Biathlon
Dall’abisso alla gloria: Lisa Vittozzi, la donna fuori dal comune più forte del destino
21 marzo 2019, sprint femminile di Oslo-Holmenkollen, terzultima gara stagionale della Coppa del Mondo di biathlon. Quel giorno Lisa Vittozzi, leader della classifica generale, sperimentò sulla sua pelle cosa significhi precipitare nell’abisso. La sappadina disputò una gara horror, sbagliando ben 5 bersagli su 10 e concludendo in 68ma posizione, mancando l’accesso per l’inseguimento e, di fatto, dando addio al sogno di aggiudicarsi la sfera di cristallo, finita poi tra le mani della connazionale Dorothea Wierer.
Fu una mazzata tremenda, terrificante, difficile da gestire per una ragazza di 24 anni che si era ritrovata inspiegabilmente con un pugno di mosche dopo aver a lungo accarezzato il traguardo massimo. Da quel momento Lisa entrò in un tunnel lungo, tetro e spaventoso. Per anni non riuscì a scacciare i fantasmi di quella maledetta giornata. I demoni l’hanno accompagnata nel biennio 2021-2022, quando le sessioni di tiro a terra erano diventate un autentico supplizio per colei che da giovane era stata una specialista sopraffina con la carabina.
Poi, nella primavera del 2022, nello staff tecnico azzurro arrivò il finlandese Jonne Kähkönen come allenatore del tiro: fu la svolta. Come per incanto Lisa Vittozzi si mise alle spalle anni di patimenti e ritrovò se stessa, la sua indole più pura di autentica campionessa. Nell’inseguimento di Ruhpolding 2023 si materializzò il ritorno alla vittoria dopo un eterno quadriennio, in una stagione di alto livello conclusa con il terzo posto in classifica generale, ma anche con il bronzo ai Mondiali nell’individuale e l’oro con la staffetta femminile.
Il resto è storia recente. A 29 anni l’azzurra ha disputato la stagione di gran lunga migliore della carriera, rendendo sempre più stracolma la bacheca di casa: 4 medaglie ai Mondiali, con l’oro nell’amata individuale, poi la Coppa del Mondo generale, oltre a quelle di specialità relative ancora all’individuale ed all’inseguimento. In poche settimane si è ripresa con gli interessi ciò che il destino le aveva strappato ormai un lustro fa. Tante, al suo posto, avrebbero detto ‘basta’, alzando bandiera bianca e dedicandosi ad altro. L’anima era logorata, tormentata: remare nei bassifondi melmosi dopo aver toccato il cielo con un dito. Lisa non riusciva a ritrovarsi, si era smarrita, ma non ha mai smesso di crederci, nemmeno per un istante. Nella sua testa la mentalità non è mai cambiata: ha continuato a sentirsi un’atleta vincente anche nell’ora più buia. Ha tenuto duro, resistito con orgoglio, incassato i durissimi colpi che sa sferrare la vita. Ha barcollato, ma non si è mai abbattuta, non si è piegata. È rimasta in piedi a testa alta, dentro di sé ha trovato le risposte per tornare ciò che sapeva di essere.
Ed oggi, domenica 17 marzo 2024, ancora in una gara, guarda caso, con 5 errori, il cerchio si è definitivamente chiuso. Lisa Vittozzi è entrata per sempre nell’empireo delle più grandi sportive italiane di tutti i tempi. Ed ora, a Milano-Cortina 2026, inseguirà l’ultimo sogno proibito e rimasto tabù per qualsiasi biathleta italiano in passato: vincere l’oro olimpico. Ci riuscisse, potrebbe poi anche decidere di ritirarsi all’apice. Comunque vada, Lisa Vittozzi verrà ricordata come la campionessa che ha vissuto due carriere e che ha saputo rinascere dalle ceneri delle proprie paure. L’apoteosi assoluta nelle lande selvagge del Canada è il giusto e meritato compimento per una donna, prima ancora che atleta, che ha dimostrato una forza di volontà fuori dal comune.