Seguici su

Ciclismo

Gregorio bacchetta Evenepoel e Vingegaard: “Non capisco perché non vadano alla Milano-Sanremo”

Pubblicato

il

Milano Sanremo 2024
Milano-Sanremo 2024 / LaPresse

Luca Gregorio è intervenuto a Sport2day Speciale Ciclismo, appuntamento settimanale condotto da Francesca Cazzaniga su Sport2U, web tv di OA Sport: la voce di Eurosport ha fatto il punto sulla Milano-Sanremo, disputata sabato scorso e vinta da Jasper Philipsen, ed in generale su questa prima parte di stagione, presentando, infine, i prossimi appuntamenti.

Il canovaccio della Classicissima: “E’ stata una corsa un po’ come tutti ci aspettavamo, con un finale meno scontato di quello che poteva essere, però ci sono stati i soliti tanti movimenti nel finale, quindi un po’ di cose, diciamo, dalla salita del Poggio fino a via Roma, sono accadute, con scatti, chiusure, contrattacchi. Qualche nome a sorpresa che poteva uscire dal mazzo, come nel finale Matteo Sobrero, assolutamente impronosticabile, o Tom Pidcock. Però poi la verità è che la classe di un campione del mondo come Mathieu van der Poel ha permesso al suo compagno di squadra Philipsen di bruciare tutti quanti in volata, e ci ha raccontato di una Sanremo in cui, appunto, è sempre più difficile fare la differenza. Ci sono, ogni anno, quei 10-12 corridori che arrivano, giustamente, o insieme o comunque raccolti in pochi secondi. E serve veramente qualcosa di magico, come ha fatto van der Poel l’anno scorso, per riuscire ad arrivare da soli“.

Sulla gara di Tadej Pogacar e della UAE: “L’unica cosa su cui non sono d’accordo, in generale, è che tutti davano Pogacar favorito, cioè per Pogacar questa è la Classica Monumento più difficile da vincere in assoluto. Non è che perché lui è un fenomeno, allora é il favorito numero uno, perché questa è una corsa invece dove lui fa più fatica di altri a fare la differenza, cioè quello scatto, quegli scatti che fa sul Poggio, riescono a tenerli van der Poel, altri come van Aert, come Alaphilippe, quindi è complicatissimo. Sicuramente è mancata un po’ la sua squadra, hanno sbagliato la tattica sulla Cipressa, ma perché non c’erano gli uomini compatti e quindi gente che era stata portata, come Ulissi, come Covi, anche Hirschi di fatto non l’abbiamo visto, dovevano essere determinanti, essere lì con la squadra schierata e fare un determinato tipo di lavoro. Io personalmente non credo sarebbe cambiato tantissimo, o meglio l’unica situazione in cui le cose potevano andare diversamente è se avessero scollinato la Cipressa in una ventina e con Pogacar che doveva avere al fianco ancora almeno tre uomini, allora lì forse poteva cambiare qualcosa, nel senso che forse potevano mettere fuori gioco Philipsen, però non è detto che avrebbe vinto lui da solo, eccetera, perché gli altri comunque stavano bene, da Pedersen a Matthews, quelli che sono arrivati lì. Quindi, insomma, con i se e con i ma è difficile tornare indietro e riavvolgere il nastro. Di sicuro alla UAE è mancato qualcosa“.

Gli attacchi di Mohoric e Pidcock: “Loro hanno fatto quello che dovevano fare, e che probabilmente avrebbe fatto anche Ganna se non avesse forato ed avuto il problema meccanico, cioè cercare di anticipare, o proprio quasi in dirittura d’arrivo della discesa, come ha fatto Mohoric, o appena, appunto, la strada tornava pianeggiante, come hanno fatto Sobrero e poi Pidcock. Potevano arrivare, ma il punto è che dietro, appunto, c’era van der Poel che, nel momento in cui si è accorto, ha avuto la comunicazione da Philipsen, che era nel gruppetto lì coi migliori e che stava benissimo, si è sacrificato ed è andato sempre lui a chiudere. La domanda è legittima, se non l’avesse fatto lui e gli altri avessero un po’ esitato, uno di questi poteva arrivare in fondo“.

Su un possibile attacco di Bettiol nel finale: “Secondo me ha fatto un grandissimo risultato, ha dimostrato di avere una super gamba, come aveva già mostrato tre giorni prima alla Milano-Torino. Lì fare l’attacco, ad esempio, che ha fatto Pogacar, già si va praticamente a 40 km/h, in salita, devi essere veramente stellare. Quindi potevamo sognarlo, ma non mi sento assolutamente di rimproverarlo, cioè semmai Bettiol avesse avuto la gamba avrebbe dovuto provare anche lui un anticipo alla Pidcock, nel finale, però è difficilissimo“.

