Tennis

Aryna Sabalenka vince gli Australian Open dopo una finale a senso unico contro Zheng

Pubblicato

il

Aryna Sabalenka, per la seconda volta consecutiva, è campionessa degli Australian Open. Anche l’edizione 2024 è sua: niente da fare per la cinese Qinwen Zheng. L’asiatica fa quel che può, ma deve cedere per 6-3 6-2 di fronte alla numero 2 del mondo, che mai ha dato la sensazione di poter lasciare per strada questo Slam.

Le intenzioni di Sabalenka sono molto chiare fin dall’inizio, come a voler aumentare la pressione della prima volta dall’altra parte. Il break arriva già nel secondo game, nel terzo Zheng si procura tre chance di fila, ma non le riesce (o non ha la possibilità) di rientrare. Sono i turni di servizio centrali quelli in cui prova a riavere fiducia, solo per avere ancora altri momenti pericolosi da fronteggiare. Tre set point li annulla da 0-40, ma nel game successivo la bielorussa chiude il 6-3.

Tanti game più lottati nel secondo parziale, sintomo anche di una migliore capacità di Zheng di tenere lo scambio. Il problema è che, dall’altra parte, c’è qualcosa che somiglia a un uragano. Nel primo game Sabalenka passa dal 30-0 per la cinese al break, poi tiene due volte a 30 e strappa di nuovo la battuta alla sua avversaria. Mentre dalle tribune arriva la seconda protesta in favore della Palestina in pochi giorni, tutto sembra andare in direzione della numero 2 WTA. Sul 5-2, però, accade una cosa particolare: i tre match point consecutivi se ne vanno, poi Zheng ne annulla un quarto e ha anche palla break. Niente da fare: 6-3 6-2.

Più che i dati della partita, sono quelli storici che meritano di essere ricordati. Sabalenka, nel torneo, non ha ceduto alcun set e ha perso solo 31 game (meglio in tempi recenti solo Ash Barty nel 2022). A Melbourne, per la prima volta dal 2013 c’è il bis, che anche allora fu bielorusso nel segno di Victoria Azarenka. Nel complesso è la nona volta che in Era Open c’è un back to back al femminile. Zheng si consola con la top 10 agguantata: sarà numero 7 da lunedì.

Foto: LaPresse

Exit mobile version