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Tennis, Stefano Pescosolido: “Significativo il modo in cui Sinner ha battuto Djokovic. Il rovescio di Arnaldi è fantastico”
La lunga stagione del tennis è giunta ai titoli di coda. Le risposte sono arrivate: Novak Djokovic, n.1 del mondo e con tre Slam in tasca, ha rispedito al mittente le considerazioni di chi sperava fosse ormai giunto alla fine del percorso. Il serbo continua strabiliare e i risultati di quest’anno lo stanno a certificare.
In tutto questo, Jannik Sinner è stato il giocatore che ha compiuto i progressi più importanti, raggiungendo la posizione di n.4 del mondo e vincendo la Coppa Davis, impreziosita dall’affermazione in semifinale contro Djokovic. Per parlare di questo e anche di altro ci siamo rivolti a Stefano Pescosolido, ex giocatore di buon livello (n.42 del mondo come miglior ranking nel 1992) e competente voce tecnica di Sky Sport.
Stefano, anzitutto bentrovato. Partiamo da un argomento “originale”: l’ascesa di Jannik Sinner. Lei ha avuto modo anche di commentare alcune delle sue partite, ci può dire che impressione le ha fatto questo ragazzo, descritto da tanti come il futuro riferimento del circuito?
“La sua crescita è evidente specialmente nel modo di gestire lo scambio. Quello che mi ha impressionato è la resa al servizio. Riuscire a ottenere tanti punti “facili” è sicuramente diverso rispetto al dover sempre scambiare, cercando il quindici da fondo. Lui ha avuto un’evoluzione in questo, ma anche in altri aspetti del suo tennis, come la transizione verso la rete. Ho però un paio di dubbi“.
Ce li sveli…
“Il primo riguarda la questione fisica, perché secondo me nei match al meglio dei cinque set fa ancora fatica. Mi vengono in mente gli esempi di Cincinnati e di Shanghai quando era stanco, dopo un successo. Per uno che vuol essere competitivo nelle due settimane non sono segnali positivi. Inoltre, è da valutare la superficie. Lui sa esprimere il suo 100% indoor, ma è da vedere cosa saprà fare altrove. Certo, ha vinto in Cina sul cemento outdoor e quest’anno sull’erba di Wimbledon si è spinto alle semifinali. Tuttavia, il suo livello di gioco non è stato tale come quello che ho visto a Vienna, Torino e soprattutto a Malaga“.
Nelle tre partite contro Djokovic, ne ha vinte due e persa una. Crede che i successi di Sinner siano stati frutto di un Nole non così centrato?
“Per me le cose stanno diversamente. Nel primo incontro a Torino è come se ci fosse stato uno studio tra i due e sul filo di lana ha vinto Jannik. Nel secondo Djokovic è salito in maniera pazzesca e infatti ha preso a pallate anche un buon Alcaraz in semifinale e Sinner ha potuto fare poco, anche perché probabilmente non era così brillante. Era la sua prima finale alle ATP Finals e questo anche incide. A Malaga, dal secondo set in avanti, è stato un Djokovic incredibile e Jannik ha dovuto fare i numeri per stargli dietro e averlo battuto è molto significativo. In altre parole, il livello di gioco per battere il serbo c’è, ma ci sono dei dubbi da chiarire, rispetto a quanto ho detto precedentemente“.
A livello Slam quindi quali sono le sue aspettative?
“Djokovic, se sta bene, è sempre il giocatore da battere, però Sinner, Alcaraz, Rune possono salire di livello e dargli filo da torcere. Da capire fin quando lui saprà spingere al 100%, ma penso che l’anno prossimo abbia grandissime motivazioni, visto che ci sono anche le Olimpiadi. Per cui, a mio avviso, sarà un Nole molto convincente“.
Venendo a un altro tennista che ha battuto Djokovic in stagione, parliamo di Lorenzo Musetti. A Montecarlo quella perla e non moltissimo altro per il carrarino. Si fa un gran parlare del problema della posizione in campo. Lei cosa ne pensa?
“Quella è sicuramente una criticità perché stando così lontano è come se il suo tennis ne risultasse disinnescato. Il fatto è che per avvicinarsi al campo deve anche un po’ snaturarsi perché a lui piace scambiare e poi accelerare. Nel tennis d’alto livello gli altri tendono a prenderti il tempo, come fa Sinner, e quindi non hai modo di stare a manovrare. Le sue qualità non si discutono, ma deve convincersi di giocare in maniera più aggressiva, anche quando non gioca benissimo“.
Ci sarà anche Corrado Barazzutti al suo fianco, un uomo di esperienza. Crede che possa aiutarlo?
“Sicuramente quanto fatto da Barazzutti parla per lui e può essere un valido supporto per Lorenzo. Dovranno però integrarsi bene, considerando il rapporto con Tartarini. Il processo da compiere è dal punto di vista mentale soprattutto, considerando poi che parliamo di un ragazzo di 21 anni che diventerà padre e in cui ci può anche stare che la sua concentrazione non possa essere massimale“.
Parlando di altri uomini Davis, facciamo un piccolo focus sui due Matteo: Arnaldi in grande ascesa e Berrettini in recupero. Per il ligure verrà il difficile perché i rivali lo conosceranno maggiormente? Per il romano, invece, sarà più la variabile fisica o mentale a incidere?
“Arnaldi ha sicuramente una qualità incredibile che è quella di giocare con grandissimo coraggio i punti importanti. Talvolta è anche troppo frenetico, ma questo secondo me è un aspetto molto positivo. Può e deve ancora crescere con il servizio e il dritto, perché il rovescio è fantastico. Ha una grandissimo mobilità, un piccolo Djokovic, ma credo debba crescere in potenza. Tuttavia, con Alessandro Petrone hanno fatto un grandissimo lavoro e sono convinto che proseguiranno su questa strada. Per quanto riguarda Berrettini, ho appreso che sarà Roig ad allenarlo. Lo ricordo nel ’97 in Davis, giocare il doppio contro l’Italia (sorride, ndr). E’ un tecnico di grandissima esperienza, visto il suo percorso con Nadal, non penso che andrà ad alterare le fondamenta di gioco del romano. Il suo livello di tennis, se sta bene, è da primi venti giocatori del mondo, dipenderà dalla sua tenuta“.
Foto: LaPresse