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Skeleton, parte la Coppa del Mondo 2023-24. Quante pretendenti alla Sfera di cristallo femminile!

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La XXVIII edizione della Coppa del Mondo femminile di skeleton scatterà venerdì 17 novembre da Yanqing, in Cina. La disciplina vive una situazione per la quale i valori al vertice sono fluidi. Esiste un gruppetto di atlete particolarmente quotate, la cui ambizione è quella di fregiarsi degli allori più prestigiosi. Tuttavia i rapporti di forza non sono fissati, ma cambiano a seconda dei contesti e delle circostanze.

L’unica egemonia è quella della Germania, nel senso che il Paese tedesco può contare sul maggior numero di donne inserite nel novero di cui sopra, a cominciare dalla trentunenne Tina Hermann, detentrice della Sfera di cristallo (vinta in precedenza anche nel 2015-16) e 4 volte campionessa del mondo. L’esperta fuoriclasse di Königsee comincerà la stagione affiancata dalla ventitreenne Hannah Neise, campionessa olimpica in carica, dalla quasi venticinquenne Susanne Kreher, vincitrice dell’oro iridato 2023, e Jacqueline Pfeifer (conosciuta come Lölling sino al recente matrimonio), soggetto in passato capace di conquistare tre Coppe del Mondo, un oro mondiale e un argento olimpico!

Germania a parte, merita la massima attenzione Kimberley Bos. La trentenne olandese, vincitrice della Sfera di cristallo 2021-22 e bronzo olimpico in carica, è ormai da anni un punto fermo del massimo circuito, così come lo sarebbe Janine Flock, se dovesse essere assistita dalla salute. La trentaquattrenne austriaca, due Coppe del Mondo in bacheca, è ancora determinata nel cercare di artigliare quella medaglia d’oro in un grande appuntamento sinora sempre sfuggitale. In tempi recenti si è dovuta confrontare con qualche acciacco di troppo, ma la classe non è acqua e non si dissolve tanto facilmente.

Skeleton, anno sabbatico per Jaclyn Narracott. L’argento olimpico di Pechino gioca il jolly sul 2026?

In tema di sempreverdi, va tenuta d’occhio la trentacinquenne canadese Mirela Rahneva, reduce dal miglior inverno della carriera. La parabola agonistica della navigata atleta di origini bulgare è particolare, essendo arrivata allo skeleton solo a 24 anni (prima faceva la rugbista). Nel suo caso l’età è, dunque, relativa. A proposito di chi è nata in una nazione e ora ne rappresenta un’altra, guai a dimenticarsi di Kim Meylemans. La ventisettenne tedesca naturalizzata belga viene da un inverno compromesso da un serio infortunio, ma tornata abile e arruolabile sarà una concorrente temibile per tutte le avversarie.

Delle prospettive italiane si parlerà in un articolo monografico dedicato. In questa sede è infine doveroso affrontare la galassia anglosassone. Non tanto per quanto riguarda l’assenza dell’ imprevedibile trentatreenne australiana Jaclyn Narracott, presasi un anno sabbatico, bensì per quella che potrebbe essere la rinascita del Regno Unito.

Le britanniche hanno raccolto a piene mani negli anni ’10 del XXI secolo, ma l’esaurimento del filone d’oro rappresentato dalle varie Elizabeth Yarnold, Shelley Rudman e Amy Williams ha portato alla sparizione del movimento dagli schermi radar regolati per le quote più elevate. La valente Laura Deas, classe 1988, ha tenuto alta quanto più possibile l’Union Jack, ma non le si può fare una colpa se non è dotata del talento di chi l’ha preceduta.

Attenzione però, perché all’orizzonte si intravede qualcosa. Le ventitreenni Freya Tarbit e Tabitha Stoecker potrebbero essere i proverbiali prossimi “nomi nuovi” a proporsi al vertice dello skeleton femminile. Tutto dipende dall’evoluzione che assumerà la loro carriera, ma non sarebbe affatto sorprendente ritrovare la Gran Bretagna competitiva al massimo livello in tempi relativamente celeri.

Foto: La Presse

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