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Australian Open, Jannik Sinner e l’incredibile coincidenza con Roger Federer

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Jannik Sinner

C’è un numero particolare che aleggia negli Australian Open vinti da Jannik Sinner. L’altoatesino, infatti, è riuscito a portare a casa il suo primo Slam al tentativo numero 17. Non è l’unico ad aver raggiunto il traguardo in questo arco di tempo tennistico. C’è, infatti, un altro mito del tennis maschile ad aver percorso questa sequenza.

Il nome è quello forse più amato nella storia: Roger Federer. Lo svizzero, infatti, debuttò in tabellone principale al Roland Garros 1999 contro Patrick Rafter. S’impose l’australiano in quattro set, ma si tratta di un match ancora oggi ricordato e che è piuttosto ricercato sia dai tifosi dell’elvetico che da chi ama il tennis d’attacco. Del resto, Rafter era straordinario interprete proprio di questa fattispecie.

Da allora Federer saltò solo gli US Open 1999 a livello di main draw, perché si fermò al secondo turno delle qualificazioni. Tra quel primo match e il primo trionfo Slam tante storie importanti, in positivo e in negativo. In positivo, quello che tutti ricordano essere il “cambio della guardia”: l’ottavo di finale a Wimbledon contro Pete Sampras, l’uomo dal quale Federer ha tratto la maggiore ispirazione in assoluto. In negativo, vari momenti: anche quello immediatamente precedente il trionfo iniziale. Al Roland Garros 2003 aveva infatti perso subito con il complicato peruviano Luis Horna, uno che, in quegli anni, sul rosso, non regalava mai la partita (e fu degno erede di Jaime Yzaga, il più forte del suo Paese nella storia).

E, a Wimbledon 2003, sconfisse un altro australiano, Mark Philippoussis, per fregiarsi del primo di quelli che, in 15 anni, sarebbero diventati 20 simili allori. Allora non era possibile sapere il tipo di influenza che Federer avrebbe avuto sul tennis. In un certo senso, è particolare anche un altro dato. Sinner ha avuto il tempo, e la possibilità, di confrontarsi con gli altri tre facenti parte della storia di questa epoca: Rafael Nadal, Novak Djokovic, Andy Murray. Con Federer non ce l’ha fatta. Ma, ora, c’è comunque un filo conduttore tra l’altoatesino e il basilese.

Foto: LaPresse

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