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Short Track, all’Italia maschile sinora “è mancato il centesimo per fare l’euro”. Seconda parte di stagione più ricca?

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Le vacanze natalizie rappresentano lo spartiacque tra prima e seconda parte di stagione dello short track. Sono andate in archivio le quattro tappe di Coppa del Mondo disputatesi fra il Nord America e l’Asia. In calendario restano le due previste nel Vecchio Continente a febbraio (Dresda e Danzica), che faranno da prodromo ai Mondiali di Rotterdam programmati a marzo. Quale bilancio si può trarre per la squadra italiana maschile?

Francamente, l’impressione è che sinora si sia raccolto meno di quanto si sarebbe potuto. L’inizio di Montreal era stato indiscutibilmente positivo, poiché Pietro Sighel aveva chiuso terzo sui 500 metri e Luca Spechenhauser si era fregiato del primo podio della carriera nel circuito maggiore, concludendo secondo sui 1.000.

A seguire è però sempre mancato il proverbiale centesimo per fare l’euro. Il ventiquattrenne trentino ha fatto collezione di finali B (ben sei, diluite su tutte le distanze), valsegli altrettanti ingressi nella top-ten, ai quali va sommata anche la quinta piazza della finale raggiunta in un 1.500 di Montreal. La sensazione è che non si sia ancora vista la miglior versione della punta del diamante azzurro, i cui risultati nel 2022-23 erano stati eclatanti.

Short track, amara squalifica della staffetta maschile in Coppa del Mondo a Seoul

Per quanto riguarda Spechenhauser, bisogna alzare il pollice. Il ventitreenne valtellinese sta crescendo e si sta formando, costruendosi anche quel bagaglio d’esperienza fondamentale sui 1.000 e sui 1.500 metri. Un domani, il lombardo potrà anche diventare uno di “quelli da battere” su certe distanze. Per adesso, si prende atto di come il processo di maturazione evidenzi un progresso rispetto al recente passato. In generale, si parla di una squadra giovane e in costruzione. Qua e là si è visto qualche bagliore di Thomas Nadalini, peraltro fondamentale in staffetta.

A proposito, i podi del movimento maschile sarebbero tre e non due se non ci fosse stata la fiscale squalifica di Seul, che ha privato il quartetto tricolore (peraltro sceso sul ghiaccio in Finale con Mattia Antonioli e Davide Oss Chemper, dunque privo della propria vedette) di una legittima piazza d’onore. In tema di prove a squadre, tra Sighel, Spechenhauser e Nadalini c’è l’imbarazzo della scelta guardando ai due frazionisti di quelle miste, dove l’Italia ha messo a referto un secondo, due terzi e un quarto posto in quattro tappe.

In conclusione, il bilancio non può essere certo definito in rosso, nonostante si attendano ancora le entrate più sostanziose. Dopo Capodanno ci saranno gli Europei (12-14 gennaio), che non saranno un evento di primo livello, ma potranno rappresentare l’abbrivo verso i momenti cruciali del 2024, con l’augurio di rivedere gli stessi lampi accecanti e udire i medesimi tuoni assordanti del 2023.

Foto: Dominic Tanguay (Comunicato stampa Fisg)

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