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Luca Sacchi: “Ceccon favorito, ma non invincibile. Pilato deve migliorarsi”. Il pronostico di medaglie per Parigi 2024

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Luca Sacchi

C’era anche lui in vasca nel primo Mondiale invernale di nuoto che regalò all’Italia emozioni fortissime a Perth nel 1991. Luca Sacchi si apprestava a salire sul podio olimpico a Barcellona un anno dopo, entrando di diritto nella storia del nuoto italiano, prima di iniziare a raccontarla, quella storia, come commentatore tecnico in RAI. Inizia proprio da lì, dal terzo Mondiale invernale in vasca lunga, in programma a Doha fra poco più di un mese, l’analisi di Luca Sacchi di questo momento particolare del nuoto italiano, il più vincente e il più ricco di talenti che si sia mai visto.

A me il Mondiale d’inverno non dispiace – spiega Sacchi – hai quattro o cinque mesi per prepararlo, dà un senso alla prima parte di stagione, che spesso trascorre senza un vero grande obiettivo e comunque ti dà stimoli per arrivare al meglio al primo picco di forma stagionale. Fossi stato atleta alla vigilia di questo 2024 avrei avuto pochi dubbi: a tutta per Doha, Riccione come viene e poi la corsa verso Parigi, magari con un passaggio al Sette Colli, non certo all’Europeo di giugno. Parigi deve essere il grande obiettivo finale, ma questo non preclude la possibilità di fare molto bene anche prima. Credo che a Doha l’Italia si prenderà delle belle soddisfazioni, vuoi perché può contare su atleti di assoluta qualità, vuoi perché mancheranno alcuni avversari di altissimo livello e questo si sentirà nell’economia del medagliere. Per me esserci è giusto”.

E’ in sintonia con i programmi stilati da quasi tutti i tecnici italiani, Luca Sacchi che non disdegna di fare un passo indietro per analizzare un 2023 controverso per il nuoto italiano: le soddisfazioni non sono mancate ma, a livello numerico in termini di medaglie, il passo indietro rispetto al biennio precedente, c’è stato. “Io mi sento di dare un bel sette come voto globale al nostro nuoto per l’anno che si è appena chiuso – prosegue il commentatore Rai – non è stato un anno catastrofico come qualcuno vuole fare credere. E’ vero, siamo passati dai 5 ori di Budapest all’unico oro di Fukuoka in una specialità non olimpica, abbiamo perso un paio di primati mondiali e probabilmente abbiamo perso definitivamente la capacità di un campione come Paltrinieri di scendere in vasca solo per vincere. In più c’è stato un risveglio non particolarmente piacevole a Fukuoka su quella che almeno il sottoscritto pensava potesse essere un’egemonia di Ceccon quantomeno nei 100 dorso. Non è invincibile, anche se resta l’uomo da battere. Insomma tutti segnali non particolarmente positivi che però hanno qualche spiegazione: molti atleti nel 2022 hanno speso energie mentali e fisiche per farsi trovare pronti alla grande festa di Roma e grande festa è stata. E’ vero che mancava la Russia, che la Gran Bretagna si è presentata non con la migliore compagine, che non c’era Marchand ma l’Italia ha recitato un ruolo inedito e unico nella sua storia di dominatrice di una manifestazione di quel livello. I ragazzi si sono fatti trovare pronti e tutti ricorderanno i giorni di Roma come un momento magico, l’apoteosi di questo gruppo. Un regalo a se stessi e ai tifosi che inevitabilmente presenta un conto da pagare. Per molti di loro c’è stato bisogno di staccare la spina, alcune di quelle spine si sono riattaccate, ma non tutte. Se ci si aggiunge che per tanti c’è stato anche un Mondiale tre mesi prima ecco spiegato un 2023 non a mille per tutti. E’ fisiologico e comprensibile, anche se le aspettative create sono alte e se mancano i risultati è normale una certa delusione”.

Tralasciando Doha che è un caso a parte, non sempre l’andamento del Mondiale preolimpico (in questo caso Fukuoka) ha rispecchiato per l’Italia i valori dei Giochi successivi. Basti ricordare Shanghai nel 2011 con tante medaglie azzurre e lo zero di Londra nel 2012.Quella era una Nazionale molto ‘Pellegrini-dipendente’ e i risultati al di sotto delle attese di Federica a Londra pesarono come macigni sulla spedizione italiana. Ora la situazione è diversa, l’Italia può contare su tante punte in vista di Parigi, da Thomas Ceccon, che è l’uomo su cui si fa affidamento per tornare sul gradino più alto del podio, ad Alberto Razzetti che secondo me è sulla strada giusta per poter aspirare a qualcosa di veramente importante, fino a Nicolò Martinenghi, che sono certo tornerà sui suoi livelli migliori o a Gregorio Paltrinieri che per il podio non è mai tagliato fuori a priori, passando per la staffetta 4×100 stile libero, fino ad arrivare a Benedetta Pilato. Questi sono gli atleti su cui possiamo fare affidamento in vista di Parigi e credo che l’obiettivo plausibile sia una cifra che va dalle 3 alle 5 medaglie, possibilmente con una d’oro. Un bottino del genere farebbe restare l’Italia nell’elite di una disciplina che è popolata di fenomeni con cui è davvero complicato confrontarsi alla pari”.

