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La storia di Neka Crippa: “Avevo lasciato l’atletica, lavoravo in pizzeria. Ora mi allena il guru della maratona”

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Ferdinando Savarese, conduttore della trasmissione Sprint2U, appuntamento settimanale in onda sul canale Youtube di OA Sport, ha avuto come ospite Neka Crippa, specialista di mezza e maratona, che ha ripercorso la sua carriera.

Grande prestazione per l’azzurro alla maratona di Valencia, corsa in 2:07’35”, quarta miglior prestazione italiana di tutti i tempi, a 19″ dal record nazionale: “L’emozione è stata comunque grande, perché dopo un lungo lavoro ottenere un bel risultato non è mai scontato, anzi, spesso e volentieri uno lavora fino al giorno della gara, poi qualcosa va storto e non ottiene quello che vuole, quindi anche dopo quel duro lavoro ottenere il risultato finale è stato bello, ripagante. Per il lavoro che avevamo fatto, per la programmazione che avevamo fatto dall’inizio, io ed il mio allenatore ci aspettavamo un bel risultato ed alla fine ne è arrivato uno migliore di quello che ci aspettavamo: quando ne arriva uno migliore nessuno lo rifiuta, quindi è stato tutto accolto bene“.

Il duro lavoro ha dato i suoi frutti: “Inevitabilmente non è che io non esulto per quel risultato, anzi, ci mancherebbe, solamente mi dico che ho lavorato, sapevo che potevo fare bene, […] alla fine sono felice del risultato che ho ottenuto e del lavoro che ha ripagato me, il mio allenatore ed il mio staff, l’Esercito, che mi sostiene, per me è importante questo. Il resto è un contorno“.

L’azzurro presenta il suo staff: “Il mio allenatore è Piero Incalza, con la collaborazione di Marco Salami, che è anche referente del Gruppo Sportivo dell’Esercito, a cui appartengo. Piero è il guru della maratona, mi sono affidato un anno fa a lui perché in proiezione per la maratona sapevo che era il migliore o uno dei migliori in Italia ed al mondo e ho detto ‘Devo andare da uno dei migliori per fare in modo che arrivino i risultati che auspico’ e speravo che arrivassero“.

Una carriera costellata da infortuni, che lo avevano spinto ad abbandonare l’atletica: “Quando ero col gruppo di mio fratello ho avuto molti infortuni che non mi permettevano di dire la mia, di fare risultati, a tal punto da arrivare a dire che l’atletica non era fatta per me e che dovevo provare a cambiare vita. Secondo me è stato anche il punto basso della mia breve carriera, ho deciso di andare a lavorare, avendo fatto l’alberghiero ho iniziato a lavorare in una pizzeria. Ho lavorato circa un anno, dopo mi ha chiamato un allenatore di Trieste, della società dove correvo prima di smettere, e mi ha fatto delle proposte che all’inizio io ho preso in maniera un po’ superficiale, non aveva capito ancora che avevo smesso. Poi però mi chiamava spesso, mi diceva che dipendeva da me, ‘Se tu hai voglia di rimetterti in gioco, io ti posso trovare un lavoretto, un part time ed una casa dove vivere, così possiamo trovare una soluzione per farti ripartire, dipende se hai voglia’. Allora quando me l’ha detto una volta, due, tre, allora lì ho detto ‘Questa persona sta facendo sul serio? Forse ho trovato veramente chi crede in me’. Un giorno l’ho chiamato e gli ho detto ‘Se mi dai le cose che mi hai promesso, io vengo giù’. Allora mi sono licenziato dal lavoro che avevo, sono andato a Trieste, Roby è stato un uomo di parola, come è sempre stato, e da lì  ho iniziato ad allenarmi con lui, lavoravo e mi allenavo ed abbiamo ottenuto dei bei risultati, tra i quali la vittoria del Campionato Italiano di mezza maratona, che mi ha permesso poi di poter fare un concorso per il gruppo dell’Esercito, che ringrazio molto perché hanno creduto in me e nel mio talento. Da lì mi son sentito un atleta di nuovo, però non è stato facile, perché adesso lo racconto così, ma ci sono stati dei momenti in cui ho detto più volte che forse avevo sbagliato un’altra volta, però poi avevo a fianco una persona come Roberto, che ogni volta che mi assaliva il dubbio  me lo faceva sparire con gli allenamenti, con le gare, con le parole giuste, standomi vicino anche al di fuori dell’atletica. Io gliel’ho detto più volte che se oggi ho fatto questo risultato, se oggi sono nel Gruppo Sportivo, devo tanto a lui, perché comunque mi ha permesso di arrivare a fare questi risultati, se lui non mi avesse proposto quelle cose lì nel 2018, cinque anni fa, non non sarei qui oggi. Sono grato a Piero Incalza e Marco Salami, che tuttora si mettono in gioco e mi hanno permesso di fare questi risultati, però se loro hanno avuto un atleta è anche grazie a Roberto Furlanic“.

