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Ciclismo
Ciclismo, Danilo Di Luca: “Il doping la pecca della mia carriera, ma sono ancora nel cuore dei tifosi”
Danilo Di Luca è stato uno dei più grandi talenti dell’era post-Pantani. Soprannominato il “Killer di Spoltore”, l’abruzzese nel suo palmarès vanta una Freccia Vallone, un’Amstel Gold Race, una Liegi-Bastogne-Liegi, un Giro di Lombardia, un Giro d’Italia, prima di venire radiato per le note vicende di doping.
Come stai Danilo?
“Bene, tutto bene. Sono a casa”.
Se potessi tornare indietro, a posteriori quale errore non vorresti commettere?
“Sicuramente l’errore è stato quello delle mie positività, queste sono state la pecca più grande della mia carriera. Poi c’è stata qualche altra corsa che avrei potuto gestire meglio, così come il fatto che forse avrei potuto vincere di più; ma questo fa parte del gioco. E’ normale in una carriera avere degli alti e bassi, ma nel complesso sono soddisfatto: ho vinto quasi tutto quello che potevo vincere fatta eccezione per la Sanremo e il Mondiale”.
Hai quindi il rimpianto di non aver ottenuto un grande risultato con la maglia della Nazionale?
“Avevo tutte le caratteristiche per vincere un Mondiale e quindi mi spiace sicuramente”.
Come procede la tua attività di vendita di biciclette?
“Anche quest’anno sono riuscito ad aumentare le vendite e insieme ad un’azienda abruzzese ho progettato una bici elettrica che è un crossover, quindi sia per uso cittadino che per gli sterrati. Si chiama Unica6, ed è realizzata in alluminio riciclato ed è completamente abruzzese. E’ un progetto realizzato soprattutto per i bike sharing e gli hotel e inoltre stiamo portando avanti un progetto premium e quindi più avanzato in cui ci sarà il mio marchio e sarà venduta al pubblico”.
E quando uscirà la tua bici?
“Ad aprile in Abruzzo sulla Costa dei Trabocchi per la prima flotta di bici”.
A livello di innovazione tecnologica, vi state soffermando su qualcosa in particolare?
“Oltre all’alluminio riciclato per i bike sharing c’è un software che permette di far comunicare tutte le bici tra di loro tramite una app che consentirà di poter localizzare le bici in tempo reale e questo è molto importante anche per il vandalismo. Useremo inoltre un motore posteriore con cambio elettronico e al posto della catena ci sarà la cinghia che permette di avere più autonomia, la quale provocando meno attrito consentirà di fare più km”.
Quanti saranno più o meno i km di autonomia?
“Circa 120”.
Tu eri uno specialista delle corse di un giorno. Come sei riuscito poi a diventare competitivo anche nelle competizioni di tre settimane, senza snaturarti?
“Sono nato con le giuste caratteristiche anche per le corse a tappe, poi una volta passato professionista mi sono specializzato nelle corse di un giorno, ma questo ai miei tempi era possibile perché ci veniva dato il giusto tempo per maturare e quindi crescere. Oggi le carriere sono sicuramente più brevi e il dilettantismo non esiste più, già a 20 anni si va fortissimo e passi tra i prof”.
Vendita di bici a parte, che rapporti hai con gli addetti ai lavori del ciclismo professionistico?
“Sento poche persone, alla fine quando smetti di fare il ciclista e non resti più nell’ambiente gli ex colleghi si sentono sempre meno, gli impegni e gli stili di vita cambiano”.
Con chi sei rimasto maggiormente legato?
“Gianni Bugno, così come Gilberto Simoni e Riccardo Riccò”.
Secondo te i tifosi come ricordano Danilo Di Luca?
“Quelli che incontro oggi per strada mi chiamano ancora “killer”, quindi quell’impronta del mio modo di correre, di attaccare senza mai mollare, è rimasta nel cuore delle persone”.
Come vedi il nostro movimento italiano?
“Molto male. Oggi mancano le squadre e il ciclismo non è più italiano, quando invece una volta facevamo scuola. Sono cambiate tantissime cose e tutto nasce dagli sponsor che oggi non investono più. E’ anche un ciclismo vecchio che non si è modernizzato e questo dipende da chi lo gestisce, senza dimenticare la globalizzazione che è avvenuta anche nel ciclismo facendo sì che l’Italia abbia perso la posizione di prestigio che aveva anni fa”.
Pensi che Pogacar possa realizzare la doppietta Giro-Tour, oppure Vingegaard avrà un vantaggio maggiore disputando solo la Grande Boucle?
“Credo che Vingegaard abbia più vantaggio per il Tour. Pogacar fa bene a venire al Giro e sarà una corsa che vincerà facilmente, ma al suo posto avrei tentato l’accoppiata Giro-Vuelta riuscendo a vincere magari entrambe le corse. Fare Giro e Tour era già difficile ai miei tempi, oggi lo è ancora di più”.
Foto: Lapresse