La volata persa da Michael Matthews: “Ha perso di due centimetri? Non lo so. Quindi è veramente solo una questione di cabala, di sfortuna, del fatto che è un po’ maledetto. Due terzi posti, questa volta secondo, ed è stato infilzato dal velocista più forte che c’è in questo momento in circolazione. Non dimentichiamoci che Philipsen, che magari non è un nome altisonante, perché poi magari è poco personaggio, però, è un mostro. L’anno scorso ha chiuso con 19 vittorie, ha dominato le volate al Tour de France, ha vinto la Maglia Verde, cioè in questo momento se te lo porti in volata, e sta bene, è sostanzialmente ingiocabile. Mi spiace per Matthews, perché sarebbe stato il coronamento di una carriera in cui è sempre stato ai vertici, però lo condanna dall’altra parte a essere un po’ l’eterno piazzato, e quindi la differenza tra entrare nel Gotha del ciclismo, come ha già fatto Philipsen vincendo la Sanremo, ed uno come Matthews, che sicuramente verrà sempre ricordato come un grande corridore, ma non è riuscito a vincere una Classica Monumento, e quello è il confine sottilissimo per cui entri nell’élite o invece rimani nella categoria appena sotto“.

I corridori che hanno maggiormente deluso: “Il primo nome che mi viene in mente è Laporte di sicuro, perché comunque doveva essere la carta numero uno della Visma Lease a Bike, poi io insomma non ci credevo moltissimo perché è un grande talento anche lui, ma mi sembra ancora un po’ immaturo per essere decisivo alla Sanremo, come infatti anche lo stesso discorso vale anche per Jonathan Milan, devono fare ancora un po’ di esperienza. E poi forse direi anche Mads Pedersen, nel senso che è chiaro che è arrivato lì, però lui era convintissimo di vincere, ha chiesto alla Lidl-Trek di fare tutto il lavoro per lui e, oggettivamente, in volata è mancato. Non sono deluso perché non ha vinto, però alla fine si è fatto battere da Philipsen, da Matthews, da Pogacar, quindi è arrivato quarto, quindi insomma secondo me un paio di posizioni, sul podio ci doveva finire“.

Il bilancio di questa prima parte di stagione: “In realtà è un anno un po’ strano perché è l’anno olimpico, cioè ci sono alcuni che hanno immediatamente dimostrato di essere su un altro pianeta, fra questi Pogacar, che comunque ha fatto solo due corse, Evenepoel secondo me sta seguendo una perfetta tabella di marcia, quindi è assolutamente in linea. Resta un po’ di curiosità, appunto, su Roglic che scommette tutto, parlo chiaramente solo dei big in questo caso, sul Tour de France e quindi è un po’ in ritardo di condizione, ma secondo me è normale. Alla Parigi-Nizza è stato deludente, ma perché il suo obiettivo è la Grande Boucle. E poi anche gli altri due chiacchieratissimi, cioè van der Poel e van Aert: scelte diverse, perché Mathieu ha debuttato appunto alla Sanremo, van Aert vuole assolutamente vincere una fra Fiandre e Roubaix, o magari anche tutte e due, e quindi ha scelto un calendario diverso, e non sono quindi tutti ancora al top, perché hanno fatto delle scelte di preparazione e di calendario di gare un po’ diverso rispetto agli anni scorsi, però per il resto insomma le gare, se allarghiamo un attimo il discorso, sono sempre di altissimo livello si viaggia sempre a ritmi straordinari. Non voglio dimenticare neanche Vingegaard, che ha dimostrato di essere assolutamente dominante fra Galizia e poi Tirreno-Adriatico, quindi loro sono chiaramente sempre delle certezze, però il livello per vincere è veramente sempre più alto“.

La scelta di Evenepoel ed altri di saltare la Classicissima: “Questo è un tema, un dibattito che affrontiamo spesso anche in telecronaca e sono abbastanza d’accordo con quello che diciamo anche insieme a Riccardo Magrini, cioè che questi grandi campioni dovrebbero essere, tra virgolette, obbligati a partecipare, almeno alle Classiche Monumento. Non potrà mai esistere un obbligo, è chiaro, però faccio proprio un parallelismo per far capire: van Aert è uno che tendenzialmente viene sempre alla Sanremo, quest’anno non lo fa, ma semplicemente perché vuole provare a vincere il Fiandre e la Roubaix. E lo giustifico, intanto perché l’ha già vinta la Sanremo, è già stato sul podio, e comunque viene praticamente sempre. Quei corridori, invece, come Vingegaard o Evenepoel, che la rifiutano senza motivo, invece a questi tiro un po’ le orecchie, perché soprattutto Evenepoel ha veramente tutte le caratteristiche per poter fare una grande Sanremo, per provare anche a inventare qualcosa da lontano, anche se è difficilissimo, però lui ce l’avrebbe magari nelle corde. E anche Vingegaard, se parliamo di scalatori, uno come lui sul Poggio ci resta, poi chiaramente non la vince, però arriva magari con quei 10-15 e darebbe in ogni caso un senso diverso alla corsa. Quindi secondo me è un peccato, anche per Roglic vale la stessa cosa per la Sanremo. Onestamente non li capisco, perché non è quel giorno lì, quella gara lì che ti sposta gli equilibri o che ti fa sballare la preparazione“.

Le prossime gare di prestigio in calendario: “E’ cominciato il Giro di Catalogna con Pogacar, poi in Belgio mercoledì c’è la De Panne, che è una semiclassica molto importante, venerdì c’è la Saxo Classic, che l’anno scorso fu una gara straordinaria perché arrivarono van Aert, van der Poel e Pogacar nelle prime tre posizioni, domenica c’è la Gent-Wevelgem, che è un’altra classica naturalmente molto pesante, poi attraverso il Fiandre, la Settimana Santa, poi Fiandre, Paesi Baschi e Roubaix“.

L’INTERVISTA VIDEO A LUCA GREGORIO

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità