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Sinner ha battuto Djokovic alle Finals, in uno Slam e in Coppa Davis come solo Federer e Nadal

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Jannik Sinner

Per Jannik Sinner la terza impresa contro Novak Djokovic in due mesi e poco più non ha solo il risvolto della finale degli Australian Open raggiunta per la prima volta in carriera. Quanto messo a segno dal numero 4 del mondo e 1 d’Italia, infatti, è qualcosa di occorso solo ai grandissimi della storia di questo sport, vale a dire Roger Federer e Rafael Nadal.

Partiamo dallo svizzero: pochi, oggi, ricordano che il secondo confronto del testa a testa tra lui e Djokovic si è tenuto in Coppa Davis, nel 2006. Era il playoff per restare nel World Group (di allora), e non fu particolarmente difficile per Federer vincere. Fu 6-3 6-2 6-3, una delle vittorie più nette nella storia personale tra i due. Sono tre, invece, le occasioni in cui il nativo di Basilea si è imposto alle ATP Finals: in semifinale, nel 2010, vinse 6-1 6-4 (e poi conquistò il trofeo contro Nadal), mentre nel 2015 e nel 2019 si impose nel girone. In un caso fu 7-5 6-2, ma il serbo si rifece in finale. Nell’altro, invece, Federer passò direttamente alla fase successiva: eliminare Djokovic con un 6-4 6-3 che è forse l’ultimo colpo di grandezza vissuto nella sua immensa carriera.

E, quanto agli Slam, giova ricordare che i precedenti dei primi cinque anni nei quattro tornei maggiori sono stati per larga misura a favore dello svizzero. Che, vale la pena ricordarlo, si è portato a casa nel confronto diretto i quarti degli Australian Open 2007 (poi vinti), la finale degli US Open 2007, le semifinali degli US Open 2008 e 2009 (quest’ultima con il più celebre dei tweener di Roger), la semifinale del Roland Garros 2011 che tolse a Djokovic un’imbattibilità di 41 partite vinte in fila, infine la semifinale di Wimbledon 2012. Un conto che, per tre volte e con sei match point complessivi annullati, avrebbe potuto girarsi ancor più, negli anni, a favore di Federer.

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Quanto allo spagnolo, invece, sono state ben 11 le volte in cui è arrivata la sua vittoria in uno Slam, a fronte delle 7 di Djokovic. Vale ricordare, in questo caso, che di queste sono 8 quelle giunte al Roland Garros, con le eccezioni costituite dalla semifinale di Wimbledon 2007 (il serbo si ritirò sul punteggio di un set pari e 4-1 Nadal nel terzo) e dalle finali degli US Open 2010 e 2013, non per caso due degli anni più vincenti di sempre per il maiorchino. Peraltro, anche il primo Nadal-Djokovic, così come il primo Federer-Djokovic, è del 2006: proprio a Parigi, con lo spagnolo avanti 6-4 6-4, il serbo si ritirò. Ma, nel team di Nadal, serpeggiò già allora una certa consapevolezza che dall’altra parte della rete si era presentato qualcuno che avrebbe potuto creare dei problemi. Uno solo il confronto in Coppa Davis, datato 2009. Era il primo turno: in quello Spagna-Serbia ci fu un solo, chiaro dominatore in poco meno di due ore e mezza, e cioè il padrone di casa.

Alle ATP Finals, invece, nel 2007 ci fu il doppio 6-4 da parte di Nadal, che poi replicò con un 7-5 6-2 nel 2010. In entrambe le occasioni si è trattato di round robin, con l’unica finale tra i due che è stata però vinta da Djokovic. Rispetto a Federer, Nadal ha inoltre un successo alle Olimpiadi, ma per il semplice motivo che un Federer-Djokovic a cinque cerchi non si è mai giocato (e non ci sarà mai più l’occasione per averlo; nel 2012 fu Andy Murray a impedirlo, battendo prima l’uno e poi l’altro).

Il caso di Sinner è ormai noto, ed è giunto sostanzialmente tutto negli ultimi due mesi. Prima il successo alle Finals di Torino, anche qui nel girone e dopo poco più di tre ore. Djokovic, però, si rifece in finale. Ad oggi quello è l’ultimo successo del serbo. Sarebbe stato penultimo se, in semifinale dell’attuale format di Davis, non fossero intervenuti tre match point salvati da Jannik sul 4-5 0-40 del terzo set, che hanno cambiato nel giro dei dieci minuti successivi tantissime cose. E poi è arrivato quanto accaduto poche ore fa: la prima volta assoluta di un italiano vincitore sul numero 1 del mondo in un torneo dello Slam in campo maschile. Una sequenza che sta spingendo sempre di più l’altoatesino verso le vette più alte del tennis mondiale.

Foto: LaPresse

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