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Petrone, il coach di Matteo Arnaldi: “Ruud lo ha sbloccato, si pone obiettivi alti. Stiamo lavorando al servizio”

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Matteo Arnaldi ha chiuso la stagione 2023 al 44° posto del ranking mondiale, al termine un’annata nella quale è stato anche 41° a fine ottobre, conquistando gli ottavi di finale agli US Open, le semifinali ad Umago e le vittorie in tre tornei Challenger, ma soprattutto rendendosi protagonista in Coppa Davis, con le vittorie nella fase a gironi contro Cile e Svezia e nella finale contro l’Australia.

Ai microfoni di OA Sport ha parlato il suo allenatore, Alessandro Petrone, il quale ha tracciato il bilancio dell’annata appena conclusa, parlando degli aspetti da migliorare per continuare a crescere in vista di un 2024 già programmato in maniera dettagliata, che l’azzurro sta preparando in Australia a poche settimane dall’inizio della nuova stagione in Oceania.

A cosa è dovuta questa crescita prorompente che Matteo ha avuto da aprile in poi?
È il risultato dell’allenamento di ogni giorno, sia a livello fisico sia a livello tennistico, sia nei vari aspetti della sua vita. Fuori dal campo Matteo è molto preciso e professionale, in tutti i vari aspetti: dall’alimentazione, al sonno, al recupero, allo stretching ed all’allenamento, sia in palestra che sul campo. Diciamo che è un po’ il risultato di questo e si trattava solo di fare un po’ di esperienza a livello ATP, che è arrivata quest’anno. I primi tornei dell’anno non sono andati benissimo, però è solo una questione, appunto, di fare esperienza ed adattarsi ad un livello più alto. La partita di aprile contro Ruud è stata quella che lo ha fatto sbloccare e gli ha fatto avere più fiducia e convinzione“.

Matteo nel corso di quest’anno ha rimontato da situazioni scomode di punteggio in diverse occasioni, in altre, pur minori, invece, si è fatto sorprendere venendo poi rimontato. Su quali punti deve ancora lavorare per migliorare la forza mentale?
Sicuramente la forza mentale è uno dei suoi aspetti principali, ovviamente capita, come magari accaduto nella partita con van de Zandschulp, che a volte giri male, è successo anche in qualche partita in Cina. Però se vogliamo guardare alla fine della stagione, sono più le partite che lui vince in rimonta e giocando bene nei momenti importanti, che quelle che perde: quello che alla fine devo valutare è il quadro generale di una stagione tra le partite che puoi vincere e quelle che puoi perdere, che girano su pochi punti, a volte uno li gioca meglio, altre volte meno bene, però alla fine il bilancio della stagione, dei suoi match e di come ha giocato i punti importanti, è assolutamente positivo. Credo che abbia avuto un record ad un certo punto, se non ricordo male, di 23 set di fila vinti dal 5 pari, ed era tra quelli con la più alta percentuale di tie break vinti quest’anno, anche meglio di Djokovic. Anche per questo discorso è una questione di far esperienza a livello ATP, giocare match dove c’è pressione e con i giocatori più forti del mondo: quest’anno ha avuto la possibilità di giocare con Medvedev due volte, con Rublev e con Alcaraz. Più match riesce a giocare e più si sentirà a suo agio nel gestire i momenti importanti dei match con questi giocatori: sicuramente è li che può fare la differenza“.

Secondo te manca ancora un po’ di potenza nei suoi colpi, sia col diritto che col rovescio?
Sicuramente può crescere ancora fisicamente, sarà uno degli aspetti fondamentali. Però se uno va a vedere Djokovic o Medvedev per esempio, non è che siano grossissimi, non credo che Matteo abbia questo problema. Contro Ruud ha vinto facendo 42 vincenti. L’accelerazione ce l’ha, deve solo metterla a punto e capire quando sfruttare queste sue doti, sia di diritto che di rovescio. Deve abbinarsi un po’ tatticamente, per capire meglio quando passare da una fase di contrattacco ad attacco, e capire anche quando gestire la smorzata e quando no. Deve imparare un po’ a gestire queste cose“.

