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Biathlon
Biathlon, il 30 gennaio 2008 sorse la stella di Dorothea Wierer. Il tramonto è vicino, ma è sempre preceduto dal raggio verde
Oggi è il 30 gennaio, una data che dovrebbe essere ricordata come uno spartiacque nella storia del biathlon italiano. In questo giorno del 2008, all’orizzonte della volta celeste della disciplina, comincia ad apparire il primissimo bagliore dell’alba di quella che sarebbe diventata la stella Dorothea Wierer.
Si stava vivendo una buia notte al principio del XXI secolo. Gli astri di Nathalie Santer, Wilfried Pallhuber e René Cattarinussi, ovvero coloro che avevano vinto nel massimo circuito tra la seconda metà degli anni ’90 e l’inizio del III millennio, erano ormai tramontati.
Di tanto in tanto si avvistava qualche meteora, ovvero i podi di Michela Ponza e di René Laurent Vuillermoz, ma erano estemporanei. Per quanto luminosi e gradevoli, duravano lo spazio di un “amen”, senza poter realmente illuminare un panorama avvolto dalle tenebre.
Però, il 30 gennaio 2008, comincia qualcosa di nuovo. A Ruhpolding si disputano i Mondiali giovanili più sentiti di sempre. La manifestazione gode di una copertura mediatica senza precedenti, poiché la Germania padrona di casa decide di schierare Magdalena Neuner, ancora in età junior, nonostante sia già un’atleta di vertice nel circuito maggiore.
La bavarese vince, ma non convince. Si impone sia nella sprint (con 45” di vantaggio) che nell’inseguimento (con 2’30” di margine), ma la precisione al poligono lascia a desiderare (in piedi, manca 7 bersagli su 15 nell’arco delle due gare). Le fronti dei tecnici si crucciano, i media tedeschi lanciano allarmi relativamente alla precisione della fuoriclasse di Wallgau, alla quale viene poi risparmiata l’ostica individuale.
Sullo sfondo, l’inferiore categoria youth, dove la Germania si coccola le gemelle Hammerschmidt. Maren vince la sprint, Janin l’inseguimento. Le due, parecchio quotate fra gli addetti ai lavori teutonici, sembrano destinate a un luminoso avvenire. Il 30 gennaio, la manifestazione volge al termine e si arriva alle individuali femminili quasi distrattamente. Con il senno di poi, è invece il giorno in cui viene annunciato il futuro.
Un botto secco, quello generato da Dorothea Wierer, che tra la sorpresa generale conquista la medaglia d’oro youth. Nessuno si attende una prestazione del genere, soprattutto dopo quanto visto nell’inseguimento, dove l’allora teenager altoatesina commette qualcosa come 11 errori. Nell’individuale, viceversa, incappa in un’unica penalità, rifilando più di 1 minuto alla seconda. È un avvenimento epocale, perché mai un’italiana si era laureata campionessa del mondo a livello giovanile.
Da lì comincia una storia che, dopo 16 anni, stiamo ancora vivendo. Quanto a lungo? La speranza è che questa avventura possa diventare “maggiorenne”, arrivando al 2026. Dipende tutto dalla decisione che la sudtirolese, la cui età è oggi quasi doppia rispetto a quella del giorno dei primissimi barlumi, ha detto di aver preso. Non si sa ancora quale.
Siamo prossimi al tramonto, questo è sicuro, ma è impossibile sapere quanto sia vicino. In tutto ciò bisogna sempre ricordarsi che ogni crepuscolo è caratterizzato dall’esistenza del proverbiale raggio verde. Quando e dove si verificherà, non è dato a sapersi. La speranza è che possa essere ad Anterselva, attorno al febbraio 2026…
Foto: La Presse