Olimpiadi
Il tennis alle Olimpiadi: un feeling mai sbocciato per l’Italia. Ma a Parigi 2024 la storia potrebbe cambiare
Partiamo da un inconfutabile dato di fatto: l’Italia ha conquistato una sola medaglia nel tennis ai Giochi Olimpici, il bronzo del triestino Uberto Luigi de Morpurgo nel 1924, a Parigi. E proprio nella capitale francese, sulla mitica terra rossa del Roland Garros, i tennisti italiani proveranno esattamente un secolo dopo a riscrivere la storia dell’amore mai sbocciato tra questo meraviglioso sport e il nostro Paese.
Continuiamo con alcune doverose constatazioni generiche. Il tennis ha fatto parte del programma olimpico fin da Atene 1896, per esserne poi escluso a partire dai Giochi del 1928 e ricomparire a Città del Messico (1968) e Los Angeles (1984), ma soltanto come “torneo di esibizione”.
Con i Giochi di Seoul 1988, il tennis è tornato ad essere ufficialmente – e con i professionisti in campo – uno sport olimpico, assegnando sei titoli fino a Pechino 2008 (i due singolari e i due doppi, maschili e femminili) e con l’introduzione del doppio misto a partire da Londra 2012.
Per di più, il torneo olimpico è entrato nel calendario ATP e WTA equiparato, nel primo caso, ad un torneo di livello ATP Masters Series / ATP World Tour Masters 1000 e, nel secondo, ad un Tier I / Premier. Nella formula odierna, alle competizioni tennistiche a Cinque Cerchi prendono parte 128 partecipanti nel singolare (64 per sesso), 64 coppie totali nei doppi, sempre divise equamente fra torneo maschile e femminile, oltre agli appena 16 binomi previsti nel doppio misto.
In pratica, dal 27 luglio al 4 agosto, saranno complessivamente a Parigi 172 pretendenti alle medaglie olimpiche “spalmati” su cinque eventi: uno show garantito che vedrà i migliori artisti della racchetta del mondo sfidarsi nel tempio in terra battuta dello Stade Roland Garros.
Una piccola parentesi (nefasta) riguardante il tricolore ai Giochi. Nonostante si sia giocato su ogni tipo di superficie, quindi, “ce n’è stato per tutti i gusti”, dal 1988 in poi l’Italia non è mai riuscita a piazzare un/una suo/a tennista sul podio olimpico, anche quando – leggasi Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016 – soprattutto con le donne, e soprattutto nel doppio, di carte pregiate ne avevamo e come da giocare…
Le nostre splendide ragazze arrivarono a quei tre appuntamenti a Cinque Cerchi con dei curricula sontuosi: cinque finali di Fed Cup, di cui quattro vinte (2006, 2009, 2010, 2013), e ben quattro finali Slam individuali tra Francia (2010 Schiavone vinta, 2011 Schiavone persa, 2012 Errani persa) e New York, quando nel 2015 si sfidarono per il titolo agli US Open Flavia Pennetta e Roberta Vinci, in un irripetibile “derby della racchetta” tutto pugliese. Ricordi emozionanti e indelebili. Erano gli anni d’oro del tennis femminile italiano, mentre in campo maschile si stava attraversando un’epoca metaforicamente di materiale molto meno pregiato.
Tra i Giochi di Londra e quelli di Rio, infatti, l’Italia ha potuto contare sulla coppia leader del ranking mondiale di doppio femminile, Errani-Vinci, capaci di conquistare assieme addirittura il Career Grand Slam, quindi, anche il torneo di Wimbledon e proprio sui campi in erba dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club, Sara e Roberta arrivarono nel 2012, se non da favorite assolute, quantomeno con serie ambizioni da podio olimpico, essendo state le teste di serie n.2 anche in occasione dei canonici Championships di giugno-luglio.
Invece, le nostre due campionesse si fermarono ai quarti di finale sia a Londra sia a Rio, quattro anni dopo, battute rispettivamente dalle “solite” sorelle Williams (un eloquente 6-1 6-1 che le lanciò verso il loro terzo oro olimpico di coppia) e dalle forti doppiste ceche Šafářová-Strýcová, poi di bronzo sul cemento outdoor brasiliano.
Concludiamo con delle verosimili proiezioni che profumano tanto di fiducia. Sinner ha dichiarato ripetutamente di aver messo la medaglia olimpica nel mirino, tra gli obiettivi più importanti del 2024, certo le sue “predilezioni tecniche” ci dicono che la terra parigina non è il cemento australiano o l’indoor di Rotterdam, ma ormai da Jannik ci si può, ci si deve aspettare di tutto.
D’altronde, non si sa come arriveranno all’appuntamento a Cinque Cerchi i vari Nadal, Djokovic, Alcaraz, eccetera, dopo che saranno già andati in scena, sulla stessa terra parigina, il French Open “ordinario” di maggio-giugno e, dal 1° al 14 luglio, Wimbledon. Insomma, un autentico tour de force che pretenderà forma fisica e tenuta mentale d’acciaio.
Tuttavia, le concrete speranze di medaglia in quel di Parigi non saranno circoscritte al solo Sinner (che si spera possa arrivare all’appuntamento olimpico con un ranking da top-3…), perché abbiamo due doppi in rampa di lancio. Agli ultimi Australian Open Bolelli-Vavassori si sono spinti addirittura fino all’ultimo atto del primo Slam della stagione, poi ceduto agli specialisti Bopanna-Ebden, hanno appena conquistato il torneo di Buenos Aires (sulla terra…) e sono in grande ascesa nel ranking mondiale, addirittura secondi nella Race.
Tra le ragazze, la strana-coppia-collaudata composta da Jasmine Paolini e dalla trentaseienne, immarcescibile, Sarita Errani ha iniziato nel migliore dei modi questo 2024 agonistico, aggiudicandosi i tornei di Monastir e Linz, ed è al settimo posto nella Race di doppio.
Infine, meglio non toccare il tasto doppio misto perché in questo ambito l’Italia è “desaparecida” da un bel po’ e non soltanto a livello olimpico, però, non dimentichiamolo, siamo i detentori della Coppa Davis al maschile, nonché finalisti all’ultima Billie Jean King Cup con le donne: vuol dire che anche con i doppi ce la caviamo ancora benino. Tutto ciò basterà per riscrivere la storia olimpica del tennis italiano? Chissà, ma l’ottimismo c’è…