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Tennis
Tennis, Paolo Cané: “Sinner, Alcaraz e Rune daranno fastidio a Djokovic. Al serbo pesa la mancanza dell’oro olimpico”
Occhio clinico. Paolo Canè ha potuto gustarsi a Malaga la vittoria di Coppa Davis. A 47 anni di distanza la celebre Insalatiera è stata riportata in Italia. Non è più la competizione di qualche tempo fa, che l’ex giocatore ha conosciuto e in cui anche ha saputo esaltarsi, ma è stata comunque una vittoria significativa in cui le emozioni non sono mancate certamente.
La stagione tennistica si è conclusa e Jannik Sinner è sulla bocca di tutti. L’altoatesino ha saputo concludere in maniera trionfale il suo 2023, con il successo in Davis e il rafforzamento della sua posizione da n.4 del mondo, in un percorso che l’ha portato a battere tutti i migliori: tre volte consecutive Daniil Medvedev, due volte in tre incontri Novak Djokovic e una volta a Pechino Carlos Alcaraz.
Tabù sfatati come quelli del russo, del serbo e del danese Holger Rune che hanno dato consapevolezza a Jannik, ma ora sarà da vedere come a livello Slam questo sarà espresso. Di questo e anche di altro abbiamo parlato con Canè, che ci ha fornito delle risposte interessanti.
Paolo, partiamo dal trionfo a Malaga. Lei ha avuto modo di commentare per la Rai questa vittoria e ha potuto anche osservare con attenzione quanto fatto da Jannik Sinner. Adriano Panatta ha parlato di futuro n.1 del mondo, lei cosa ci dice?
“Penso che tutti abbiamo visto lo step in avanti che ha fatto. E’ più continuo al servizio, sbaglia meno e si muove meglio in campo, arrivando con il tempo giusto sulla palla e colpendo sempre fortissimo. La sfida contro Djokovic è stata epica. In quel confronto ha dimostrato di avere le idee molto chiare, battendo il serbo nella maniera in cui lui solitamente sconfigge i suoi avversari“.
Immagino si riferisca ai tre match-point consecutivi annullati. Crede in quello si è visto quello step di cui si parla, nel modo di affrontare la difficoltà?
“Diciamo che nel primo match-point Djokovic ha sbagliato un rovescio in back abbastanza facile, ma poi Sinner si è andato a prendere i punti con coraggio, venendo avanti e concludendo a rete. E poi l’ace sul 5-5, davvero una dimostrazione di grande carattere. In passato una cosa del genere non gliel’avremmo mai vista fare. Sul conto di Jannik, ora come ora, ho un solo dubbio“.
Ce lo riveli allora…
“Negli Slam è da capire come queste nuove certezze si trasferiranno. Sappiamo che lì ci son match al meglio dei cinque set, in cui è necessario anche un recupero fisico eccellente. Da questo punto di vista, anche vedendo il modo in cui è arrivato alla Finale di Torino, è l’aspetto su cui credo debba lavorare, ma sono certo che in Spagna, dove si sta allenando, lo stiano facendo. Il ragazzo è molto serio e puntuale, vedremo se già in Australia avrà acquisito il fondo necessario“.
Si è descritta la vittoria di Davis, parlando solo di Sinner, lei è d’accordo?
“Lui ha un 50% del merito, poi assegnerei il 25% a Sonego e il 25% ad Arnaldi. In doppio si sono mossi molto bene e vedremo se questa coppia sarà riconfermata, dipenderà dalla loro programmazione. Arnaldi ha disputato sempre la partita più difficile, contro l’Olanda e l’Australia, e nel match contro Popyrin non ha giocato così bene, ma ha saputo portarla a casa per la grande lucidità e aggressività nei punti importanti“.
Chi è mancato è stato Lorenzo Musetti. Un 2023 tra alti e bassi per il carrarino. Sa che alcuni paragonano il rovescio del toscano al suo?
“Sì, ma le racchette sono cambiate e poi su Musetti io ho questa convinzione. Lui quando non si sente così ispirato, va indietro ed è troppo passivo. E’ evidente che, invece, quando gioca con i piedi dentro il campo fa vedere le tante cose che sa fare: colpi di potenza, tocchi, variazioni e giocate a rete. E’ una questione mentale. Ho letto che ci sarà anche Barazzutti ora nel suo staff, insieme a Tartarini. Dovranno lavorare su quello, per farlo avvicinare al campo e colpire la palla, togliendo il tempo all’avversario“.
Del resto lo si è notato a Malaga, giocando su un campo veloce. E’ d’accordo?
“Assolutamente, contro Kecmanovic nel primo set ha fatto i chilometri e nel secondo parziale era in riserva. Non può concedere così tanto campo, altrimenti diventa un giocatore normale ed è facilmente attaccabile da chiunque“.
Uscendo dal discorso italiani, siamo reduci dalla Legacy di Djokovic che prosegue in maniera incredibile. Pensa che nel 2024 il serbo avrà ancora le energie per battere tutti?
“Lui ha una preparazione fisica incredibile e quando gioca nel circuito ATP e negli Slam è diverso rispetto a quando è con la maglia della Serbia“.
Ci può spiegare questo concetto?
“Quando gioca per la sua Nazionale lo vedo troppo nervoso, del resto alle Olimpiadi non ha mai vinto l’oro ed è una cosa che gli pesa. Nella sfida contro Sinner era evidente quanto fosse teso, forse perché ci tiene così tanto da non riuscire a essere quello che è di solito. E’ vero che non perdeva in Davis dal 2011, però per battere quel Sinner serviva il miglior Djokovic e lo si è visto solo dal secondo set in avanti. Da questo punto di vista, i meriti di Jannik sono ancora maggiori per essersi imposto contro quella versione del serbo“.
E quindi pensa che vincerà ancora degli Slam nel 2024?
“Non vedo perché non dovrebbe farlo. Sicuramente Sinner, Alcaraz, Rune e io ci metto anche Shelton potrebbero dargli molto fastidio, ma per me lui se è integro fisicamente è ancora il migliore, poi vedremo perché 37 anni non sono pochi“.
Foto: LaPresse