ci saranno le conclusioni dettagliate del suo studio, sarà presa la scelta giusta: l’obiettivo è quello di tenere i Giochi in Italia“, ha affermato Zangrillo.

Una decisione tanto importante non viene affidata a un comunicato stampa. La posizione del Governo, autorevolmente espressa dal vicepresidente Tajani, è chiara: l’Italia deve ospitare tutte legare dei Giochi invernali 2026 perché vedere all’estero anche soltanto una disciplina equivarrebbe a una resa nazionale“, ha aggiunto il ministro della Pubblica amministrazione.

Foto: LaPresse

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