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Lisa Vittozzi: “Se vinco a Milano-Cortina, potrei smettere. Niente feste, penso alla Coppa del Mondo”

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Lisa Vittozzi
Lisa Vittozzi / Lapresse

Lisa Vittozzi ha vissuto un Mondiale di biathlon straordinario a Nove Mesto (Repubblica Ceca): non solo ha conquistato il primo titolo iridato individuale della sua carriera, ma ha collezionato anche ben tre argenti. Sin da ora la sappadina si candida per un ruolo di primissimo piano nelle classifiche di fine anno che OA Sport stila per premiare i migliori sportivi italiani.

Tuttavia la stagione non è ancora terminata. C’è un obiettivo prestigioso da provare ad agguantare: la Coppa del Mondo generale. Al momento la fuoriclasse azzurra è terza in una classifica cortissima con 671 punti, preceduta dalla norvegese Ingrid Landmark Tandrevold (719) e dalla francese Justine Braisaz-Bouchet (689). In piena corsa troviamo anche le francesi Julia Simon (662) e Lou Jeanmonnot (590), oltre alla svedese Elvira Oeberg (602). Con tre tappe ancora da svolgere, ogni scenario è possibile.

Di questo, e tanto altro, abbiamo discusso con la neo-campionessa del mondo, che guarda con ambizione alle Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026, non escludendo che possano essere le ultime a cui prende parte da atleta.

L’aver vietato l’utilizzo del fluoro ha reso ancora più importante la preparazione degli sci. Pensi che la Francia abbia trovato qualcosa che fa la differenza rispetto alle altre nazionali? 
Sicuramente nella sprint dei Mondiali avevano qualcosa in più delle altre nazioni, sono state più performanti, si è visto con i distacchi che ci sono stati. È vero che le francesi sono molto forti, ma certi distacchi erano assurdi. In seguito i nostri skimen hanno lavorato durissimo per farci avere dei materiali ottimi. Erano molto dispiaciuti dopo la sprint, si sono fatti il mazzo per rimediare. Può capitare che ci siano dei giorni che non ottieni quello che vuoi. Durante la stagione è capitato che una squadra avesse sci superiori alle altre, ma non sempre era la Francia. Comunque dall’inseguimento in poi abbiamo avuto degli sci alla pari con le francesi“.

L’individuale è la gara che ti esalta di più, eppure se ne svolgono sempre meno, talvolta anche mutando il formato.
Si fanno poche individuali, è giusto perché ci sono tantissime gare e non puoi farne una alla settimana, il chilometraggio è elevato. Però sono d’accordo che non va accorciata o modificata, è la gara di biathlon per eccellenza. E non lo dico perché sia la mia preferita“.

Hai festeggiato il titolo iridato o sei già proiettata sull’obiettivo della Coppa del Mondo generale?
Sto già pensando alla Coppa del Mondo. Mi hanno fatto un po’ di festa a Sappada, ma sono andata a casa presto, avevo bisogno di staccare da due settimane stressanti e difficili“.

Ti giocherai la sfera di cristallo in un mese, quello di marzo, che storicamente ti ha sempre esaltata. Per quale motivo?
Non lo so, penso che sia una questione di preparazione, la programmazione funziona e a marzo mi sono sempre trovata bene. Spero di essere anche quest’anno in forma, perché mi servirà“.

La Lisa Vittozzi che nel 2019 vinceva sprint ed inseguimento a Oberhof è la stessa atleta di oggi come passo sugli sci?
Mi sento migliorata, sia sugli sci sia al tiro. Complessivamente mi sento proprio cresciuta rispetto a 5 anni fa“.

Ti piacerebbe battere il record di Michela Ponza, ovvero l’atleta che ha ottenuto più gare senza errori nel biathlon femminile?
Le statistiche non le guardo, non è un primato a cui ambisco, preferisco contare le medaglie“.

Alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 avrai 31 anni. Nello sport attuale non sono tanti, ma si tratta anche di un’età ideale per fare progetti di famiglia. Ci stai già pensando?
Se dovessi raggiungere l’obiettivo che ho per Milano-Cortina, penso che smetterei all’apice. Penso che sia meglio lasciare da vincenti piuttosto che trascinarsi e magari diventare una delle tante. Alla lunga stanchi“.

Tu e Dorothea Wierer a 20 anni eravate già competitive ai massimi livelli in Coppa del Mondo. Perché le giovani di oggi, italiane ma anche straniere, fanno così fatica ad emergere?
L’età si è alzata sicuramente. Io e Wierer siamo tra le poche atlete che sono esplose a 20 anni. Adesso è più difficile, perché il livello si alza sempre di più ed è difficile. Mi capita talvolta, alla fine di una gara, di pensare che, con la stessa prestazione, magari 3-4 anni fa avrei vinto. Purtroppo oggi anche le gare perfette possono non bastare più per vincere, perché il livello è altissimo“.

Se sei in corsa per la Coppa del Mondo generale, lo devi in gran parte a come hai saputo limitare i danni nel mese di dicembre, quando la salute non ti ha assistita.
È stata dura. Ho vinto la prima gara ad Oestersund, il giorno dopo mi sono ammalata, lì faceva molto freddo. Avevo la bronchite, non riuscivo a respirare. A Hochfilzen ancora non mi sentivo bene, la bronchite c’era ancora, ma stava passando. Ho fatto un sacco di aerosol e mi sono difesa bene, poi ho tenuto duro anche a Lenzerheide. Nel complesso è andata meglio del previsto, mi sono salvata in corner. La prima settimana di gennaio ho fatto un po’ fatica, poi man mano la forma stava tornando. Ad Anterselva avevo buone sensazioni, poi mi si è bloccata la schiena in un raduno e ho dovuto fermarmi per tre giorni. Però mi sono stupita perché sono andata ai Mondiali molto tranquilla. Sono arrivata col mal di schiena a Nove Mesto, i fisioterapisti mi hanno aiutata tanto. Ad ogni modo, il problema alla schiena non ha influito per la sprint, era già alle spalle“.

La Coppa del Mondo verrà assegnata con la trasferta nord-americana tra Soldier Hollow e Canmore: cosa ti aspetti?
La tappa in America è in altitudine e si farà veramente fatica: è un bel posto, mi piace. Sono contenta poi di finire in Canada, mi piace come pista. Spero solo che non ci siamo -30° “.

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