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Biathlon
Biathlon, Hanna Öberg è la “go-to-girl” per scrivere la storia nella seconda settimana dei Mondiali
La donna da seguire con maggiore attenzione nella seconda metà dei Mondiali di biathlon di Nove Mesto na Morave è, senza ombra di dubbio, Hanna Öberg. La svedese avrà difatti l’opportunità di scrivere la storia sia nell’individuale di martedì 13 febbraio che nella mass start di domenica 18.
Partiamo dalla 15 km, dove esiste la possibilità di diventare la più grande di sempre nel format in questione, a patto di riuscire nell’impresa di imporsi per l’ennesima volta. La lappone si è già fregiata di un oro olimpico (Pyeongchang 2018) e di due ori iridati (Östersund 2019, Oberhof 2023). Non sono in molte a poter dire di aver fatto altrettanto. Anzi, solo la norvegese Tora Berger (Giochi di Vancouver 2010, Mondiali di Ruhpolding 2012 e Nove Mesto 2013) vanta un palmares analogo.
La tedesca Petra Schaaf si è messa tre medaglie d’oro al collo, ma tutte iridate (Feistritz 1989, Lahti 1991, Borovetz 1993). La sua connazionale Andrea Henkel ha realizzato l’accoppiata Giochi-Mondiali (Salt Lake City 2002 – Hochfilzen 2005), ma non si è ripetuta in nessuno dei due ambiti.
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Dunque Hanna ha di fronte a sé la possibilità di essere la prima donna a vincere 4 medaglie d’oro nell’individuale e sarà la go-to-girl anche nella partenza in linea. In questo caso, la pallottola d’oro inserita nella canna della sua carabina svedese sarà unica.
Nell’individuale, l’opportunità di diventare la più vincente di sempre si riproporrà anche in futuro. Nella mass start, la chance di realizzare il back-to-back presuppone un trionfo pregresso, che nel caso di specie è quello di Oberhof 2023.
Da quando il format è stato inserito nel programma dei Mondiali, ovvero dal 1999, nessuna donna è ancora stata in grado di vincerne due edizioni consecutive! Chiunque sia passata per prima sul traguardo, poi non è riuscita a ripetersi nel momento in cui ha dovuto difendere il suo titolo. A conti fatti chi c’è andata più vicina è stata Dorothea Wierer, nel 2020.
L’altoatesina uscì in testa dal quarto poligono con 15” di vantaggio su Marte Røiseland Olsbu, ma nell’ultimo giro si trovò a recitare la spiacevole parte del fantasmino azzurro, fagocitato da un’implacabile Lady Pacman giunta dalla Norvegia con furore.
A proposito di norvegesi, vero che anche Tora Berger fu d’argento nel 2013 dopo aver vinto nel 2012, ma la scandinava non fu mai un fattore nella partenza in linea di… Nove Mesto (!) dominata in lungo e in largo da Darya Domracheva. Anzi, artigliò la piazza d’onore in rimonta.
Insomma, vedremo se per la ventunesima volta la mass start respingerà la propria campionessa in carica, oppure se nel corrente 2024 sorriderà a colei che si presenterà al via della competizione con i crismi della detentrice del titolo.