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Nuoto artistico, Minisini: “Con questo regolamento sei in mano alla sorte. La Russia non vincerebbe come prima”

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Giorgio Minisini-LaPresse

Giorgio Minisini mette in archivio i Mondiali di nuoto artistico di Doha (Qatar) con la consapevolezza di essersi lasciato alle spalle le difficoltà del 2023. Il titolo iridato vinto nel programma libero e l’argento nel programma tecnico sottolineano come il nostro portacolori sia pronto per un’altra stagione da assoluto protagonista. Tra campionati europei a giugno e sogno olimpico, l’atleta classe 1996 si è raccontato a OA Sport in una lunga intervista.

Dopo un 2023 difficile, sei rientrato conquistando subito una medaglia d’oro: quanto è stato complicato?

“Sì, il 2023 è stato abbastanza difficile al di là di tutto. Saltare un Mondiale per la rottura del menisco la settimana della gara è stato tosto, ma anche un’esperienza, diciamo che mentre facevo la riabilitazione pensavo ‘’vabbè, dai’. Ogni volta che mi facevano domande sugli infortuni dovevo rispondere che non li avevo mai avuti, adesso ho qualcosa a cui rispondere, quindi questo era l’aspetto positivo, misero rispetto a quello che si era perso. È stato bello poterci essere di nuovo. Il fatto di essere a un Mondiale è stata un’esperienza veramente incredibile. Averne saltato uno mi ha fatto rendere conto di quanta fortuna e quanta meraviglia abbiamo ogni volta”.

Il nuovo codice di punteggio ha rivoluzionato il nuovo artistico: in meglio o in peggio? Quali correttivi apporteresti?

“Il nuovo sistema ha portato diverse novità ed è inevitabile quando ci sono cambiamenti così grandi. Come in ogni cosa ci siano aspetti positivi e negativi. Gli aspetti positivi sono tanti, sicuramente il fatto di avere una codifica oggettiva che è uguale per tutti al di là dei nomi, al di là dell’influenza psicologica che i nomi possono avere sui giudici. È importante perché permettono a tutti di provarci. Ci sono però anche diverse problematiche, prima su tutte il modo con cui vengono ancora assegnati i punteggi, che è ancora legato a vecchi schemi e non è veramente basato su ciò che il regolamento dice, però questo è più un problema culturale del nostro sport. C’è il problema dei cosiddetti base mark, per cui un’atleta che nuota bene al 95% viene penalizzato allo stesso modo di un’atleta che nuota bene al 5% e questa è una cosa che non ha senso dal punto di vista sportivo. Diciamo che falsa la gara ed i risultati ed è una delle cose che secondo me vanno cambiate. Inoltre i codici vanno posizionati perché al momento sono molto squilibrati. Tolte queste problematiche molto importanti, diciamo che la direzione è quella giusta e non si può tornare indietro”.

Rispetto a prima, va detto, si vedono molti meno risultati scontati. Per quale motivo?

“È vero. Da un lato perché tutti ci possono provare. Alcuni risultati è molto positivo che siano cambiati, penso al doppio inglese e al doppio olandese, che son formati da atlete di incredibile talento, ma proprio per il fatto di venire con una debole tradizione per questo sport non avevano mai avuto l’opportunità di competere per una medaglia. Questo regolamento ha dato modo a loro di competere, e se la sono meritata. Però è anche vero che ci sono risultati che sono invece completamente casuali. Il sistema del base mark fa sì che alcune penalità, per il fatto di non avere tolleranze e per il fatto di ‘’tirarti giù tutto un pezzo intero per un misero errore’’, abbiano un effetto completamente ‘’randomico’’ sulla gara e prestazione. Una delle esperienze comuni è diventata uscire dall’acqua e non sapere se si arriverà primi o dodicesimi, perché penalità di 50 punti vengono date per errori che non sono per niente evidenti o percettibili e non sono per niente impattanti. Tu esci e sei in mano alla sorte. Ci sono alcuni risultati inaspettati ma positivi, tanti altri sono completamente ‘’randomici’’ e ingiusti, se vogliamo”.

Pensi che la Russia sarebbe dominante anche con questo nuovo sistema di punteggio?

