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Tennis, Colangelo: “Sinner ha ormai degli standard minimi da raggiungere. Berrettini è da top20, se sta bene”

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Il 2023 è agli sgoccioli. Vi offriamo un’analisi tra passato, presente e futuro, parlando di quanto accaduto nel tennis mondiale e di quello che potrebbe accadere. Non si è in possesso di una sfera di cristallo, ma aver conoscenza di quel che è parte dell’album dei ricordi aiuta a capire ciò che ci circonda.

Jannik Sinner è pronto alla sfida: confermare lo standard raggiunto negli ultimi mesi (n.4 del mondo) e tradurlo anche in condizioni di gioco diverse. Gli Slam saranno la prova di verifica attesa. Di questo e di altro si è parlato con il Tecnico FIT del Circolo tennis della Stampa Sporting di Torino, nonché commentatore tecnico di Eurosport e di Sky Sport, Fabio Colangelo.

Fabio, siamo ai titoli di coda del 2023 e già si pensa alla prossima annata. Jannik Sinner ha chiuso in maniera molto convincente e ora ci si aspetta da lui il salto di qualità a livello Slam. Tanti si sono sbilanciati, la sua idea?

Commentare quanto fatto da Jannik rischia di essere banale, perché i suoi miglioramenti sono sotto gli occhi di tutti. Non si tratta solo di esecuzione migliore del servizio e meno errori gratuiti, ma si vede quanto e come sappia leggere meglio anche tatticamente la partita. Le sue non sono solo giocate di istinto, ma hanno un senso, nella consapevolezza che il punto lui in un modo o nell’altro lo riesce a fare. Difficile fare previsioni perché il tennis è sempre molto imprevedibile. La mia sensazione è che a lui serva ancora un pizzico di esperienza in più per vincere un Major, perché nei fatti una Finale Slam non l’ha mai raggiunta. Magari non in Australia, ma forse allo US Open o a Wimbledon potrebbe avere una chance per imporsi, dipenderà anche dal tabellone”.

Simone Vagnozzi ha parlato di consolidamento del livello raggiunto e di costanza di rendimento tra gli obiettivi del 2024 proprio nell’ottica di arrivare a giocarsi un titolo se ci dovesse essere l’occasione. Che cosa ne pensa?

Sono assolutamente d’accordo con Simone. Sinner è n.4 del mondo e dovrà dare seguito allo standard in cui l’obiettivo minimo sarà un quarto o una semifinale negli Slam e poi, giunto al penultimo atto, capire quale sarà l’avversario e poi fare i conti con quel che c’è da dare in campo”.

Il tecnico italiano ha parlato anche di un lavoro importante dal punto di vista fisico. Quando parla di esperienza, si riferisce anche alla capacità di gestire gli sforzi da un match all’altro?

Quanto accaduto quest’anno ha un po’ evidenziato questa mancanza, ma ancor di più dal punto di vista emotivo a mio parere. Un po’ come era accaduto nella semifinale di Parigi ad Alcaraz con Djokovic, a Sinner sono venuti i crampi a New York dopo un set e mezzo e questo non è per un discorso fisico, ma psicologico. Probabilmente Jannik non ha saputo tenere dal punto di vista nervoso, al di là delle difficili condizioni ambientali nel match contro Zverev. Sicuramente Vagnozzi, quando parla di lavoro sul fisico, si riferisce alla necessità di esprimere un tennis d’alto livello per più tempo nelle due settimane ed è chiaro che questa componente sia da migliorare e a Melbourne avremo una prima risposta”.

In questo senso, possono incidere positivamente nel percorso di avvicinamento allo Slam australiano le ultime vittorie contro tutti i tennisti più forti del circuito?

