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Boxe, il giramondo Raffaele Bergamasco: “Il Belgio alle Olimpiadi come l’Ascoli in Champions. Mi intriga l’Africa”
Raffaele Bergamasco, tecnico di lungo corso per 16 anni della Nazionale italiana, e poi giramondo con esperienze di valore e con ottimi risultati, prima in India e poi in Belgio, è stato intervistato dal direttore di OA Sport, Federico Militello, in occasione del Preolimpico di boxe in corso a Busto Arsizio.
Raffaele, raccontaci qual è il tuo segreto: come sei riuscito a portare in alto Paesi che non avevano grande tradizione pugilistica?
“Se questa domanda la ponessi a mia madre, mi direbbe che io sono nato fortunato, che ho avuto tanta fortuna e sono arrivati i risultati. No, scherzi a parte, ho continuato a fare il lavoro che mi ha appassionato per tanti anni, ho seguito la stessa metodologia che ho applicato precedentemente in Italia ed ho avuto dei buoni atleti per fare risultati“.
In India in particolare hai trovato soprattutto in campo femminile delle ottime pugili a cui forse mancava solo qualcosa per fare il salto di qualità.
“Esatto, in India ho trovato un vivaio ampissimo: c’erano 200 atlete solo nel campo della Nazionale, dopo aver fatto già le selezioni per tutta l’India ed ho dovuto solamente gestire gli allenamenti e trovare un buon metodo di allenamento. Loro hanno molto materiale, ancora adesso sono in contatto con tanti allenatori che mi chiamano. L’India secondo me è un Paese che nel futuro farà ancora parlare di sé, non solo nella boxe“.
Loro sono il ritardo nello sport, ma potrebbero essere secondo te, visto che hai vissuto lì per quattro anni, la nuova Cina, dato che a livello di quantità non hanno problemi?
“A livello di quantità ed a livello economico, a livello di budget, non hanno nessun problema. Adesso stanno investendo tantissimo sugli altri Paesi. Hanno chiamato gli italiani nel pugilato, hanno chiamato anche un italiano nel tennistavolo, poi hanno chiamato degli australiani nel rugby. Vogliono crescere, stanno chiamando tanti stranieri“.
Invece come è nata questa esperienza con il Belgio, che tra l’altro non qualificava un atleta alle Olimpiadi da oltre 30 anni?
“Dopo il mio rientro in Italia per motivi familiari fui contattato dal Canada precedentemente, poi dal Belgio, ed accettai subito la proposta, perché mi piaceva questa nuova sfida. Io spesso dico che è come se, a livello calcistico, fossi andato all’Ascoli ed avessi voluto portarlo in Champions League, cosa che poi mi è riuscita, perché abbiamo qualificato due atleti alle Olimpiadi di Parigi. Questo è stato un ottimo risultato“.
Parlaci di questi due atleti, che sono un uomo ed una donna. Quali prospettive possono avere?
“Ti ripeto, il nostro obiettivo, il mio obiettivo, era quello di puntare alla qualificazione olimpica, adesso andare alle Olimpiadi per noi già è una grossa vittoria. Il ragazzo, -57 kg, è un ragazzo forte, è stato anche avversario del nostro Baldassi ad uno dei recenti Campionati d’Europa, dove lo ha battuto. È un buon pugile, un buon atleta, però è in una categoria molto difficile. Poi ho qualificato la -66 kg, che è la campionessa del mondo dei professionisti ed è ritornata nel dilettantismo, ha cambiato totalmente metodo di combattimento ed è molto motivata per le Olimpiadi, perché è stato un sogno che non era mai riuscita ad ottenere. Adesso puntiamo ad una medaglia in questa categoria“.
Una volta terminate le Olimpiadi, finirà anche il tuo ciclo con il Belgio. Hai già in programma, magari, una nuova esperienza all’estero o ti piacerebbe prendere un periodo sabbatico?
“In ogni quadriennio arrivo sempre al top e dico sempre che quella è l’ultima Olimpiade. Poi già da gennaio ripenso al nuovo lavoro. Credo e spero di continuare un altro quadriennio. Mi piacerebbe, così, per una scommessa personale, andare nel continente africano. Mi è sempre piaciuta questa questa idea, però se continuassi a lavorare col Belgio sarei molto molto contento“.