Chi può guardare gli avversari negli occhi è proprio Thomas Ceccon, che secondo Sacchi non cambierà nulla del proprio programma in vista di Parigi.Credo che a livello individuale si concentrerà sui 100 dorso dove ha le carte in regola per vincere – spiega l’ex azzurro – come mentalità Ceccon è il più ‘americano’ degli italiani. L’impressione è che, dal momento in cui ha toccato la piastra a Budapest facendo segnare il nuovo record del mondo dei 100 dorso, il suo focus sia esclusivamente rivolto ai Giochi di Parigi. Tutto il resto sono tappe di passaggio, ma lui è concentrato su quel traguardo e farà di tutto per raggiungerlo. Un tentativo sui 200 dorso poteva starci. Le potenzialità ci sono, lo spazio per risultati di grande prestigio anche. Fenomeni in giro in quella specialità non ce ne sono, magari potrà allungare il raggio nelle prossime stagioni. E poi c’è il Ceccon delle staffette, fondamentale per l’Italia, come lo fu a Tokyo. A Fukuoka quel Ceccon non mi è piaciuto, non mi è piaciuto il suo atteggiamento nei confronti dei compagni e delle gare. L’Italia ha bisogno di un leader vero, che metta i compagni nelle condizioni migliori per ottenere i risultati: quel leader non l’ho visto e spero di vederlo, o meglio rivederlo, in vista di Parigi”.

Tra gli atleti che hanno fatto un salto di qualità mentale, Sacchi segnala Benedetta Pilato.Qui il gradino è stato salito – dichiara – ci vuole coraggio a trasferirsi da casa, a Taranto, dove sei una star assoluta, dove sei nella tua comfort zone, a Torino dove devi ricostruire tutto il tuo habitat. Lei lo ha avuto e si è ambientata in fretta: non era scritto.  Ha ripreso il filo e anche questo non era scontato perché noi spesso dimentichiamo che si tratta di ragazzi giovanissimi a cui cambiano tutte le prospettive in un attimo o comunque in un lasso di tempo breve. Qualche contraccolpo nel percorso di crescita è inevitabile. Ora Benedetta sembra aver trovato la sua dimensione ed è tornata sui suoi livelli migliori che non bastano ancora per andarsi a prendere il podio olimpico, a meno di sorprese clamorose. Le serve attaccare l’1’05”, si può fare e a quel punto porrebbe la sua seria candidatura per l’unica medaglia internazionale che le manca, la più importante”.

Qualche parola, Luca Sacchi la spende volentieri anche per la staffetta 4×100 che ritiene serissima candidata ad una medaglia anche a Parigi.A meno di sorprese clamorose sono quattro squadre per tre posti sul podio, ma stiamo parlando di staffette fortissime, Australia campione del mondo, Stati Uniti che sono sempre durissimi da battere ai Giochi e Gran Bretagna che avrebbe probabilmente vinto l’oro iridato lo scorso anno non si fosse fatta squalificare. L’Italia non è il quarto incomodo, se la gioca alla pari e lo ha dimostrato lo scorso anno. Abbiamo Miressi e Ceccon che sono in grado di staccare tempi in linea con i più grandi delle altre squadre, abbiamo Zazzeri e Frigo che si esaltano quando gareggiano in staffetta, abbiamo già pronti un paio di ricambi credibili: si può fare e sono molto fiducioso perché questi ragazzi hanno dimostrato capacità di farsi trovare pronti al momento giusto e solidità mentale”.

Due nomi per spostarsi su un’altra valutazione che riguarda il futuro del nuoto italiano: Leon Marchand e Jasmine Nocentini. Percorsi totalmente diversi ma per entrambi esperienza negli Stati Uniti, allenati del meglio che può presentare il panorama a Stelle e Strisce, Bob Bowman, tecnico di Michael Phelps e non solo, per Marchand, Todd DeSorbo, che sarà l’head coach della nazionale femminile americana alle Olimpiadi di Parigi 2024, per l’azzurra Nocentini, vera e propria rivelazione dell’Europeo in vasca corta di Otopeni, per atteggiamento e risultati. “Ebbene sì, lo spero proprio che qualche atleta italiano di punta, qualche giovane con grandi prospettive, un giorno scelga di intraprendere questo percorso e provi l’esperienza del college statunitense dove lo studio non è un problema perché è integrato allo sport e dove si seguono metodologie di lavoro innovative e spesso efficaci, basti guardare i risultati degli Usa, soprattutto in chiave olimpica. Sicuramente non sarà la Federazione a spingere gli atleti verso l’estero, non ne avrebbe interesse visto che investe per fare in modo che in Italia la qualità dei tecnici sia sempre più alta, perché questo avvenisse forse sarebbe necessario avere un atleta ‘trascinatore’, una sorta di gancio che possa spingerne altri a intraprendere questo progetto. Quando ho visto gareggiare Nocentini ci ho pensato: nuota bene, si accende immediatamente, non ha risentito del problema fisico che l’ha tenuta ferma per due giorni, ha un atteggiamento competitivo che mi piace tantissimo. Uscendo dalla proprio comfort zone si può crescere di testa e tecnicamente. Per me varrebbe la pena provare”.

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L’ultima considerazione è sul calendario, non di questo 2024 al limite della follia ma degli anni a venire: sarà un ritorno alla normalità o quello di un paio di eventi internazionali in vasca lunga di alto livello nell’arco dello stesso anno solare può essere una strada? “Può esserlo ma con intelligenza, non inserendo date un po’ a caso come accaduto quest’anno, ad esempio, con l’Europeo che diventerà un evento in tono minore anche se, a mio avviso, sarà una grande occasione per tantissimi atleti che hanno ambizione di entrare fra i big nel prossimo quadriennio. Tante discipline olimpiche hanno due grandi eventi internazionali all’anno, vedi la ginnastica, ad esempio, con Europei e Mondiali. Perché no, non si svilirebbe l’importanza dell’evento e si terrebbe desta l’attenzione per più tempo sulla disciplina. Va studiata in modo approfondito, con tempi e modi che tengano conto del rispetto per gli atleti ma si può fare”.

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