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Ciclismo, Lance Armstrong critico sull’amicizia in gruppo: “La mia generazione era migliore”

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Armstrong / LaPresse

Il ciclismo sembra vivere una nuova età dell’oro. I duelli tra Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard al Tour de France, le prodezze di Mathieu van der Poel con Wout Van Aert e Tom Pidcock che provano a contrastarlo e tanti altri: sembrano poterci essere grandissime emozioni nelle grandi corse. Ma c’è a chi non piace quest’atmosfera: nella fattispecie a Lance Armstrong.

Lo statunitense, dopo aver visto la sua carriera e le sue vittorie sgretolarsi, sta provando a ricostruirsi un’immagine. E prova a farlo da opinionista. Intervistato dallo youtuber Danny Duncan un paio di mesi fa, ha parlato del suo passato e anche del momento odierno del ciclismo, riprendendo le sue parole solo pochi giorni fa.

Armstrong tiene a precisare di essere ‘impressionato’ dal talento di questa generazione ciclistica, ma non apprezza il rapporto che vede tra i protagonisti delle gare: “Questi ragazzi si rispondono colpo su colpo, gareggiano l’uno contro l’altro.. e chi vince aspetta fino a dopo il traguardo e si abbracciano. Io rimango tipo, cosa? Aspetti lì in modo da poter abbracciare tutti dopo aver perso?

Armstrong prosegue: “Non dico che la nostra generazione facesse le cose per il meglio, che fosse il modo giusto, o che ne fossi orgoglioso. Credo che la nostra generazione fosse migliore: non ci odiavamo davvero, nessuno mi aveva fatto qualcosa da odiarlo, ma leggevo qualcosa che mi portava a farlo almeno in gara“.

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