Biathlon

Biathlon, “l’affaire Christiansen” consente di lanciare una proposta. Istituiamo le “Golden Wild Card”!

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Subito prima di Natale, in Norvegia e fra gli appassionati di biathlon di ogni Paese si è discusso animatamente in merito alla scelta dello staff tecnico scandinavo di escludere Vetle Sjåstad Christiansen dai convocati per la tappa di Oberhof, allo scopo di far esordire nel circuito maggiore il giovane Johan-Olav Botn.

Il motivo del dibattere è rappresentato dal fatto che Christiansen sia il 7° nella classifica generale di Coppa del Mondo! Tale dinamica ha fatto storcere il naso a qualcuno, poiché ha ritenuto ingiusto silurare un atleta di livello così alto. Eppure, chi ha preso la decisione non aveva molte alternative.

Botn è sinora stato dominante a livello cadetto, ottenendo cinque vittorie, due secondi e un terzo posto in otto gare di Ibu Cup! Gli addetti ai lavori ritengono che non sia inferiore agli altri norvegesi, dunque si è optato per dargli spazio su un terreno teoricamente amico alle sue caratteristiche, come quello di Oberhof.

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Se si voleva far esordire Botn, ed evidentemente si voleva, non ci si poteva muovere altrimenti. Risultati alla mano Christiansen è il sesto norvegese. La sola altra opzione sarebbe stata quella di continuare con il sestetto visto a Lenzerheide, lasciando l’emergente al piano inferiore.  D’altronde se i posti a disposizione di ogni nazione sono sei e si vuole effettuare un cambio, qualcuno si deve fare da parte, anche se è il settimo del mondo!

Alla luce di quanto accaduto, viene spontaneo avanzare una proposta. Perché non istituire la golden wild card? Un pettorale extra-contingente della durata di un singolo periodo (tre tappe), riservato ai Paesi che abbiano sei atleti nelle prime 15 posizioni della classifica generale di Coppa del Mondo al termine del periodo precedente.

Sarebbe una regola de facto pro-Norvegia, almeno tra gli uomini? Senza dubbio. Sarebbe, invero, una regola pro-biathlon e pro-meriti sportivi. Anche il povero Vebjørn Sørum è stato vittima delle medesime dinamiche e, quando è rientrato dalla finestra una tantum, si è subito proposto nella top-ten.

Cosa ci sarebbe di male nel garantire un posto in più a chi ha il pregio di essere il più forte? Dovrebbe essere nell’interesse dell’Ibu proporre lo spettacolo migliore possibile, assicurandosi la presenza del maggior numero di atleti d’élite.

Un privilegio riservato a chi è superiore, ma non è forse questa l’essenza stessa dello sport? Determinare chi è il migliore e premiarlo di conseguenza, fornendo peraltro la più forte concorrenza possibile, proprio allo scopo di togliersi qualsiasi dubbio e assistere a gare estremamente emozionanti?

Quando si parla di sport professionistico, questa dovrebbe essere la filosofia da seguire. Sempre. Chissà che il caso Botn-Christiansen non possa portare a una riflessione in merito e a una eventuale miglioria nei regolamenti. In tal senso, spesso l’Ibu ha avuto la perspicacia di cambiarli nella direzione giusta.

Foto: La Presse

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