Chiaramente sì. L’aver battuto in serie Medvedev e sconfitto Djokovic due volte su tre è fondamentale perché alla fine nella crescita di un tennista solo sul campo puoi acquisire quelle certezze di cui hai bisogno. La costruzione di tutto viene da lontano ed è frutto del lavoro fatto prima con Piatti e poi con il duo Vagnozzi/Cahill, ma la svolta per me c’è stata appunto a Pechino dove è riuscito a sconfiggere Dimitrov, Alcaraz e Medvedev, senza concedere un set allo spagnolo e al russo, e questo gli ha dato quella fiducia necessaria per il resto del 2023, concisa con la vittoria in Davis”.

Detto di un Sinner in crescita esponenziale, dobbiamo prendere atto di un Lorenzo Musetti con alcuni problemi. Siamo troppo impazienti con il toscano?

Probabilmente sì. Musetti ha raggiunto la posizione n.15, ora è in top-30 e ha 21 anni. Non gli si può gettare la croce. Questo è stato un anno complicato perché i rivali lo conoscevano maggiormente nei pregi e nei difetti e quindi lui ha dovuto imparare da alcune sconfitte. Mi aspetto comunque da lui una crescita, con il supporto di Tartarini e Barazzutti perché le sue qualità non sono in discussione, ma deve fare uno step soprattutto mentale perché quando parliamo di giocare più vicino alla riga è soprattutto per un approccio al gioco”.

Ritiene che Matteo Arnaldi possa soffrire delle stesse problematiche di Musetti, visto che anche il ligure sarà più conosciuto dai suoi avversari?

Sicuramente sarà più difficile perché non potrà contare sull’effetto sorpresa e l’unico modo per lui, come anche per Musetti, sarà quello di continuare a lavorare su ogni aspetto del gioco. Sotto questo profilo, Arnaldi è un grande lavoratore e credo che possa crescere ancora tennisticamente, fin dove lo dirà il campo”.

A fine 2024 Musetti o Arnaldi n.2 d’Italia?

Difficilissimo da dire. Lorenzo ha il vantaggio di aver all’inizio dell’anno prossimo una classifica migliore e potrebbe dargli dei vantaggi nei tabelloni, ma dipende anche da 1000 altri fattori, come infortuni”.

A proposito di infortuni, sarà interessante capire che versione avremo sia di Matteo Berrettini e che di Rafael Nadal. Curioso di vederli all’opera in Australia?

Assolutamente, Matteo ha scelto giustamente di dedicarsi molto alla cura di se stesso e condivido la sua decisione di non tornare in maniera affrettata. Lui sa che se sta bene può esprimere un tennis da top-20 e lo penso anch’io, certo ora potrebbe avere degli incroci complicati per la classifica, ma sarà importante comprendere proprio quale sarà la sua spinta emotiva. Su Nadal, è tutto da capire come reagirà il suo fisico. Di una cosa sono sicuro, lui non giocherà solo con l’obiettivo di allenarsi e arrivare a Parigi pronto. E’ chiaro che il target per lui sarà quello di stare bene nelle condizioni che preferisce, ma se gioca in Australia è perché si sente competitivo per cui vedremo…”.

Riferendoci all’ altro grande “vecchio” Novak Djokovic, parliamo di lui come se di anni non ne avesse 36. E’ impressionato?

Obiettivamente, quando ha vinto a Melbourne quest’anno, avevo scritto provocatoriamente su Twitter che può puntare a vincere 30 Slam. E’ un’esagerazione la mia, ma non credo che ci andrà così lontano. Ora come ora è integro e può avere ancora grandissime ambizioni. Certo, nel 2024 saranno 37 primavere e non si sa mai il fisico quando comincia a dire basta”.

Inoltre il serbo in conferenza stampa nelle ATP Finals di Torino era stato molto chiaro sul fatto che devono essere i suoi più giovani avversari a prenderlo a calci nel sedere e a farlo smettere….

Non mi sorprende affatto ed è proprio così. Le sue motivazioni sono sempre altissime e la sfida contro Alcaraz, Sinner, Rune ecc. lo stimola moltissimo”.

Quindi in Australia nuovo trionfo dell’asso nativo di Belgrado?

Direi di sì, ma godiamoci lo spettacolo…”.

Foto: LaPresse

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