Tennis
Jannik Sinner ha battuto Djokovic senza concedergli palle break: lo specchio di una superiorità evidente
Non era mai accaduto nella storia Slam di Novak Djokovic, ma oggi sì. Jannik Sinner, infatti, lo ha battuto in un match completo di uno dei quattro tornei maggiori senza concedergli una sola palla break, cosa che, appunto, è una novità assoluta. E che denota quanto sia stata importante la performance al servizio dell’altoatesino.
Match completo, si diceva: esiste un precedente, infatti, nel quale il serbo non riuscì a ottenere palle break, ma neanche concluse il confronto. Si tratta dei quarti di finale di Wimbledon 2017, quelli in cui Djokovic si dovette ritirare contro il ceco Tomas Berdych sotto 7-6 2-0.
Al di là di questo, però, è impressionante notare questa prima volta assoluta in ben 19 anni di match al massimo livello dell’attuale numero 1 del mondo. Ce l’ha fatta Sinner, che nelle 3 ore e 22 minuti in cui è rimasto in campo sulla Rod Laver Arena ha fatto valere tantissimo i due fattori prima e seconda. In particolare, ha alzato tantissimo il livello della prima, portandola all’83% di punti vinti, mentre con la seconda si è spinto fino al 63%. Quest’ultimo dato non è inusuale, perché si tratta, storicamente, di una delle grandi armi di Jannik fin da quando è arrivato sul circuito maggiore (vale a dire nel finale di 2019).
E quanto sono stati importanti per lui gli scambi brevi, quelli in cui ha costruito la grande superiorità che lo ha portato a compiere un’impresa tanto grande. Di questi, infatti, ne ha portati a casa 80 contro i 43 del serbo, limitandosi ai primi quattro colpi. Un dato che, in sostanza, gli ha permesso di diventare il successore di Hyeon Chung: 2195 giorni fa, infatti, lo sfortunatissimo sudcoreano (ormai bloccato o quasi da anni di infortuni) fu l’ultimo a battere Djokovic a Melbourne. Un dato che lo mette paradossalmente in parità con Carlos Alcaraz, dato che anche il murciano interruppe in finale a Wimbledon una serie di 2195 giorni di imbattibilità del serbo.
Sinner ha semplicemente confermato di essere, in questo momento, un giocatore semplicemente superiore. E, soprattutto, un uomo diventato sempre più forte dal punto di vista mentale, lato che ha saputo cementare con gli anni e le esperienze. C’è chi ha fatto simpaticamente notare come, dall’ormai famosa scena del vomito di Pechino nei quarti contro il bulgaro Grigor Dimitrov, c’è stata una specie di trasformazione del fato. Per una ragione o per un’altra, in ogni caso da allora gli unici a battere Jannik sono stati l’USA Ben Shelton a Shanghai (Masters 1000) e lo stesso Djokovic alle ATP Finals, ma in quella finale il numero 1 mondiale dovette giocare una delle partite più sontuose della propria carriera. Coincisa, peraltro, con la migliore per qualità assoluta di un qualsiasi giocatore a livello ATP (Slam esclusi) nel 2023.
Quello mandato dal numero 4 del mondo è anche un segnale a tutto il mondo del tennis: lui ormai c’è. Fa parte del gotha assoluto e vuole rimanerci. Sta completando il percorso che aveva iniziato quando, con estrema rapidità, “saltò” dagli ITF al circuito maggiore, riuscendo a schivare la permanenza nei Challenger per larga misura. Era il 2019, e si parlava di una grandissima promessa. Oggi si parla di una realtà con prima finale Slam all’attivo.
Foto: LaPresse