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L’eterno romantico Gianni Savio: “Avrei voluto rilanciare Aru. Il corridore di cui vado più fiero…”

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Gianni Savio ha vissuto sino ad ora ben 39 stagioni quotidianamente nel ciclismo con grande eleganza. Inguaribile romantico del pedale, chiunque si sarebbe arreso a seguito dell’insolvenza del main sponsor Drone Hopper che ha fatto venire improvvisamente meno l’ambizioso progetto e soprattutto l’apporto finanziario, ma il “Principe” è andato avanti ed è ripartito da una categoria inferiore a quella precedente, con una formazione Continental – la GW Shimano Sidermec –  team italo-colombiano intenzionato a fare crescere nuovi campioni. Savio, torinese, 75 anni portati con grande slancio, è sempre stato infatti abile nel valorizzare i talenti all’inizio della loro carriera professionistica: Davide Ballerini, Egan Bernal, trionfatore al Giro d’Italia 2021, Andrea Vendrame, Mattia Cattaneo e Ivan Ramiro Sosa sono solo gli esempi più recenti.

Quali sono le novità in vista della stagione 2024? La Shimano-Sidermec rimarrà Continental o ci sono possibilità di passare tra le Professional?

“Non abbiamo trovato le risorse per allestire una squadra Professional, quindi rimarremo Continental. Avevamo due trattative, ma nessuna di queste è andata in porto, anche perché, visto com’è andata con la Drone Hopper, ci andiamo con i piedi di piombo e soprattutto sia io che Marco Bellini ci esponiamo solo se ci sono zero rischi e chiaramente non sarà facile. Decideremo se rinnovare con la GW Shimano, ma le mie sensazioni sono positive. Abbiamo fatto una stagione più che soddisfacente e ci piacerebbe continuare il progetto giovani che anche quest’anno ha dato i suoi frutti”. 

Ti sei confermato ancora una volta un grande scopritore di talenti: Umba e Guatibonza sono passati nel World Tour…Ormai l’elenco è lunghissimo.

“Sono dodici i corridori che noi abbiamo lanciato nel World Tour a partire da Egan Bernal, passando per Masnada, Sosa, Ponomar, Vendrame, Ballerini, Cattaneo, Tesfatsion, Cepeda e Piccolo”.

Hai invece un rimpianto per un corridore che non hai avuto la possibilità di rilanciare?

“Avrei cercato di rilanciare Fabio Aru, poi ha fatto una scelta diversa, però mi sarebbe piaciuto”. 

Togliendo Bernal, quale corridore sei più fiero di aver scoperto e valorizzato nella tua lunga carriera?

“Nèlson Rodrìguez, che con noi (con la ZG Mobili) vinse nel 1994 la tappa regina del Tour de France, quella con arrivo a Val Thorens. Poi Michele Scarponi che ho avuto il grande onore di rilanciare dopo la sua squalifica e insieme a noi vinse la Tirreno-Adriatico. Franco Pellizzotti invece l’ho rilanciato e vinse il Campionato Italiano”. 

Per la stagione 2024 il vostro organico sarà composto quasi esclusivamente da sud-americani o troverà spazio anche qualche italiano?

“Al momento non sappiamo ancora nulla per certo, dobbiamo firmare ancora l’accordo con la GW Shimano e in linea di massima firmeremo ancora con loro, ma i corridori saranno gran parte sud-americani. L’intento è sempre quello di tornare Professional, ma è impossibile per il 2024”.

La partecipazione al Giro d’Italia è ancora nei tuoi pensieri? Quante possibilità pensi che ciò avvenga nel futuro prossimo?

“E’ nei miei desideri, spero e penso anche di poterci tornare, però prima dobbiamo trovare le giuste risorse economiche. L’esperienza Drone Hopper ha lasciato il segno, in passato prendevamo decisioni anche con dei rischi calcolati, ora invece andiamo molto più cauti”. 

Al ciclismo italiano manca un Sinner come nel tennis. Chi è il giovane che ti piace di più?

“Non è una domanda facile. Ci sono dei buoni giovani, però non vedo un vero talento all’orizzonte. Ci sono corridori che sono più quotati come ad esempio Pellizzari. Un Sinner nel ciclismo non c’è, perché anche Pellizzari è un ottimo corridore, ma parlare di fuoriclasse come Sinner non è possibile al momento”. 

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