Tennis
Australian Open: giovedì folle a Melbourne tra record, big caduti o quasi e fine tarda. L’occasione di Jasmine Paolini
Una giornata semplicemente insensata: questa è quella che si è vista agli Australian Open 2024 nel suo quinto giorno, terminato poco fa nella fonda notte della Rod Laver Arena. Niente 4:34 in stile Hewitt-Baghdatis del 2008, ma con Emil Ruusuvuori e Daniil Medvedev non si è andati lontani dal raggiungere questa profondità notturna. “Merito”, se vogliamo, delle varie contingenze che si sono verificate.
L’organizzazione, bisogna dirlo, in questa situazione è stata anche particolarmente sfortunata: i due match femminili (Swiatek-Collins e Rybakina-Blinkova) sono andati molto per le lunghe, Sonego-Alcaraz non ha aiutato e, ancor più, la pioggia ha creato un ulteriore elemento di disturbo, con o senza tetto. La combinazione di questi elementi ha fatto sì che, anche con un match in meno nel programma, sia stato impossibile chiudere in tempi che, per un qualunque essere umano, sono normali.
Ma questa è stata, ed è, anche la giornata in cui sono caduti o sono andati in difficoltà diversi big nei due tabelloni. Al maschile, a fare immenso rumore è l’uscita di scena di Holger Rune: per il danese sconfitta in quattro set contro Arthur Cazaux, che diventa l’ottavo francese in Era Open ad eliminare uno dei primi dieci al mondo prima di aver compiuto i 22 anni. Gli altri sono Patrick Proisy (Roland Garros 1971, contro Alex Metreveli), Yannick Noah (Roland Garros 1981, contro Guillermo Vilas), Henri Leconte (Roland Garros e Wimbledon 1985, contro Andres Gomez e Ivan Lendl), Eric Winogradsky (Roland Garros 1987, contro Stefan Edberg), Gael Monfils (Roland Garros 2006, 2008 e US Open 2008, contro James Blake, David Ferrer e David Nalbandian), Richard Gasquet (Wimbledon 2007, contro Andy Roddick) e Jeremy Chardy (Roland Garros 2008, ancora contro Nalbandian). Il lato particolare è che, in teoria può ancora aggiungersi Luca van Assche, atteso da Stefanos Tsitsipas nella notte.
Ma a tremare sono stati davvero tanti. Soprattutto Alexander Zverev e Casper Ruud, praticamente insieme, si sono tirati fuori da due buche davvero complicate, rappresentate dallo slovacco Lukas Klein e dall’australiano Max Purcell. Ma, se le difficoltà del norvegese erano previste dato il momento dell’aussie, per il tedesco non c’erano segnali che facessero pensare a una simile situazione. Il tabellone, però, gli offre una gradita mano, anche se il fatto che il rampante USA Alex Michelsen non abbia nulla da perdere non può indurre il numero 6 del seeding alla tranquillità in campo (dato che, com’è noto, fuori la sua situazione non è esattamente delle più rosee).
Vicinissimo al colpo di mano anche Giulio Zeppieri, che però è riuscito ad avere una sola vera occasione per trasformare i due set di vantaggio contro Cameron Norrie: ancora una volta si è vista una versione del britannico capace di rimettere insieme situazioni complesse. Al laziale va comunque un gran plauso: uscirà da Melbourne con più certezze e la chance di tirarsi fuori dai Challenger, nei quali è rimasto impantanato per un tempo abbastanza lungo e forse pure eccessivo. E a proposito di rimonte da due set di svantaggio, l’ultimo a praticarla è proprio Medvedev contro Ruusuvuori, ormai alle 3:40 di Melbourne e dopo 4 ore e 23 minuti. Per il russo, inoltre, è la terza volta di un recupero da una simile situazione (precedenti contro Marin Cilic e Felix Auger-Aliassime, e proprio il canadese quasi se la ride per la situazione, dato che sarà il prossimo ad affrontare il numero 3 del mondo).
Non si può certo dire che questo non sia il torneo delle giovani leve: Carlos Alcaraz, che ha estromesso un ottimo Lorenzo Sonego (non gli è mancato così tanto per portare la sfida al quinto parziale), per la prima volta negli Slam e in generale sul circuito, troverà qualcuno più giovane di lui dall’altra parte della rete. Si tratta del 2005 cinese Juncheng “Jerry” Shang, che compone un bel trio di questa classe d’età con il croato Dino Prizmic e il ceco Jakub Mensik. Proprio quest’ultimo s’è preso un altro pezzo di riflettori, perché riuscendo a mettere in difficoltà il polacco Hubert Hurkacz ha dimostrato di potersi ritagliare un bel posto nel futuro. E la linea giovane, capitanata ovviamente dalla classe 2001 di Sinner, sta avanzando con una prepotenza che si aspettava da tantissimo tempo. Il bello è che, nel giro del prossimo paio d’anni, si vedranno ancora altri notevolissimi talenti. E chissà, si potrebbe tornare allo spettacolo degli Anni ’90 in cui sovente capitava di avere qualche difficoltà a predire le vittorie.
