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WTA Dubai 2024: Jasmine Paolini, tra la rivincita con Anna Kalinskaya e i pezzi di storia del tennis italiano

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Jasmine Paolini
Paolini / LaPresse

Per la seconda volta un’italiana giocherà la finale a Dubai. Jasmine Paolini, in qualsiasi caso, ha portato al nostro Paese il miglior risultato in campo femminile dal 2021, quando Camila Giorgi portò a casa il WTA 1000 di Montreal. E oggi, contro la russa Anna Kalinskaya, cercherà di scrivere un altro pezzo di un cammino costantemente, inesorabilmente in crescendo.

Parlando della toscana, va rimarcato come esista un momento preciso in cui la sua carriera ha preso una svolta. Si tratta degli US Open 2021: nel secondo turno contro Victoria Azarenka, tenendo ampiamente il campo contro la bielorussa ex numero 1 del mondo e vincitrice Slam, si rese conto di poter lottare anche con le figure più importanti del circuito WTA. Poche settimane dopo giunse la prima vittoria sul circuito maggiore a Portorose (o Portoroz, che dir si voglia): i primi frutti del lavoro con Renzo Furlan erano stati depositati. Poi il colpo di mano a Indian Wells contro Aryna Sabalenka, con la bielorussa che era numero 3 del mondo. Quindi la crescita costante, continua, fatta di tre finali 250, di un continuo costruire un gioco che le consente di disegnare benissimo il campo e di essere aggressiva fin dalla risposta ogni volta che può. E l’ingresso in top 20 è la più meritata delle ricompense per quanto mostrato finora.

Dall’altra parte, però, va notata la forte crescita di Anna Kalinskaya. Perché se è vero che il trittico iniziale Haddad Maia-Fernandez-Sakkari, per la toscana, è stato di grande valore, è quello della russa che fa capire come il nuovo incrocio dopo gli ottavi di finale degli Australian Open non sia un caso. Partita dalle qualificazioni, dal terzo turno la venticinquenne moscovita ha battuto solo big: Ostapenko-Gauff-Swiatek, in confronto, è una sequenza che chiaramente non può lasciare indifferenti. Si parla di un’ex vincitrice Slam (la lettone), della numero 3 del mondo (l’americana) e dell’indiscussa protagonista del post-Barty (la polacca). Nondimeno, Kalinskaya è la quarta giocatrice proveniente dalle qualificazioni a raggiungere una finale 1000 o affine. I precedenti: Amelie Mauresmo a Berlino 1998 (perse da Conchita Martinez), Alizé Cornet a Roma 2008 (perse da Jelena Jankovic), Caroline Garcia a Cincinnati 2022 (batté Petra Kvitova). In sostanza, è la prima non francese a realizzare questo colpo.

WTA Dubai, inarrestabile Jasmine Paolini! Batte Cirstea, vola in finale ed in top20!

Questo torneo, allargando lo sguardo, ha dato alle italiane diverse soddisfazioni negli anni. Vale la pena ricordarle: nel 2005 Silvia Farina giocò una delle sue partite più belle contro Venus Williams al primo turno, mentre l’anno dopo Francesca Schiavone fu la prima italiana a giocare i quarti di finale. Nel 2008 la milanese, poi, riuscì a compiere qualcosa di veramente eccezionale: battere nei quarti Justine Henin, con la belga che al tempo era numero 1 al mondo indiscussa. Nel 2010 il secondo maggior successo in carriera di Tathiana Garbin, quello contro l’australiana Samantha Stosur, poi nel 2011 l’altra semifinale di Flavia Pennetta. Nel 2013 semifinale tutta italiana tra Sara Errani e Roberta Vinci, vinta dalla romagnola, che poi s’inventò un secondo set in versione servizio e volée contro la ceca Petra Kvitova che disorientò chiunque. Non bastò per vincere la finale, ma fu il preludio a un 2016 in cui tutte le big si eliminarono (o autoeliminarono) nei primi due turni. L’unica a resistere fu lei, che almeno finora rimane l’unica vincitrice tricolore a Dubai.

Va infine ricordata la serie di finali 1000 o simili (Tier I, Premier Mandatory e Premier 5) nel passato tricolore. Francesca Schiavone perse la finale a Mosca 2005 contro la francese Mary Pierce, ma nel frattempo infilò Mauresmo, Kuznetsova e Dementieva con punteggi durissimi: 6-1 6-1, 6-3 6-1 e 6-3 6-1. Flavia Pennetta, a Indian Wells 2014, si trovò questo percorso: Taylor Townsend (USA, promessa allora in divenire), Stosur (da cui mai ha perso), Giorgi (che aveva appena battuto Sharapova), Sloane Stephens (USA, in un match con vento a non finire), Na Li (Cina, aveva appena vinto gli Australian Open), Agnieszka Radwanska (la polacca s’infortunò nell’ultimo atto). Sara Errani, a Roma, arrivò oltre i limiti pensati da molti: memorabili le vittorie contro Li nei quarti e Jelena Jankovic in semifinale, ma l’infortunio in finale le impedì di giocarsi una partita che prometteva scintille con Serena Williams. Infine, Camila Giorgi: ebbe a Montreal la settimana della vita, battendo la belga Elise Mertens, l’argentina Nadia Podoroska (semifinale al Roland Garros 2020), Kvitova, le USA Coco Gauff e Jessica Pegula e infine Karolina Pliskova, con la ceca che allora era 4 del seeding. In sostanza, la conferma è solo una: per giungere in finale, le italiane hanno sempre offerto prove di enorme livello. E Paolini non si è rivelata da meno.

 

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