Biathlon
Biathlon, l’Italia maschile impugna finalmente il Tridente. Un 2023-24 con tre rebbi affilati e un futuro intrigante
Finalmente l’Italia del biathlon maschile è riuscita a impugnare l’arma potenzialmente a sua disposizione da tempo, ovverosia “Il Tridente”. Purtroppo, per una ragione o per un’altra, negli ultimi anni era sempre mancato almeno uno dei tre rebbi. Anzi, addirittura lo scorso anno ci si è dovuti accontentare di un giavellotto.
La punta mai venuta meno è quella di Tommaso Giacomel, propostosi nel gotha della disciplina nel 2022-23 e confermatosi nel 2023-24. Il quasi ventiquattrenne trentino è ormai uno dei dieci biathleti più forti del mondo e ha tutti i crismi per continuare a recitare un ruolo da protagonista per lungo tempo. La prima vittoria è solo questione di tempo. Arriverà, così come sono già arrivati diversi podi.
Negli ultimi mesi, il punto di riferimento del movimento azzurro è stato validamente supportato, in termini di risultati, da Lukas Hofer e da Didier Bionaz. Le due punte mancate, almeno nel recente passato, del tridente di cui sopra.
Il veterano altoatesino ha superato i tanti acciacchi che avevano azzerato il suo 2022-23, ritrovando una buona competitività. Il ventiquattrenne valdostano ha zittito tutti gli impazienti esperti pret-a-porter che ne avevano frettolosamente messo in discussione le qualità solo per il fatto di non aver avuto un impatto con il circuito maggiore analogo a quello del coetaneo trentino.
Giacomel è una certezza, Bionaz lo sta diventando a sua volta, Hofer può ancora dire la sua. Tre denti grazie ai quali la fuscina tricolore ha infilzato e potrà infilzare risultati di spessore nel biennio che culminerà con i Giochi olimpici 2026.
Per il resto, va giudicato con favore il 2023-24 di Elia Zeni e Patrick Braunhofer. Il primo ha confermato di non essere un fuoco di paglia, dando seguito a quanto di buono mostrato l’inverno scorso; il secondo non sarà un fuoriclasse, ma ha dimostrato di avere diritto di cittadinanza in Coppa del Mondo.
Alle spalle d questo quintetto si intravede qualche ragazzo interessante, soprattutto se si guarda alla classe 2003. Cionondimeno, è ancora prematuro impostare discorsi su questa next generation. Se ne riparlerà a tempo debito. Quello non manca.