Ciclismo

Sonny Colbrelli: “Tiberi il nostro uomo da corse a tappe. Mi mancano le gare, ma ho un sogno…”

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Colbrelli / Lapresse

Il ciclismo è da sempre il mondo di Sonny Colbrelli ed il bresciano classe 1990 resta protagonista, anche se con un ruolo diverso. Dopo essere stato costretto al ritiro per problemi cardiaci, Sonny è rimasto nell’ambiente come ambassador della Bahrain-Victorious e da questa stagione è stato inserito maggiormente nello staff tecnico del team a supporto dei direttori sportivi, dove fornirà la sua consulenza e metterà a disposizione la sua esperienza soprattutto in vista delle Classiche belghe. Con un sogno, quello di vincere, anche se in un’altra veste, la Regina delle Classiche. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente prima della sua partenza per Sorrento dove il prossimo 25 febbraio si correrà la Granfondo Sorrento Due Costiere by Sonny Colbrelli, evento che radunerà tanti campioni e appassionati. 

Come stai Sonny? 

“Bene, tutto bene. Ho un sacco di impegni e va benissimo così”. 

Quali sono le sensazioni in questa nuova veste? 

“È una vita diversa ed è un ruolo nuovo. Per i ragazzi è necessario che io non sia più il Sonny corridore, ma il Sonny come parte dello staff della Bahrain Victorious dove metterò a disposizione tutta la mia esperienza”. 

Da dove comincerai quest’anno? 

“Comincerò dalla Milano-Sanremo, per poi fare tutte le corse in Belgio fino all’Amstel Gold Race”. 

Sarai di supporto soprattutto per le Classiche belghe, su tutte la Roubaix corsa che tu hai vinto nel 2021. Qual è il segreto della Regina delle Classiche?

“In una corsa come la Roubaix, oltre ad avere delle grandi gambe, bisogna avere la mente fredda. È una corsa imprevedibile e bisogna rimanere sempre concentrati senza dimenticare che la fortuna gioca un ruolo importante. L’ho corsa solo una volta e posso dire che è fondamentale prendere ogni settore tra le prime posizioni e quindi correndo davanti perchè si è sempre al limite. È una continua lotta e le velocità sono altissime, sembra sempre di dover fare delle volate”. 

Com’è vivere la corsa dall’ammiraglia?

“Lo scorso anno ho fatto la seconda ammiraglia alla Roubaix e mi sono accorto di quanto sia dura questa corsa. Ho avuto modo di rivivere tante grandi emozioni e poco prima di entrare nel velodromo il meccanico della nostra squadra mi ha messo una mano sulla spalla e guardandomi mi ha detto: “Sonny, hai visto che gara hai vinto?”, è stata un’emozione indescrivibile, da pelle d’oca”. 

Da ex che idea ti sei fatto del ciclismo di oggi? 

“Che è un ciclismo estremo e non di dà respiro. È un ciclismo che ogni anno è in continua evoluzione e bisogna rimanere sempre al passo, dal materiale sino all’alimentazione senza mai dare niente per scontato. Oggi è un ciclismo totalmente diverso rispetto a quando sono passato professionista io e se da un lato è bello vivere questa evoluzione, dall’altro mi rendo conto che sarà sempre più difficile avere corridori che possano fare lunghe carriere”.

Da chi ti aspetti qualcosa di importante in questa stagione? 

“Per come è partita la stagione sono molto felice per Govekar. Tiberi poi è il nostro uomo per le corse a tappe, ma vedo bene anche Kepplinger che ha una buona stoffa ed è un ragazzo molto forte, senza dimenticate Buitrago che già lo scorso anno ci ha fatto vedere delle ottime cose e quest’anno dovrà essere la stagione della conferma”. 

Pensi che Tiberi possa puntare già questa stagione ad una top5 al Giro d’Italia? 

“Sì, quest’anno è l’anno dei giovani. Come direttore sportivo ritengo che sia fondamentale parlare con i corridori e non dare solo indicazioni dalla macchina e parlando con Antonio ho capito che bisogna lasciarlo crescere senza troppe pressioni, è proprio quando sei sereno che i risultati arrivano e poi, se non sarà quest’anno, sarà il prossimo”.

C’è un corridore che oggi ti somiglia in gruppo come caratteristiche?

“Baroncini è un corridore che mi piace molto, ma è stato sfortunato e speriamo che possa girare meglio quest’anno per Filippo e poi Ballerini che è un corridore veloce con un fisico da Classiche”. 

Ti manca l’essere atleta? 

“Sì, anche se a distanza di quasi due anni fa sempre un certo effetto guardare le corse ed essere in ammiraglia. Con tanti ragazzi che oggi sono in gruppo ho condiviso tanti anni di esperienze e spesso la stanza durante le varie trasferte”. 

Qual è oggi il tuo sogno nel cassetto?

“Trasmettere tutta la mia esperienza ai giovani e trovare la serenità che avevo un tempo. Sogno poi di provare delle grandi emozioni così come quando ero atleta e di vincere un giorno la Parigi-Roubaix dall’ammiraglia”. 

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