Un sogno nel cassetto da raggiungere assieme al fratello minore, Yeman Crippa: “Essendo fratelli ci piacerebbe essere alle Olimpiadi tutti e due insieme, nella stessa disciplina, nella maratona, sarebbero più cose messe insieme e quindi spero che anche per lui, che gareggerà fra poco, ci sia lo stesso destino“.

Con l’ingresso nell’Esercito è arrivato il trasferimento a Modena: “Mi sono trasferito nel 2021, quando appunto ho iniziato a far parte del Gruppo Sportivo Esercito, all’inizio avevo un altro gruppo di allenamento, dove però non ho trovato l’armonia per continuare a lavorare, e ho deciso di prendere la strada che ho preso adesso, con Piero Incalza e Marco Salami, ormai son già due anni e mezzo, quasi tre, a Modena. Io vivo a Modena, sono aggregato ad una caserma. Otto o nove mesi all’anno siamo qui, siamo una decina di ragazzi e quindi spesso riusciamo a fare i raduni, magari un mese di qua, un mese di là, e magari anche d’inverno riusciamo a svernare un mese. A gennaio siamo riusciti ad organizzarci per andare in Kenya e d’estate facciamo l’altura insieme, quindi ci muoviamo in gruppo e quello secondo me è anche il nostro vantaggio, perché non è facile trovare un gruppo numeroso ed allo stesso tempo spostarsi anche insieme, perché ci sono tanti gruppi in cui magari ognuno va per conto suo, invece noi abbiamo, anche grazie all’aiuto di Marco Salami, questa possibilità“.

Il programma a breve termine per dicembre e gennaio: “Penso di gareggiare l’ultimo dell’anno a Bolzano, e penso di fare anche il Campaccio il 6 gennaio, poi partiamo per il Kenya a prendere un po’ di caldo, perché il freddo di Modena inizia a pesare“.

Sulla possibilità di andare in ritiro in Kenya: “Tutte le volte che mi hanno chiesto, anche i ragazzi della mia età o più piccoli, addirittura, ho sempre consigliato di fare sempre un’esperienza in Kenya, indipendentemente dal livello al quale si è, perché quando vai in Kenya respiri un’aria sportiva. Vedi veramente ragazzi che non hanno niente, hanno un paio di scarpe, una maglietta ed un pantaloncino e sono lì a fianco a te, che corrono così, parlando tra una chiacchiera e l’altra e gli chiedi che tempi hanno e ti possono sparare tempi che qui sono da record italiano, e tu magari non sai neanche chi è quello. Tante volte ci è capitato di prendere ragazzi e dire ‘Tu dopo mi dici come ti chiami e verificherò’. Tu andavi là e vedevi veramente atleti che hanno vinto in Diamond League, che erano lì che correvano a fianco a te, oppure che facevano le stesse cose che facevi te. Tu magari pensi che chissà come si allena, che programmazione avrà, chissà quante persone le seguiranno. Hanno un metodo di allenamento molto diverso, l’allenamento inizia sempre alla mattina presto, alle 5 di mattina, poi alle 8 di mattina hai già finito. Vanno un po’ per gruppi, ma spesso più per manager. Però è un’esperienza che io consiglio sempre a tutti, indipendentemente dal livello al quale si è, perché veramente ci si rende conto che l’atletica vera è lì, e in più noi a volte ci facciamo problemi a mangiare una pasta in bianco piuttosto che il pomodoro e là è l’ultimo dei problemi“.

