Formula 1

F1, il Karma di Carlos Sainz: dall’appendicite di Jaddah al trionfo di Melbourne

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Sainz / IPA Sport

Cos’è il Karma? Un’azione che scaturisce dall’intenzione, che può manifestarsi come atto del corpo, della parola o del pensiero. Carlos Sainz è un po’ oggetto di questo concetto che può abbracciare logiche diverse. Nell’ambito della F1, lo spagnolo ha vissuto due settimane molto particolari in cui la definizione usata può starci. Questo perché?

Sainz era reduce dalla rinuncia alle qualifiche e al GP di Arabia Saudita. Un attacco di appendicite acuta lo aveva costretto ad alzare bandiera bianca, dovendo affrontare anche un intervento chirurgico. E così, al volante della Ferrari ha gareggiato il giovanissimo Oliver Bearman, facendo un figurone e conquistando un settimo posto di grande valore.

Qualcuno ha poi detto: ma perché non puntare sul ragazzino britannico, piuttosto che su un pilota che sarà in uscita dalla Rossa? Carlos, infatti, andrà via da Maranello,  visto l’ingaggio per il 2025 del britannico Lewis Hamilton. Giorni difficili per il madrileno, dovendo assorbire tutto questo, oltre che le sofferenze fisiche annesse.

La presenza in Australia, sede del terzo appuntamento della stagione, era stata accompagnata da un grande punto di domanda. L’iberico, però, non avrebbe dato forfait per niente al mondo e così lo abbiamo ritrovato nell’abitacolo della SF-24. Spingendo come se non ci fosse un domani, nelle qualifiche si è preso una seconda posizione, vicino a Max Verstappen, e in gara il capolavoro, sorpassando l’olandese della Red Bull e mettendo in fila giri veloci, tali da fiaccare la concorrenza.

Dall’amarezza di una rinuncia all’entusiasmo di un trionfo, il terzo della carriera, nei 14 giorni più incredibili della carriera del madrileno. Il Karma.

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