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Tennis
L’impresa di Sinner: era successo solo 7 volte di vincere una finale Slam da 0-2 in Era Open
Jannik Sinner è ufficialmente l’ottavo giocatore nella storia, da quando esiste l’Era Open, capace di recuperare uno svantaggio di due set in una finale di un torneo del Grande Slam. L’altoatesino, rimontando per 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3 sul russo Daniil Medvedev, si aggiunge a una schiera di nomi che può raccontare molto, sotto diversi profili.
Nel 1974, al Roland Garros, emerse la stella di Bjorn Borg. Lo svedese conquistò per la prima volta lo Slam parigino battendo un grande del suo tempo, lo spagnolo Manuel Orantes, tra i più forti a non aver mai toccato il numero 1 (fu secondo nel 1973, agli albori del ranking computerizzato). Dopo i primi due set, Borg piazzò una tonante rimonta che, nel punteggio finale, si tradusse così: 2-6 6-7(4) 6-0 6-1 6-1. Era arrivato l’uomo che solo Adriano Panatta è riuscito a battere (due volte) sul rosso parigino.
Forse per un caso o forse no, ancora il Roland Garros fu teatro della successiva occasione. Ed è anche il più grande rimpianto dell’intera carriera di John McEnroe. La leggenda USA, infatti, nel 1984 perse solo tre partite sulle 85 dell’anno: una al primo turno di Cincinnati con l’indiano Vijay Amritraj, una nella finale di Coppa Davis tra Stati Uniti e Svezia contro Henrik Sundstrom e la terza, dolorosissima, proprio in finale a Parigi. Ivan Lendl dall’altra parte della rete. 6-3 6-2 2-2 0-40: sembra fatta, Ma, nelle parole di Mac, poco dopo se la prese con una telecamera. E non fu più lo stesso. Nemmeno quando salì sul 4-2 nel quarto parziale. Finì 3-6 2-6 6-4 7-5 7-5 per l’allora cecoslovacco, destinato ad anni da numero 1.
Roland Garros, atto terzo: il 1999 vide dispiegarsi un altro momento che va dritto nella storia del tennis. Andre Agassi contro Andrei Medvedev, il Kid di Las Vegas contro l’ucraino redivivo dopo anni di problemi. 1-6, pioggia, 2-6 Medvedev. Per Agassi sembrò tutto finito, ma il terzo set, un autentico saliscendi, determinò la risalita: 1-6 2-6 6-4 6-3 6-4. A questa vittoria è stata dedicata, da Agassi, una parte estremamente significativa della sua autobiografia “Open”, ormai per antonomasia tra i capolavori letterari sportivi anche grazie all’aiuto di J. R. Moehringer.
Ancora Parigi fu teatro della successiva simile situazione. Guillermo Coria sembrava avere tutto per prendersi un meritato Slam contro Gaston Gaudio: il derby argentino vedeva favoritissimo un uomo che, negli anni, aveva dimostrato le sue ottime qualità. E i primi due set sembravano andare in quella direzione. Solo che Coria ebbe un nemico in più: i crampi. Questi lo misero in grande difficoltà. Calò, si riprese, ma non a sufficienza. Gaudio, da numero 44 del mondo, vinse 0-6 3-6 6-4 6-1 8-6.
Cambio di scenario: US Open 2020. Già famoso per la squalifica di Novak Djokovic negli ottavi per l’incauto lancio di palla che colpì una giudice di linea, lo Slam di New York vide una specie di derby di lingua tedesca. Tedesco era colui che prese il vantaggio iniziale, Alexander Zverev. Tedesco non era colui che rimontò, Dominic Thiem. L’austriaco, in un ultimo atto ad alto carico di tensione, riuscì a riprendere in mano la situazione e a vincere per 2-6 4-6 6-4 6-3 7-6(6).
Al Roland Garros 2021, sembrava che qualcuno dovesse stoppare il corso di una storia che qualcuno voleva scrivere. Stefanos Tsitsipas stava mettendo in grande difficoltà Novak Djokovic con una partita spettacolare, in cui il lato psicologico del serbo sembrava ormai in caduta libera. A volte, però, bastano pochi attimi. Un po’ di calma, il rientro in campo, un’altra storia: 6-7(5) 2-6 6-3 6-2 6-4. E, per l’ellenico, la sensazione di esserci andato non vicino, di più.
Fu ancora Melbourne, fu ancora Medvedev il protagonista dell’ultima simile storia. Australian Open 2022, Rafael Nadal era già arrivato in finale contro qualsiasi pronostico e il suo avversario aveva vinto da poco gli US Open, spezzando il sogno Grande Slam di Djokovic. Di tutti i successi Slam, tranne forse due (Wimbledon 2008 e Australian Open 2009), questo è senza dubbio il più famoso del maiorchino. Era sotto 2-6 6-7(5) 2-3 0-40, i dati del momento gli davano il 4% di chance di farcela. Bastò. Divenne 2-6 6-7(5) 6-4 6-4 7-5.
Annotazione finale: dei giocatori citati, quattro erano alla prima finale Slam. Si parla di Borg, Lendl, Gaudio e Thiem. All’atto pratico, Sinner è in compagnia di due campioni che hanno segnato la storia, uno dei migliori giocatori sul rosso tra 2004 e 2006 e l’uomo che più di tutti, tra il 2016 e il 2019, ha saputo mettere in difficoltà Nadal sul rosso.
Foto: LaPresse