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Sci di fondo, l’Italia femminile rinascerà come “Armata Brancaleone”? Percorsi agonistici astrusi, ma efficaci!

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C’è una dinamica curiosa relativa allo sci di fondo italiano femminile. Le tre donne più in vista durante la stagione 2022-23 condividono un connotato. Non sono prodotti della filiera azzurra della disciplina; oppure ne sono entrate tardivamente; ovvero a un certo punto ne sono state rinnegate.

Quest’ultimo è il caso di Caterina Ganz, che ha saputo effettuare uno scatto in avanti in termini di competitività proprio nel momento in cui era stata accantonata dal movimento. La ventottenne trentina non avrà ottenuto risultati eclatanti, ma ha comunque realizzato svariate performance ammirevoli, che le hanno permesso di guadagnare diritto di cittadinanza in Coppa del Mondo. Le prospettive sono quelle di ripetere quanto di buono fatto nell’ultimo biennio.

Francesca Franchi ha acceso entusiasmi grazie alle sue prestazioni ai Mondiali di Planica (nona nello skiathlon e sesta nella 10 km). Due fiammate notevoli, dalle quali ripartire in vista del futuro. La particolarità della trentina è quella di aver cominciato con il fondo quando aveva 15 anni. Prima si era dedicata allo sci alpino e ha barattato quasi per caso gli sci da discesa con quelli stretti. Nel cambio ci ha guadagnato. L’azzurra, oggi, di anni ne ha quasi 26. C’è spazio per crescere ulteriormente e fare in modo che il fuoco acceso durante la manifestazione iridata slovena non rimanga un falò isolato, bensì diventi un incendio che le consenta di proporsi con quanta più regolarità possibile nei quartieri nobili delle classifiche.

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Infine, la terza protagonista dello scorso anno è Federica Sanfilippo, giunta allo sci di fondo dopo una carriera di alto livello nel biathlon. Cestinata in quest’ambito, l’altoatesina dall’ascendente sardo è riuscita a riciclarsi con relativo successo senza carabina in spalla. Il 2023-24 sarà la sua prima vera stagione “disarmata”. C’è quindi curiosità per capire quale potenziale potrà mettere in campo nelle sprint ed eventualmente nelle gare di distanza.

Vedere un residuato del biathlon che, a ben oltre i trent’anni, “bagna il naso” a tutte le specialiste delle prove veloci azzurre dovrebbe far riflettere chi di dovere. Concetti già espressi in più sedi e ribaditi a più riprese dieci/undici mesi orsono. Inutile tornarci, quanto scritto allora è attuale ancor oggi. Nel frattempo, si rende omaggio a chi si appresta a vivere una seconda carriera, ancora tutta da scoprire.

Per il resto, Im Westen nichts Neues. I nomi di chi cerca la propria dimensione nel circuito maggiore sono sempre gli stessi e non ci sono novità relativamente alle prospettive di ognuna di loro. Sono le medesime da tempo. La speranza è che qualcuna delle altre fondiste tricolori possa trovarla, quella dimensione; o eventualmente cambiarla, effettuando quel proverbiale “scatto in avanti” che altre hanno saputo effettuare.

Foto: Fisi-Pentaphoto

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