La giornata di oggi ha mostrato, tra gli uomini, una quantità enorme di partite lottate. E anche di sorprese: non solo quella già citata provocata da Cazaux, ma anche quelle dello stesso Michelsen contro il ceco Jiri Lehecka e del portoghese Nuno Borges, l’unico uomo a chiudere in tre set oggi, contro Alejandro Davidovich Fokina. Borges, peraltro, diventa il terzo portoghese capace di arrivare al terzo turno a Melbourne: prima di lui ci erano riusciti Frederico Gil nel 2012 e Joao Sousa nel 2016 e 2019.
Tutto questo porta a rimarcare un dato davvero particolare: sono solo quattro i protagonisti del tabellone a non aver ancora perso un set. Si tratta, oltre a Borges, di Jannik Sinner, Tomas Martin Etcheverry e Tomas Machac. Ma se, per il portoghese, l’argentino e il ceco, la strada ora è tra la complicata e la complicatissima (Dimitrov, Djokovic e Khachanov rispettivamente), per l’altoatesino questa notte, contro l’argentino Sebastian Baez, le chance sono quelle del favorito d’obbligo e di colui che sta dando grandissima continuità al finale di 2023 da attore di prima grandezza.
In tema di tabellone femminile, invece, tutti i riflettori sono puntati su quanto accaduto tra Elena Rybakina e Anna Blinkova. Si era detto fin dall’inizio che il quartetto Swiatek-Sabalenka-Rybakina-Gauff aveva le carte in regola per staccarsi dalla concorrenza come raramente visto negli ultimi anni. Invece, alla kazaka è toccata una sconfitta davvero inattesa, con il dritto andato in vacanza e la tranquillità per conseguenza. 31 minuti abbondanti di super tie-break hanno consegnato il match alla storia perché i 42 punti giocati (con 8 match point, più altri due sul 6-5, per la russa e 6 per l’ex campionessa di Wimbledon) sono record assoluto in un match Slam di singolare. Match maschili compresi. Vero, senza il super tie-break il match sarebbe finito sul 9-7 Blinkova, ma il differente format qui ha consentito di raggiungere un picco inatteso. Nondimeno, va rimarcato come sia impossibile raccontare in termini umani la storia non già degli ultimi 31 minuti, ma di tutto quel che si è andato a succedere dal 4-4 in poi. Un match diventato prima strapieno di errori, poi di vincenti incredibili e poi ancora di errori o situazioni difficilmente possibili in momenti normali. Ma, alla fine, è il tennis, con tutto quello che della specie umana mostra.
Ma in quella zona di tabellone non è solo l’uscita di scena di Rybakina a far parlare: clamoroso, infatti, il modo in cui la francese Clara Burel ha dominato la numero 5 del seeding, l’americana Jessica Pegula. A questo punto si aprono scenari importanti per tantissime, con un posto in semifinale che può essere ambito per diverse tenniste che non l’hanno mai giocata o vi mancano da tanto tempo. Può legittimamente mangiarsi le mani Martina Trevisan dopo la sconfitta con l’altra transalpina Oceane Dodin: ci sarebbe stata un’occasione d’oro per raccogliere un risultato prestigioso in questo Slam, che comunque l’ha sempre messa in sostanziale difficoltà.
Questa zona di tabellone, in particolare, vede due favorite d’obbligo: una è l’americana Sloane Stephens, che ha dalla sua l’esperienza vincente di New York del 2017 (ed è per questo che il suo status di non testa di serie mente su tutta la linea) e una splendida vittoria sulla russa Daria Kasatkina, l’altra è la cinese Qinwen Zheng, attesa al definitivo salto di qualità. A questo punto, però, può legittimamente sperare anche Jasmine Paolini. La toscana, tra le 11 giocatrici a non aver ancora ceduto parziali nel torneo, ha finora mostrato sia grande condizione che grande convinzione, e contro Blinkova, seppur indietro 2-3 nei precedenti, può giocarsi le proprie carte senza alcun patema, e anzi potendo far fruttare tutto quello che ha finora costruito con Renzo Furlan.
L’altro grande argomento di oggi riguarda, naturalmente, il match tra Iga Swiatek e Danielle Collins. Per la polacca un corso degli eventi incredibile con la rimonta da 1-4 nel terzo set, per l’americana il rimpianto di aver aperto l’ultimo anno della sua carriera con quello che, a tutti gli effetti, è un braccio che ha tremato. Rimane comunque la conferma della durezza del tabellone per la numero 1 del mondo, che di fatto non ha una singola avversaria facile. La prossima, infatti, è la classe 2005 Linda Noskova, ceca ancora diciannovenne di cui, però, almeno per i prossimi 10 anni, salvo situazioni imprevedibili, dovrebbe essere sulla bocca dei conoscitori del circuito femminile.
L’ultima nota riguarda Elisabetta Cocciaretto: crescerà ancora il suo livello di tennis, ma in questa occasione ha trovato una delle giocatrici più in forma del circuito, Emma Navarro. L’americana ha dato forma a un altro record, non di Melbourne ma della stagione (per ora): è la prima giocatrice nell’anno a raggiungere la doppia cifra di vittorie. E il suo momento la potrebbe portare lontano, fino a chi uscirà vincitrice da uno scontro Ostapenko-Azarenka quasi ostacolato da Tomljanovic e Tauson, entrambe alla ricerca di un ritorno. Poi tutto sarà da vedere, in un tabellone nel quale sono rimaste appena 4 delle prime 10: Swiatek, Sabalenka, Gauff e Ostapenko.
Foto: LaPresse