Come e perché la cannabis si sta facendo largo tra gli sportivi professionisti

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Nel nostro Paese la cannabis ricopre ancora una posizione marginale, isolata com’è nel suo status di tabù, sostanza illecita e, per questo, demonizzata fin dai lontani anni ’30.

Certo, negli ultimi anni qualche apertura c’è stata. Basti pensare alla legalizzazione della cannabis light o alla libera circolazione di cui possono godere prodotti da collezione come le semenze di questa pianta, fenomeni per i quali oggi non fa più scalpore notare la diffusione di articoli singolari come i semi femminizzati del sito web di Sensoryseeds o di altri rivenditori specializzati del settore.

Ma si tratta, per l’appunto, di piccoli spiragli che si aprono in un panorama ancora fortemente proibizionista.

Altrove, però, la cannabis continua a fare passi avanti venendo riconosciuta come sostanza lecita anche per uso ricreativo in un numero crescente di Paesi e, all’interno di queste dinamiche, è interessante notare come questa pianta si stia inserendo di prepotenza anche nel mondo dello sport. Sempre più atleti professionisti, infatti, si avvicinano ad essa, meditando sulla possibilità di utilizzarla al fine di migliorare le proprie prestazioni.

Nel seguente articolo analizzeremo questo fenomeno, esaminando come e perché nel mondo sportivo si stia diffondendo l’uso di marijuana.

Qual è l’impatto della cannabis sugli sportivi?

Innanzitutto, è importante sottolineare che la cannabis contiene diversi composti, tra cui il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), ciascuno con effetti distinti. Il THC è noto per le sue proprietà psicoattive, mentre il CBD è studiato per i suoi potenziali benefici terapeutici, senza effetti inebrianti.

Secondo le ricerche, la cannabis può avere effetti diversi a seconda della quantità consumata. Dosi basse possono indurre sensazioni di rilassamento e riduzione del dolore, mentre dosi più elevate possono avere effetti opposti, come panico e psicosi. Gli atleti, in particolare, potrebbero ricercare i primi per alleviare il dolore muscolare o per migliorare la qualità del sonno, entrambi fattori critici nel recupero post-allenamento.

Tuttavia, vi sono preoccupazioni significative riguardo agli effetti negativi della cannabis.

tudi indicano che il consumo regolare di marijuana può portare a bronchite cronica e aumentare la vulnerabilità a infezioni polmonari. Inoltre, esistono rischi legati al condizionamento dei tempi di reazione sotto gli effetti del THC, potenzialmente pericolosi in ambiti sportivi.

Un altro fattore da considerare è l’alterazione della percezione e le abilità psicomotorie, che possono incidere sulla precisione e la concentrazione degli atleti. Per esempio, la frequenza cardiaca può aumentare significativamente dopo il consumo di marijuana, un effetto che necessita attenzione specie in sport che richiedono un elevato controllo cardiovascolare.

Infine, è cruciale riconoscere le variazioni individuali nella risposta alla cannabis.

Alcuni atleti potrebbero sperimentare effetti benefici come l’aumento della concentrazione e il miglioramento del recupero fisico, mentre altri potrebbero riscontrare effetti negativi sulla performance e sulla salute.

Il consumo di cannabis nelle diverse discipline sportive

L’impiego della cannabis nel mondo degli atleti varia notevolmente tra le diverse discipline, riflettendo un ampio spettro di esperienze e contesti.

Negli sport di resistenza, come le maratone, alcuni professionisti hanno adottato l’uso della cannabis per migliorare la loro esperienza di allenamento e competizione. Avery Collins, un noto ultramaratoneta, ad esempio, ha discusso apertamente del suo consumo della sostanza, descrivendo come questa influenzi positivamente la sua esperienza di corsa, sia per la profondità degli effetti che ottiene con gli edible sia per l’energia che ottiene fumando durante le corse più brevi. Questo esempio evidenzia un approccio interessante all’utilizzo della pianta, dove viene adoperata non solo come un mezzo per il recupero fisico, ma anche come un elemento che arricchisce l’esperienza sportiva.

Nel contesto degli sport da contatto l’uso della cannabis è spesso correlato al suo potenziale effetto antidolorifico. Nel football americano, uno sport noto per la sua natura fisicamente esigente, molti giocatori hanno espresso il loro interesse nei confronti delle proprietà della pianta per gestire il dolore acuto e cronico risultante dagli impatti fisici del gioco. Questo impiego è particolarmente significativo data la preoccupazione crescente per i rischi associati agli oppiacei e ad altri antidolorifici normalmente adottati dai professionisti.

Perfino la National Basketball Association (NBA) ha conosciuto una netta diffusione del consumo della pianta. Alcuni giocatori hanno utilizzato la cannabis per aiutare con l’insonnia, l’ansia e la gestione del dolore. Kenyon Martin, un ex giocatore NBA, ha stimato che una percentuale significativa della lega avrebbe fumato marijuana durante la propria carriera, indicando un uso diffuso tra i giocatori di basket, a quanto pare legato al bisogno di promuovere il benessere mentale. Questi casi rivelano un aspetto meno esplorato dell’uso della cannabis nello sport, al di fuori del contesto puramente prestazionale.

Cosa ci dice la ricerca scientifica sull’uso della cannabis tra gli sportivi?

Uno studio pubblicato nel 2019 ha rivelato che, tra circa un migliaio di atleti selezionati tramite il web, il 26% ha riportato di essere un consumatore abituale di cannabis. Tra questi, circa due terzi hanno riferito una riduzione dei dolori legati all’eccessivo allenamento e un miglioramento della qualità del sonno. Circa il 60% di loro, inoltre, ha sperimentato un maggiore senso di relax unitamente alla riduzione dello stress.

Un’altra ricerca condotta dall’Università del Colorado ha esaminato un bacino di 600 atleti consumatori abituali di marijuana. Interessante è il dato che ben il 50% dei partecipanti ha affermato che la sostanza li incoraggia a svolgere i loro allenamenti, con oltre l’80% che la utilizza regolarmente durante le sessioni di training. Un altro 70% ha confermato di provare maggiore piacere nel fare attività fisica a seguito del consumo della sostanza.

Queste ricerche evidenziano la diffusione della sostanza tra gli atleti, con molti che ne riconoscono i benefici potenziali in termini di recupero fisico, gestione del dolore e impatto psicologico positivo. Tuttavia, è importante notare che queste percezioni sono soggettive e variano considerevolmente tra individui diversi.

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