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Sci Alpino

Sci alpino, la Coppa del Mondo alla scoperta della Zermatt-Cervinia. Inedita discesa transfrontaliera su ghiacciaio

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Florian Schieder

La Coppa del Mondo di sci alpino sta per vivere un evento a suo modo storico. Per la prima volta dal 1967 si disputerà una gara transfrontaliera, poiché si partirà in una nazione e si arriverà in un’altra. I due Paesi coinvolti saranno la Svizzera e l’Italia. Dunque si attraversa un confine “vero” e non “annacquato” dalle frontiere ormai solo nominali dell’Unione Europea. Il palcoscenico dell’inedito appuntamento è rappresentato dalla pista Gran Becca, che si dipana fra Zermatt e Cervinia.

Il contesto della cosiddetta “Speed Opening”, ovvero la prima tappa stagionale dedicata alla velocità, è senza dubbio particolare. La pista disegnata da Didier Defago – campione olimpico di discesa libera nel 2010, nonché vincitore nell’arco della sua carriera su Lauberhorn (2009), Streif (2009) e Stelvio (2011) – parte dai 3.800 metri di quota della Gobba di Rollin e arriva sul traguardo situato ai Laghi di Cime Bianche (2.865 metri). Dunque ci si lancia da un’altitudine che non ha eguali nella Coppa del Mondo.

Il dislivello è di 935 metri e la lunghezza stessa della discesa non è banale, essendo pari a quasi 4 km, gran parte dei quali si svilupperanno su un ghiacciaio. A rendere tutto davvero unico ci sarà il fatto che questo weekend gli uomini, a cui faranno seguito le donne settimana prossima, si troveranno a sciare in un ambiente che potremmo persino definire un ibrido tra il freeride e lo sci alpino. La sicurezza sarà ovviamente garantita, ma l’ambito si annuncia diverso rispetto ai canoni del Circo Bianco.

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Passando ai connotati del contesto, la “Gran Becca” (“Grande Cima” nel dialetto locale, chiaro riferimento al Cervino) viene presentata come una pista completa, composta da lunghi passaggi di puro scivolamento dove si prevede di poter raggiungere i 135 km/h, ai quali sono stati però associati anche dei cambi di pendenza e dei salti. Attenzione proprio a questi ultimi. Sono due e verranno affrontati nel finale, quando atleti e atlete saranno fisicamente più provati. Il primo è denominato Furggen, il secondo Cime Bianche (non per caso, essendo proprio in prossimità del traguardo).

In generale, l’impressione è che le Speed Opening possano rappresentare una serie di libere vecchio stile, dove lo scorrimento e l’abilità nel gestire il proprio corpo in aria, quando gli sci perderanno contatto con il terreno, possano essere preponderanti. Dunque, sulla carta, si dovrebbe tornare all’antico, con gli “slittoni” avvantaggiati a discapito di chi costruisce le proprie fortune sull’abilità di governare le velocissime curve di cui tante discese si sono riempite negli ultimi due decenni, divenendo fin troppo “tecniche”. Scopriremo presto se la teoria si tradurrà in pratica.

Foto: La Presse

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