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Sci di fondo, i favoriti per la Coppa del Mondo 2023-2024: Klæbo ha un rivale credibile?

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Johannes Hoesflot Klaebo

La Coppa di Norvegia di sci di fondo è pronta a cominciare. Come lo scorso anno, il massimo circuito del Paese scandinavo avrà valenza di Coppa del Mondo, poiché sarà aperto anche ai migliori fondisti provenienti dal resto dell’orbe terracqueo. Una NorgesmesterskapetOpen”, che difatti strizza l’occhio al palcoscenico internazionale. Parecchie tappe dell’edizione 2023-24 saranno organizzate lontano dai fiordi, a cominciare dalla prima, programmata in Finlandia.

Chiaramente si prova a diversificare il panorama – pescando dall’èlite dei Paesi alpini, del Nord America e dei cugini nordici – allo scopo di generare interesse anche al di fuori della Norvegia, dove lo sci di fondo è estremamente popolare. Un tentativo lodevole di espandere una nobile disciplina al di fuori dei confini nazionali norsk, in maniera tale da esplorare nuovi orizzonti e cercare mercati inediti per uno sport seguitissimo nel Paese più occidentale della Scandinavia.

Il lettore più acuto avrà sicuramente già colto la malizia, il sarcasmo e la causticità. Però, la provocazione non è legittima alla luce degli inequivocabili dati forniti dallo scorso inverno? Durante la stagione 2022-23, si sono disputate 35 gare maschili individuali di primo livello (31 valevoli per la Sfera di cristallo e 4 inserite nel contesto dei Mondiali). La Norvegia ne ha vinte 32 (91,4%) e ha centrato la bellezza di 76 podi su un massimo teorico di 105 (72,4%).

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Se poi guardiamo alla manifestazione iridata di Planica 2023, alla quale tutti sono arrivati al top della condizione, ci renderemo conto di come i norsk si siano fregiati di 4 ori, 4 argenti e 2 bronzi, mancando solo due medaglie del metallo meno pregiato. Alla luce del seguente punteggio:
Vittorie: Norvegia 32 – Resto del Mondo 3
Podi: Norvegia 76 – Resto del Mondo 29
Medaglie iridate: Norvegia 12 – Resto del Mondo 2
Si ha forse torto nel voler parlare di “Coppa di Norvegia Open”?

Peraltro, non bisogna dimenticare quanto accaduto nella 50 km di Holmenkollen. I primi 10 passati sul traguardo sono stati tutti norvegesi. L’undicesimo, il britannico Andrew Musgrave, ha pagato 2’39” al vincitore e 46” al decimo norsk. Peraltro, Musgrave di britannico ha solo il passaporto. Dal punto di vista agonistico è in tutto e per tutto un norvegese adottato, dato che tra i fiordi vive e si allena.

Signore e signori, è Coppa del Mondo de jure, ma non de facto. D’altronde, finché ai russi sarà impedito di gareggiare, bisognerà rassegnarsi a questo asfissiante monopolio, del quale Johannes Høsflot Klæbo è la massima espressione. Non è certo una colpa essere un fenomeno assoluto, ma finché il solo in grado di tenergli testa (Alexander Bolshunov) sarà confinato nelle sue terre, il ventisettenne di Trondheim farà il bello e il cattivo tempo, proprio come avvenuto nel 2022-23 (21 di quelle 32 vittorie norsk portano la sua firma).

Ci sarà spazio per qualcun altro solo se la lunga querelle estiva con la federazione, legata a ragioni di sponsorizzazione, dovesse presentare il conto; oppure se, in un inverno privo di grandi appuntamenti, la motivazione dovesse fargli difetto dopo l’abbuffata dello scorso anno, in attesa dei Mondiali di casa 2025 che per lui stanno assumendo i contorni di ‘Missione’; o se la salute dovesse abbandonarlo.

Per inciso, quel “qualcun altro” di cui sopra (se mai dovesse materializzarsi) verosimilmente non proverrebbe da un luogo tanto lontano da quello d’origine di colui che si appresta, nuovamente, a sbaragliare il campo.

Foto: La Presse

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