Avete programmi per migliorare il servizio di Matteo? La seconda sembra un po’ il suo punto debole.
Il servizio ha bisogno di un po’ di modifiche tecniche su cui già stiamo lavorando, anche con l’aiuto di analisti. Sicuramente abbiamo individuato un po’ le parti su cui lavorare, ovviamente è un colpo molto tecnico, quindi c’è bisogno di tempo per farci delle modifiche. Per forza di cose giocando tutto l’anno bisogna aspettare la fine della stagione, quindi questo sarà il momento principale poi andare a fare queste modifiche: cercare di aumentare la potenza del servizio, l’imprevedibilità delle direzioni e anche la seconda, nel renderla un pochettino più robusta“.

La vittoria in Coppa Davis potrebbe avergli cambiato per sempre la carriera? Potrebbe rappresentare un motivo per un ulteriore salto di qualità?
Speriamo di sì, diciamo che ha avuto molta visibilità con questo risultato, così come altri ragazzi. Essere stato protagonista di questo risultato storico potrà solo portargli benefici sia in termini di esperienza che di visibilità, nonché di gestione delle partite importanti con molta pressione. Quando giochi per l’Italia non giochi solo per te stesso, come sei abituato a fare, ma anche per tutta la Nazione, per tutti i tuoi compagni e per tutto il team azzurro: non sono situazioni facili da gestire e lui è riuscito a gestirle abbastanza bene, ma potrà migliorare. Avere in squadra uno come Jannik Sinner, che è qualche step più avanti, lo potrà aiutare“.

Arnaldi ha detto di puntare alla top 20 nel 2024, un obiettivo ambizioso: pensi che possa arrivarci? Questo significherebbe fare strada negli Slam, arrivando almeno fino agli ottavi in quei tornei.
Lui si pone degli obiettivi sempre molto alti. Io tendo a non dargli questo tipo di obiettivi. I giornalisti glielo chiedono, lui risponde, però cerchiamo poi internamente di non avere questi obiettivi di classifica, perché sono molto poco controllabili. Per arrivare in top 20 devi fare dei risultati molto importanti, ci possono essere mille variabili. E’ chiaro che se giochi quattro Slam e becchi Alcaraz, Djokovic o Sinner al primo turno diventa complicato andare avanti, per far un esempio di come ci siano tante variabili per ottenere un risultato. La cosa principale per quest’anno sarà per lui quella di continuare a fare esperienza a livello ATP, giocare i tornei più importanti e cercare di andare più avanti possibile per poter poi arrivare a giocare match con giocatori che occupano i primi posti della classifica“.

Matteo che rapporto ha con Jannik Sinner?
Sinner è un bravissimo ragazzo, come si può vedere, sia in campo che fuori. Non solo con Jannik, ma in generale con tutti i ragazzi ha un ottimo rapporto, in particolare Matteo e Jannik hanno la stessa età e si conoscono da quando sono piccoli, diciamo che si trovano bene, nel senso che hanno anche un’attitudine simile nella gestione della loro vita, sia tennistica che non. Sono un po’ sulla stessa lunghezza d’onda. Essendo Jannik, come dicevo prima, qualche step più avanti rispetto a Matteo, sicuramente non può che essere un aiuto ed un’ispirazione“.

Come state programmando il 2024?
Io e Matteo siamo già in Australia, faremo un paio di settimane abbondanti di preparazione. Poi giocheremo Brisbane, Adelaide e gli Australian Open. Dopodiché andrà in Messico, poi farà la tournée in America, quindi Indian Wells e Miami, poi tornerà in Europa per fare i tornei sulla terra, a Montecarlo, Madrid, Roma e Parigi, e per fare la parte sull’erba, poi a luglio ci saranno le Olimpiadi, l’America, con New York ed i Masters 1000, chiudendo con la Cina e la trasferta asiatica. In queste due settimane lavoreremo un po’ su tutti gli aspetti dove c’è da lavorare per affrontare al meglio il 2024“.

Foto: LiveMedia/Andrea Rosito

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