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Volley femminile, la missione di Velasco: cancellare gli attriti e far coesistere Egonu-Antropova

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Julio Velasco

Il “cortisone” che cancella, almeno momentaneamente, infiammazioni varie nell’ambiente azzurro, si chiama Julio Velasco. La Fipav ha individuato nel coach più vincente della storia italiana (mettiamoci anche i trionfi a livello giovanile delle ultime stagioni, tanto per far capire che si tratta di una scelta non certo dettata solo dalla nostalgia) l’uomo giusto per ridare vigore e forza ad un progetto Italia che si è arenato di fronte ad un reticolato di rapporti che è andato lentamente deteriorando dal flop olimpico di Tokyo in poi.

Il tecnico argentino è chiamato a svolgere un duplice compito: il contratto biennale di cui si è parlato apertamente nelle ultime ore gli toglie l’etichetta di “traghettatore olimpico” che molti gli avevano affibbiato quando ancora la sua era una semplice candidatura forte all’indomani dell’esonero di Davide Mazzanti. Dovrà prima di tutto condurre la squadra alla qualificazione (compito molto facile) olimpica e ad una partecipazione di sostanza e per fare questo serviranno le giocatrici che oggi sono le più forti sulla piazza.

Ciò significa che, da uomo di sport e psicologo-motivatore autorevole qual è, Velasco dovrà smussare gli angoli e fare in modo che le varie componenti della Nazionale che lo scorso anno ha chiuso al terzo posto il Mondiale possano tornare a coesistere, dopo le scelte per certi versi comprensibili ma che si sono rivelate (alla luce dei fatti) totalmente sbagliate della ultima gestione Mazzanti. Si partirà da quelle regole certe e indiscutibili che sono alla base di qualsiasi progetto e che vanno rispettate da tutti i protagonisti di questo progetto, per arrivare ad un dialogo, a volte anche acceso, con le componenti della rosa della Nazionale: quello che, a sentire le protagoniste, è mancato nella ultima fase della gestione Mazzanti.

Non saranno tutte rose e fiori e per Velasco, abituato ultimamente a lavorare soprattutto con i giovani, si tratterà di un lavoro nuovo, molto più simile a quello che svolgeva ai tempi della Panini Modena quando aveva per le mani tanti campioni di estrazione diversa rispetto a quello degli ultimi anni. Paradossalmente le esclusioni eccellenti dell’ultima stagione hanno aumentato la celebrità delle protagoniste: Egonu, De Gennaro e Chirichella, tanto per fare qualche nome, sono ormai sulla bocca di tutti, anche chi nell’estate scorsa, si è avvicinato per la prima volta al volley femminile conosce la storia e, visti gli esiti dei due tornei, ha preso le parti delle assenti che erano assenti (o non utilizzate) per motivazioni varie e, per certi versi, pure plausibili. Mettere mano a questa situazione con i fari di tutti puntati addosso, con vere e proprie star dall’altra parte del tavolo, senza scontentare nessuno può essere davvero complicato ma Velasco possiede le “armi” e il bagaglio umano e tecnico per mettere a posto tutte.

Dal punto di vista tecnico Velasco, qualora dovesse portare a termine il suo compito biennale (molto dipenderà dall’esito del torneo olimpico), avrà anche la possibilità di impostare il lavoro per il quadriennio successivo, a prescindere dal fatto che possa essere lui a guidare l’Italia fino a Los Angeles. Il gruppo è tutto sommato giovane: serve qualcosa soprattutto in banda per mantenere la squadra competitiva ad altissimo livello ma qualcosa si sta muovendo in serie A1 e la soluzione più intrigante è sempre la stessa, provare a far coesistere i due martelli di altissimo livello che fanno parte del gruppo azzurro, Paola Egonu e Ekaterina Antropova.

Il lavoro da fare c’è ma si parte da un dato ben preciso, che è la qualità della ricezione azzurra nei due tornei della stagione appena conclusa: non certo eccelsa. Si può puntare a migliorarla inserendo due specialiste come Bosetti e De Gennaro, magari lasciando qualcosa sul piatto in termini di efficacia offensiva, oppure si può prendere atto della situazione e inserire Antropova in banda, limitandone il raggio d’azione in ricezione (in termini di spazio e di rotazioni): le percentuali potrebbero non calare in modo sostanziale ma si potrebbe contare su un sistema offensivo che poche altre formazioni (forse nemmeno la Turchia) possono contrastare. Con Karakurt in Turchia, grazie all’intuizione di Santarelli,  ha funzionato anche se bisogna dire che l’ex opposta di Novara aveva già ricoperto in passato il ruolo di martello ricevitore, a differenza di Antropova che a ricevere si è allenata fino a poco più di 13 anni. Velasco ci proverà, o quantomeno prenderà in considerazione l’ipotesi (cosa che ha fatto anche Mazzanti, sia chiaro) e non si fermerà a questo esperimento.

Probabile che butti l’occhio anche sul settore giovanile azzurro tenendo ben presente quello che è riuscito a fare in campo maschile, dove divenne responsabile delle Nazionali giovanili proprio mentre tutta Italia chiedeva, pregando, a Juantorena di non abbandonare la Nazionale perché sarebbero mancate le bande per l’avventura a Tokyo, ed ha lasciato con una abbondanza di schiacciatori azzurri, tutti provenienti dal vivaio (Lavia, Rinaldi, Bottolo, Michieletto, tanto per fare qualche nome, e altri sono in arrivo). Questo, alla luce di quanto si è visto negli ultimi anni (tante vittorie nei tornei internazionali ma poche giovani che riescono a “sfondare” in serie A1 e ad essere competitive a livello internazionale), potrebbe diventare il compito primario del tecnico argentino, l’ennesimo atto d’amore nei confronti del movimento pallavolistico azzurro a cui ha legato con doppio nodo la sua carriera e la sua vita sportiva.

Photo LiveMedia/Fabrizio Carabelli

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