“Non ne ho idea. Loro sono sempre stati molto bravi dal punto di vista artistico, un po’ meno dal punto di vista delle difficoltà. Questo è un elemento che comunque punta tanto sulle difficoltà. Avendoli visti nuotare in casa loro, sono rimasti legati ai vecchi schemi, quindi nuotano un artistico di vecchio stampo. Gli esercizi che hanno portato nelle gare in casa non sarebbero stati competitivi in questi Mondiali. È ovvio che comunque le caratteristiche tecniche sono quelle che sono, l’influenza sui giudici è quella che è e quindi sicuramente avrebbero una parte importante in ogni competizione, ma non è cosi scontato come lo era una volta”.

E qual è invece il segreto della Cina che è diventata la nazione leader di questo sport?

“La Cina si è adattata molto bene al regolamento. Sono molto veloci e precisi. Questo è sicuramente un aspetto positivo della loro nuotata che li caratterizza. Hanno uno staff tecnico di rilievo e cercano sempre di evolversi e non accontentarsi di quello che hanno fatto, penso che questo possa essere d’esempio per tutti noi e che sicuramente sono avversari a cui guardare con attenzione”.

In campo maschile sei stato un pioniere di questo sport, ora stai trovando rivali importanti e non è più scontato vincere: come la vivi?

“Insieme a tanti altri, sì, sono stato comunque uno dei primi insieme a Bill May, Pau Ribes, Benoit Beaufils e Atsushi Abe. È stato un progetto collettivo il nostro. È bello avere avversari di caratura tecnica importante, è stimolante, diciamo che è molto più bello vincere quando non è scontato piuttosto. Ora è diventato uno sport più interessante e difficile, ma è diventato uno sport, quindi è più bello”.

Hai iniziato un nuovo percorso con Susanna Pedotti: come procede la vostra intesa?

“Sì, da quest’anno lavoro con Susi, lei è un’atleta incredibile, ha 19 anni ma ha una maturità che a volte quasi supera la mia – ride – si abnega molto al lavoro. Siamo seguiti da un allenatrice tosta e lei non si tira indietro davanti alla sfida, anche quando la maggior parte delle persone lo farebbe. Per me è molto importante perché so di poter contare su una persona come me, con la voglia di lavorare come la mia. So di poter pensare ‘’solo a me stesso’’, perché so che lei c’è. È ovviamente piacevole lavorarci insieme e son convinto che possiamo fare tanto in futuro”.

Sei l’unico uomo che prende parte anche alle gare con la squadra: pensi di avere una chance per venire convocato per Parigi 2024?

“Ovviamente sarebbe importante poterci essere, però è anche importante che l’Italia porti le persone che possano massimizzare le chance di medaglia, quindi io in questo momento faccio il mio lavoro al meglio e so che in qualsiasi caso le persone che partiranno saranno la scelta migliore per l’Italia”.

I tempi sono maturi per inserire il nuoto artistico maschile a Los Angeles 2028?

“Penso che dopo l’Olimpiade di Parigi ci sarà un buon cambiamento, sono convinto che possiamo sfruttare la leva dell’attenzione su queste squadre miste per chiedere l’inserimento dei doppi misti. Io penso che l’evoluzione, il futuro di questo sport stia nel misto, perché è uno dei pochi sport, se non l’unico, in cui il misto è veramente tale, in cui essere uomini o essere donne non dà un vantaggio oggettivo sull’altro sesso, perché la forza è compensata dalla flessibilità che è compensata dal galleggiamento, che è compensato dalla potenza. È uno sport in cui servono tutte le caratteristiche dell’essere umano e per questo uomini e donne sono veramente alla pari. Quindi sì, credo che il misto sia il futuro di questo sport e credo che dopo Parigi potremo fare tanto”.

Quanto, sino a qui, è mancata la vetrina olimpica alla tua carriera?

“Sinceramente non ci ho mai pensato. Parlando di ambizione personale tanto. Aver visto due Olimpiadi con la maglia dell’Italia addosso seduto sul divano è stata dura. È stata dura l’idea di vedere anche Parigi, era durissima, io ci avevo quasi rinunciato, poi invece diciamo che arrivata questa notizia. Ancora non ci credo ed è difficile da realizzare, però le Olimpiadi sono il sogno di qualsiasi atleta, e il fatto di poter sognare fa tutta la differenza del mondo”.

Gli Europei saranno il tuo prossimo obiettivo?

“A giugno, due mesi prima delle Olimpiadi, avremo gli Europei. Non si sa ancora chi parteciperà. A me piacerebbe molto, anche per rifarci per dell’errore che ho commesso in finale nel doppio misto. Come dicevo con Susi lavoro benissimo e mi piacerebbe vincere una medaglia anche con lei e questi Europei capitano a fagiolo, se vogliamo, per rifarci subito”.

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