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Calcio femminile italiano sulle montagne russe: dal baratro Bertolini, alla nuova era Soncin

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Valentina Giacinti

Un anno decisamente particolare quello vissuto dall’Italia nel calcio femminile. I Mondiali in Australia e in Nuova Zelanda avevano posto l’accento sulle problematiche del sistema nostrano, non ancora in grado di essere all’altezza delle realtà più competitive e quindi di puntare a traguardi ambiziosi. Nell’uscita di scena della Nazionale di Milena Bertolini al primo turno della rassegna iridata c’era questo e anche altro.

Un rapporto logoro quello tra la CT e le sue giocatrici, come si è evidenziato nelle ore successive all’eliminazione. Basti pensare alla lettera scritta dalle atlete e la replica dell’allenatrice, che aveva comunque già annunciato l’addio alla panchina prima della competizione mondiale. Evidentemente, qualcosa nello spogliatoio si era rotto e da questo punto di vista non è stato possibile far vedere le capacità reali del gruppo tricolore.

Con l’arrivo di Andrea Soncin nel ruolo di tecnico, le cose sono cambiate come approccio alla partita e soprattutto la squadra è tornata a giocare con la voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo. A posteriori, un cambio che si sarebbe dovuto considerare prima, ma alla fine il rendimento della Nations League e la permanenza nella Lega A senza passare dagli spareggi, in un girone complicatissimo, la dicono lunga.

Affrontando Svezia, Spagna e Svizzera, le nostre portacolori hanno sciorinato grandi prestazioni, suggellate dal pareggio in terra svedese e soprattutto dalle due vittorie nella trasferta iberica e contro le elvetiche a Parma. Riscontri tali da porre l’accento su un cambio di passo rispetto alla gestione precedente. Con le qualificazioni agli Europei 2025 che inizieranno nella primavera 2024, le azzurre partiranno quindi con grande consapevolezza e un’unità di intenti precedentemente smarrita.

Foto: LaPresse

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