Superbike
Superbike, Anthony Gobert sta morendo. Si avvicina l’addio a “The Go Show”, il più grande talento inespresso degli anni ’90
Anthony Gobert è in fin di vita. Ad annunciarlo è il fratello Aaron tramite un post sui social network. L’ex pilota motociclistico australiano, soprannominato “The Go Show”, è unanimemente ritenuto uno dei più grandi talenti inespressi di fine anni ’90 e inizio XXI secolo.
Gobert assurge agli onori delle cronache nel 1994 in Superbike quando, appena diciannovenne, corre da protagonista con una wild card a Phillip Island. Realizza la pole position, chiude terzo gara-I e vince gara-II. La performance gli vale una sella a tempo pieno con Kawasaki per l’annata successiva.
Il 1995 non comincia nel migliore dei modi, ma la seconda metà di stagione è positiva. Due vittorie (una a Laguna Seca, l’altra a Phillip Island) e sei podi gli valgono il quarto posto in Campionato, alle spalle solo di tre mostri sacri del calibro di Carl Fogarty, Troy Corser e Aaron Slight.
C’è chi se lo aspetta in lotta per il titolo del 1996, ma ancora una volta c’è un lungo passaggio a vuoto in primavera. Quando sembra sbloccarsi, con un successo a Laguna Seca, si infortuna a Sentul. Riesce a tornare in tempo per la tappa casalinga di Phillip Island, dove si impone sia in gara-I che in gara-II.
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La costanza di rendimento gli fa difetto, il suo coraggio sconfina nell’incoscienza, la sua foga lo porta spesso a esagerare. Il talento, però, non è in discussione. Difatti, per il 1997, Suzuki decide di scommettere su di lui. La Casa di Hamamatsu gli affida una RGV500 nel Motomondiale.
Per Gobert, l’esperienza in 500cc è però negativa e rappresenta l’inizio del suo declino. Parte con un infortunio a Shah Alam; quando torna ottiene una serie di piazzamenti anonimi (la scarsa competitività del mezzo non aiuta), dopodiché viene licenziato in tronco per essere trovato positivo alla marijuana in un controllo antidoping.
Gli eccessi dell’australiano non si verificano solo in pista, bensì anche nella vita privata. Si rifugia nel Campionato Superbike statunitense, ma sa farsi notare un altro paio di volte nel Mondiale. A Laguna Seca, nel 1999, corre con una wild-card e vince una delle due gare a cui partecipa.
tuttavia, il suo capolavoro si compie a Phillip Island nell’aprile 2000, quando realizza un’impresa epica sulla poco competitiva Bimota. Gobert sbaraglia il campo in una gara bagnata, rifilando distacchi abissali a tutti gli avversari e fregandosene del diluvio che si sta abbattendo sul tracciato.
È una delle prestazioni più clamorose mai viste nel Mondiale Superbike, nonché la summa di “The Go Show”, un talento e una sensibilità di guida degni dei migliori in assoluto, purtroppo non supportati da una personalità solida. È il suo canto del cigno.
L’australiano sprofonda in un vortice fatto di alcol e droga, patendo anche disavventure giudiziarie e atroci lutti personali (nel 2004 perde la fidanzata in un incidente stradale). Il fratello minore Aaron, soprattutto negli ultimi anni, fa di tutto per aiutarlo e permettergli di vivere in maniera dignitosa.
Recentemente, un’esistenza tormentata ha ricevuto l’ultimo colpo. Una malattia, breve ma fulminante, ha ormai portato Anthony, nato il 5 marzo 1975, a un passo dalla fine del suo viaggio terreno. Un viaggio durante il quale non ha ottenuto quanto avrebbe potuto, ma che ha emozionato molti appassionati e gli permetterà di essere ricordato. Con affetto e ammirazione.
Foto: Jim McDermott, Flickr (Licenza Creative Commons)