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Ciclismo

Antonio Tiberi punta al grande salto: “Al Giro d’Italia per fare classifica, un giorno vorrei vincerlo”

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Antonio Tiberi
Antonio Tiberi / SprintCycling

Antonio Tiberi, ciociaro e classe 2001, è un talento cristallino: dopo essersi messo in mostra in maglia Bahrain Victorious la passata stagione, confermandosi una delle promesse più interessanti per il nostro movimento, è pronto per cominciare questa nuova stagione che sarà per lui importantissima. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente in Spagna, ad Altea, durante l’ultimo giorno di raduno invernale insieme alla sua squadra: “Siamo stati qui ad Altea due settimane, è andata bene, abbiamo lavorato nel miglior modo possibile e anche il tempo è stato dalla nostra parte. Ho un piccolo problema alla schiena da un paio di anni e quindi ogni tanto ho ancora un po’ di fastidio, ma la squadra mi ha fatto lavorare tanto sotto questo punto di vista anche con le varie sessioni in palestra. Sono un po’ stanco, ma questo è tutto frutto del grande lavoro che abbiamo fatto in queste settimane“.

Quando comincerà la tua stagione?
“A metà febbraio con la Ruta del Sol”. 

Quale sarà il tuo percorso di avvicinamento al Giro d’Italia?
“Sarò al via della Tirreno-Adriatico, poi andrò un periodo in altura con la squadra, Tour of the Alps e Giro d’Italia”. 

Il Giro d’Italia sarà la terza corsa a tappe cui prendi parte, dopo aver concluso la Vuelta lo scorso anno in top20.  Qual è il tuo obiettivo?
“Il mio obiettivo è quello di far classifica, mi piacerebbe almeno puntare ad una top10. Poi, come sempre, sarà la strada a parlare”. 

Damiano Caruso è un tuo punto di riferimento alla Bahrain Victorious. Quanto è importante per la tua crescita avere un compagno come lui?
“Per me Damiano significa tanto. Imparo molto da lui, così come dai ragazzi che hanno più esperienza di me e al loro fianco riesco a percepire tante piccole cose che poi fanno la differenza. Anche alla Vuelta della scorsa stagione Damiano mi ha insegnato tanto su come leggere la corsa e quindi come muovermi. Sarà fondamentale anche quest’anno al Giro”. 

Campione del mondo juniores a cronometro nel 2019: oggi pensi di aver perso qualcosa, magari per progredire in salita? O le prove contro il tempo resteranno un tuo punto di forza?
“Penso che sia rimasta una specialità in cui mi so difendere bene, ovviamente non posso pensare ad una vittoria nelle prove contro il tempo perché non sono al livello degli specialisti, ma ho mantenuto un buon ritmo. Da quest’anno poi abbiamo cominciato anche a lavorare di più sulla crono e sulla posizione in sella”. 

Il fatto che nel ciclismo moderno sempre più si vinca da giovanissimi mette pressione a chi, come te, ha solo 23 anni, ma ancora non è esploso? In fondo ognuno ha il proprio percorso…
“Oggi, rispetto a qualche anno fa, il ciclismo è leggermente cambiato, però gli anni a disposizione per andare forte sono rimasti sempre gli stessi, quindi dipende anche da quando si raggiunge il picco a livello di maturazione. Ognuno ha i suoi tempi”. 

Ti vedremo ancora anche alla Vuelta, o due grandi giri nello stesso anno non sono in programma?
“Penso di sì, se tutto procede da programma dovrei fare anche la Vuelta”.

Anni fa Vincenzo Nibali si sbilanciò dicendo che hai stoffa, il ct Bennati a sua volta ha spiegato di aspettarsi tanto da te nelle corse a tappe. In tanti parlano di te come possibile corridore italiano per i Grandi Giri. Tutto questo parlare ti dà carica oppure ti crea pressione?
“Mi aiuta molto il mio carattere e mi lascio scorrere le cose di dosso. Mi fa sicuramente molto piacere sentire tutti questi pareri positivi nei miei confronti e quindi cerco di trarre il meglio da questo. Come sempre cerco di dare il massimo, poi si vedrà fin dove riuscirò ad arrivare”. 

Si dice che i giovani italiani vengano spremuti troppo prima arrivare tra i professionisti: puoi raccontarci invece com’è andata nel tuo caso?
“Io sotto questo punto di vista mi sento abbastanza fortunato perché ritengo di non essere stato spremuto nelle categorie giovanili. Parlando con qualche mio coetaneo mi rendo conto di come tanti ragazzi vengano spremuti sin da giovanissimi, ma per fortuna non è stato il mio caso. Credo di essere passato al momento giusto tra i professionisti, a livello fisico ero pronto,  forse avendo corso tra gli Under23 nella stagione del Covid, e quindi avendo pochi giorni di corsa nelle gambe, mi è mancata un po’ di esperienza, ma sono riuscito subito ad ambientarmi e a trovare quindi un buon ritmo”. 

Se potessi rubare una caratteristica ai campioni più blasonati di oggi, quale sarebbe?
“A Pogacar ruberei un po’ il modo che ha di vivere questo sport e quindi in maniera spensierata, a Van der Poel o Van Aert la tenacia e ad Evenepoel la sua determinazione”. 

Qualora dovessi ritrovarti a giocarti una tappa in uno sprint ristretto, ritieni il tuo spunto un’arma importante o un punto debole su cui lavorare?
“Secondo me è un mio punto debole, non ho molto spunto veloce. Preferisco gli sprint un po’ più lunghi rispetto ad uno scatto secco”. 

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Vincere il Giro d’Italia. Un sogno non sportivo invece è quello di rimettere in moto l’azienda che ha portato avanti per tanti anni la mia famiglia, ovvero un allevamento di mucche da latte, ma ci penserò a carriera finita”. 

 

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