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Tennis, Simone Vagnozzi: “Sinner deve stabilizzare il suo livello, infastidito da chi l’ha fatto passare per menefreghista”

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Jannik Sinner

Mettere i punti sulle i. Simone Vagnozzi, in un’intervista concessa al Quotidiano Autonomo del Trentino Alto Adige Südtirol, ha parlato del percorso di Jannik Sinner. Una stagione nella quale il tennista altoatesino ha concluso da n.4 del mondo, conquistando insieme ai compagni di Nazionale la Coppa Davis. Un successo che rappresenta la sublimazione degli ultimi mesi di Jannik, caratterizzati dai successi di Pechino e Vienna e il raggiungimento dell’atto conclusivo nelle ATP Finals.

Vagnozzi ha analizzato in primis come il ragazzo di Sesto Pusteria abbia lavorato: “Lui era già fortissimo, ma per farlo crescere serviva tempo e tanto lavoro. Ora stiamo raccogliendo i frutti, ma Jannik ha ancora tantissimi margini di miglioramento. In precedenza era un giocatore unidimensionale, che faceva contro chiunque lo stesso gioco; oggi invece sa cambiare in base al tipo di avversario e alla contingenza della partita. E sa variare anche i colpi“, ha raccontato il tecnico italiano.

L’allenatore nostrano ha poi voluto puntualizzare alcune cose in merito al giudizio sul tennis espresso da Sinner: “Da fuori molti considerano variazioni solo lo slice, la volée, il dropshot ecc. Abbiamo certamente inserito questi colpi nel gioco di Jannik, ma variare significa tante piccole cose che l’occhio esterno non sempre percepisce. Prenda l’ultima partita con de Minaur in Davis. Sinner lì non ha fatto chissà che smorzate o volée, eppure ha variato molto la palla, nel senso che sapeva quando tirarla piatta, o quando alzare la traiettoria per mettere in difficoltà la ricezione dell’avversario e dunque poter accelerare, mettere i piedi in campo e chiudere il punto. Oggi Jannik serve in diversi modi: forte, in slice, in kick, al corpo. E ha irrobustito la seconda di servizio, che prima era leggibile. In passato andava in difficoltà anche sullo slice degli avversari, penso al match con Wawrinka allo US Open o con Fucsovics in Australia, adesso non più“.

Vagnozzi è poi tornato sulle critiche mosse all 22enne altoatesino sull’assenza a Bologna, in occasione del Round Robin di Coppa Davis: “Quella è stata una decisione sofferta ma che rivendichiamo. Non c’è ovviamente la controprova, ma i risultati ottenuti poi da Jannik sono frutto di quel pit stop. Poi un conto sono le critiche tecniche, che vanno sempre accettate, un altro gli attacchi personali: mi è dispiaciuto che da fuori abbiano fatto passare il ragazzo come un menefreghista, non attaccato ai colori. Nulla di più falso, come poi si è visto. Anzi, uno come lui dovrebbe essere preso da esempio per come rappresenta l’Italia nel mondo“.

Sugli obiettivi futuri, c’è molta chiarezza: “Stabilizzarsi a questo livello di ranking, quindi avere continuità di rendimento e arrivare alle semifinali Slam e in fondo ai Master 1000. Con la continuità poi magari ci scappa anche la grande vittoria. Jannik tornerà a giocare agli Australian Open (14 gennaio, ndr), fino ad allora ci alleneremo, poi in calendario abbiamo Marsiglia e Rotterdam. Ci teniamo comunque sempre un margine di flessibilità. Non pensiamo al numero 1, ma a lavorare. Poi attraverso il lavoro si può arrivare anche in cima“.

Foto: LaPresse

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