Il programma del 2024: “Il nostro programma prevede gli Europei, ancora devo correre una mezza fatta bene, preparata a modo, infatti vado in Kenya anche un po’ in proiezione di questo obiettivo. L’appuntamento principale rimane sempre quello delle Olimpiadi, però io ho già corso, ma devo aspettare che corrano anche gli altri per esultare, per festeggiare, infatti non mi piace neanche dire troppe volte che vado alle Olimpiadi, perché i giochi sono ancora aperti, quindi mi focalizzo sul mio programma, cerco di entrare nei sei che vanno agli Europei facendo una bella mezza, poi sicuramente a febbraio o marzo si saprà già qualcosa di più per le Olimpiadi, però ecco io non mi sposto, né se sono dentro, né se sono fuori, dal programma, perché purtroppo la maratona, nel senso che non puoi improvvisare, devi già partire 6 o 7 mesi prima, se non a volte un anno prima, quindi noi facciamo il nostro programma, che prevede appunto gli Europei, delle mezze, qualche 10 km fatta sul ritmo, parlo di strada, e poi magari anche ad inizio stagione della pista mi piacerebbe anche un 10.000“.

A Valencia l’azzurro ha fatto un negative split: “Quando le cose vanno bene è ovvio che esci dalla gara dicendo ‘Posso fare meglio’, ed è quello che ho pensato io ed è quello che ha pensato il mio allenatore, allo stesso tempo è facile anche sbagliarsi, perché io comunque sapevo di avere una preparazione a modo, fatta bene, e quindi ai primi 20 km stavo bene, stavo, come dice il nostro allenatore, in carrozza, e non ho voluto osare, perché dicevo ‘Ci siamo allenati per fare questa andatura, perché devo rischiare?’, ed è andata bene così. Poi dai 30 km in poi ho iniziato a dire ‘Adesso posso rischiare”, infatti sono andato in progressione, e le cose sono andate molto bene. Poi quello che io spero e penso è che posso ancora sicuramente limare, non so se già alla prossima maratona o fra due, però la sensazione che ho avuto a fine gara a Valencia è che che si possa fare meglio e la speranza è quella, poi dopo tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare“.

Il percorso di Parigi si preannuncia insidioso: “Ho sentito questa voce, se possiamo chiamarla così, e non mi dispiace, perché ho già corso a Roma, e Roma non è una maratona facile, adesso spero che quelli di Roma non non mi odino. Anche quello mi ha dato anche consapevolezza, anche Roma stessa mi ha fatto crescere, mi ha fatto capire che potevo fare meglio, perché io ho corso praticamente tutta la maratona da solo, perché a Roma avevo i primi che erano tre 3 minuti davanti a me, dietro non c’era nessuno, avevo la lepre, poi la lepre si è levata e quindi ho corso da solo. Roma è tutta su e giù, perdi il ritmo, e quindi anche se ho avuto problemi di stomaco e mi ero fermato, ho finito la gara in progressione, e anche lì infatti eravamo molto contenti del risultato, al di là del tempo che avevamo fatto, per come era finita la gara, e quindi non mi dispiace, poi dopo parleremo dopo agosto“.

IL VIDEO DELLA PUNTATA COMPLETA DI SPRINT2U

Foto: LaPresse

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