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Ciclismo, Visconti: “Sostenibilità e inclusione alla base del nuovo Team AP07. La fiamma non si è spenta”

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Giovanni Visconti
Giovanni Visconti / Lapresse

Abbiamo raggiunto telefonicamente Giovanni Visconti, ex professionista e ritiratosi nel 2022 (dopo 34 successi in carriera, tra cui tre titoli italiani, otto giorni in Maglia Rosa e due tappe vinte al Giro d’Italia) a causa di problemi fisici che lo frenavano ormai da molti mesi, ma il ciclismo continua ad essere al centro della sua vita. E’ infatti recente la notizia della nascita dell’AP07, formazione (probabilmente di matrice italiana) che dal 2025 vedrà il siciliano in veste di Team Manager. Rivale per eccellenza di Vincenzo Nibali nelle giovanili, re di un Fiandre Under 23, Visconti – nato il 13 gennaio come Pantani e Bernal – è stato un corridore di ottimo livello e i suoi risultati lo dimostrano. Con la nuova formazione di Andrea Petricca (manager sportivo che vanta una lunga esperienza nel motociclismo) Visconti metterà a frutto tutta la sua esperienza con l’ambizione, un giorno, di riportare il ciclismo italiano ai massimi livelli.

Come hai passato le feste?

“Sono stato in vacanza ad ottobre a Sharm con la famiglia e per le vacanze di Natale invece siamo rimasti a casa in tranquillità, con mia moglie e i miei figli”. 

Da quando hai smesso di correre sei sempre stato attivo nel mondo della bici, in vari ruoli tra cui voce tecnica per la RAI. È recente invece la notizia dell’ambizioso progetto di AP07, formazione che ti vede coinvolto come Team Manager… Ci puoi dire qualcosa in più?

“Stiamo procedendo per gradi. Conosco Andrea Petricca – che è il General Manager – da diverso tempo. Ad inizio estate è arrivata una sua chiamata per parlare di questo progetto che stava per sbocciare. Inizialmente l’ho presa alla leggera, poi Andrea mi ha invitato da lui in Sardegna per approfondire il discorso. In Sardegna c’è stata l’occasione per incontrare anche Marco Grieco, partner di Oliver Wyman, che è la società di consulenza che ci sta seguendo. In quell’occasione mi hanno presentato il progetto e ho subito capito che era ben costruito ed innovativo. Sono tornato a casa con un’idea in testa ben precisa e nei mesi a seguire ho abbandonato il fatto di essere ambassador di alcuni marchi come quello del Gruppo Zecchetto, e questo per tenermi più libero per poter lavorare al 100%. E’ un progetto in cui ci teniamo molto a far capire chi siamo e chi vogliamo essere e in primis penseremo al concetto di sostenibilità, oggi sempre più al centro della nostra quotidianità. Sostenibilità ed inclusione sono i nostri valori fondamentali. E’ un programma di cinque anni in cui abbiamo l’ambizione di costruire anche un Team femminile e uno giovanile (probabilmente Juniores, ndr) per farli crescere nel miglior modo possibile, evitando così la fuga dei nostri giovani talenti all’estero. Se guardiamo il World Tour c’è anche tanto staff italiano in squadre straniere e questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che il nostro ciclismo c’è ed è presente. Vogliamo provare a ricostruire una formazione italiana, non sarà facile ma noi faremo il massimo. E’ un progetto che ha richiesto tanti mesi di preparazione ma stiamo riscontrando un grande successo anche da parte di aziende (alcune delle quali ci hanno detto di no perchè non interessate al settore sport). ma che si sono rese conto dell’impostazione del nostro progetto. Vorremo creare una squadra di matrice italiana, con uno staff all’altezza, che sono poi le fondamenta per creare una realtà solida”.

Un progetto che partirà del 2025; sarà una Professional?

“Sì, l’idea è quella di partire con una buona Professional con l’idea di puntare al World Tour nel giro di pochi anni”. 

Con anche una formazione femminile e una giovanile… 

“Dopo la Professional l’idea è quella di dar vita ad una formazione femminile per poi concludere con quella giovanile, e per noi è un altro tema fondamentale quello del ciclismo femminile, settore sempre più in crescita”.

A livello di sponsor siete in fase di ricerca?

“Siamo in fase di lavorazione avanzata con alcuni e di ricerca con altri. Abbiamo ancora un anno davanti e quindi preferiamo lavorare con calma. E’ un progetto che prevederà anche alcuni eventi volti a coinvolgere il ciclismo amatoriale, aspetto su cui noi crediamo molto. Ci sono tanti amatori oggi e quindi vorremo creare un ponte tra il ciclismo amatoriale e quello agonistico, per rendere la gente partecipe; il tutto con un team creato apposta”. 

Avete già iniziato a reclutare lo staff?

“No, non ancora. Abbiamo svariati nomi sotto mano, a qualcuno abbiamo già accennato qualcosa, ma andremo direttamente a parlare quando sarà tutto ben delineato. E’ giusto procedere step by step, senza fare il passo più lungo della gamba”. 

E i corridori invece?

“No, per ora abbiamo studiato quello che possiamo fare il primo anno e abbiamo diversi nomi segnati per le diverse fasce d’età e ruoli. Ci muoveremo non appena sarà possibile”. 

Come imposterete la filosofia per il vostro Team?

“Non si parla solamente di competizione e gara, ma dobbiamo essere agli occhi dei nostri sponsor i primi attori a svolgere e fare quello per cui si sono fidati di noi e hanno creduto quindi nel nostro progetto. Al primo posto non può che esserci la lealtà, lo spirito di sacrificio e la voglia di far crescere i giovani. E’ un progetto che ha creduto in me e spero di poter trasmettere ai ragazzi la mia esperienza. Essere stato in gruppo per tanti anni mi è servito a capire che cosa può mancare nella crescita di un giovane e tutto ciò mi rende orgoglioso. L’idea è quindi di avere una squadra giovane con qualche uomo d’esperienza”. 

Sono passati quasi due anni da quando hai deciso di appendere la bici al chiodo. Com’è cambiata la tua vita?

“E’ cambiata sicuramente: dopo una vita fatta di agonismo all’inizio può sembrare tutto bello poi con il tempo ti rendi conto che ci sono aspetti che ti possono mancare, anche la semplice pioggia presa durante gli allenamenti. Io non mi sono reinventato, sono rimasto nel mio ambiente e avrò un ruolo che mi renderà orgoglioso con la speranza di poter dare una mano al ciclismo italiano. Sicuramente non è semplice, ho letto anche svariati libri di sportivi che hanno smesso e quasi tutti passano un momento difficile nel post carriera; e mi rendo conto di essere stato un privilegiato. Mi manca l’atmosfera del ciclismo, non mi manca però la fatica fatta nell’ultimo anno e mezzo in cui non stavo bene fisicamente. Ora mi capita di rivedere momenti di quando ero corridore, ad esempio gli anni in Movistar, in cui ero insieme ai migliori. Oggi è un altro ciclismo, nel giro di due anni è cambiato molto, però c’ero anche io. Sono felice della mia carriera e di avere ancora dei tifosi che si ricordano di me. E’ una fiamma che non si è spenta, e adesso in questa nuova veste si riaccenderà ancora di più”. 

Con il senno di poi, pensi di aver fatto la scelta giusta nel momento giusto?

“Sì, assolutamente. Negli ultimi due anni mi sono dato, con il passaggio in Bardiani, un’ultima possibilità perché sentivo di essere ancora competitivo, dovevo però risolvere i problemi con la tiroide. Ci ho provato, ma non è andata come speravo: con la Bardiani ho chiuso io, perché non volevo vedermi in quello stato. Ho sempre avuto una mentalità vincente e all’inizio magari può essere passato il messaggio che io mi sia arreso, ma non è stato così. Anzi è stato più coraggioso salutare il professionismo, piuttosto che continuare a tirarmi dietro la bici. In questo anno e mezzo fuori dalle gare mi sono sempre tenuto occupato in quello che da sempre è stato il mio mondo e la mia vita, aspettando il giusto treno su cui saltare, e ora penso di essere salito su quello giusto”. 

In bocca al lupo Giovanni per la nuova avventura. La tua è sicuramente una fiamma che non si è spenta, brucerà altra legna e sarà il motore che ti farà scalare nuove vette

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