Seguici su

Basket

Basket, la ‘caccia ai naturalizzati’ nasconde il vero problema italiano: il sempre più ridotto numero di giovani promettenti

Pubblicato

il

Gabriele Procida, Gianmarco Pozzecco
Pozzecco/Ciamillo

Il 2 Luglio comincerà il cammino dell’Italia nel Preolimpico di basket a San Juan in Porto Rico e per quel giorno uno tra Drew Eubanks e Donte DiVincenzo potrebbe far parte del gruppo azzurro. Non si sa ancora nulla sulle vicende burocratiche dei giocatori rispettivamente di Phoenix Suns e New York Knicks, con la “caccia al naturalizzato” che è ormai diventata abbastanza frequente negli ultimi anni per la nostra pallacanestro.

Sicuramente l’Italia è rimasta decisamente scottata dalla decisione di Paolo Banchero, che chiaramente avrebbe dato una dimensione diversa a tutta la squadra azzurra. Anche DiVincenzo, non ovviamente ai livelli della star degli Orlando Magic, è un giocatore di alto livello, reduce dalla sua miglior stagione in carriera in NBA e che darebbe su entrambe le metà del campo un notevole impatto. Eubanks serve davvero? Forse sì visto il ruolo, ma comunque non parla di un giocatore che dovrebbe spostare gli equilibri.

Il tema del naturalizzato non riguarda solamente l’Italia, ma è argomento comune in gran parte delle nazionali europee ed anche mondiali, dalla Spagna (vedi il caso Lorenzo Brown) alla Slovenia (prima Randolph ed ora Nebo), passando anche per la Turchia o addirittura le Filippine con Jordan Clarkson, proprio per citare un caso fuori dal Vecchio Continente.

La volontà non è assolutamente quella di far polemica sulla decisione di poter prendere un naturalizzato ed inserirlo nel gruppo azzurro, ma piuttosto continuare a concentrarsi su questo tema, dimenticandosi di come il basket italiano stia davvero vivendo un momento complicato a livello di ricambio tra le varie generazioni. Sono sempre meno i giovani italiani che riescono a mettersi in luce nel nostro campionato e spesso alcuni dei migliori devono andare all’estero per cominciare ad emergere seriamente in un certo contesto di pallacanestro.

Coloro che poi riescono ad emergere sono praticamente tutti nelle stesso ruolo. Play, guardie, ali piccole, mentre di lunghi neanche l’ombra. In alcuni casi, come quello di Leonardo Okeke, la crescita è stata bloccata anche da un infortunio ed ora il ragazzo di proprietà dell’Olimpia Milano sta cercando di ritrovarsi, senza dimenticare che lui ha già indossato la maglia azzurra. Okeke è un 2003, ma guardando ancora ai più giovani si fa davvero fatica a trovare qualcuno nel ruolo di centro ed il prospetto migliore sembra essere Luigi Suigo, classe 2007 che può fare comodo con i suoi 210 centimetri, ma ancora molto giovane e con tutta una carriera da costruire.

In generale, però, i settori giovanili della pallacanestro italiana stanno faticando a tirar fuori una serie di nidiate di ragazze che possono alzare il livello del nostro basket. In Serie A giocano tantissimi stranieri, con gli italiani che faticano davvero ad emergere, spesso relegati nelle panchine delle squadre di vertice come undicesimi o dodicesimi solo per un regolamento che richiede la loro presenza in squadra. Una delle tante contraddizioni che il basket italiano deve cercare di risolvere, sperando il prima possibile di costruire un futuro diverso per i prossimi anni.

Per scoprire quote, pronostici, bonus, recensioni bookmaker su scommesse sportive e molto altro su sport betting è possibile consultare la nostra nuova sezione dedicata alle scommesse online

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità