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Ciclismo
Belli e l’evoluzione del ciclismo: “Si va più veloci per le biciclette. Le cadute ci sono sempre state, ma le strade…”
Nel consueto appuntamento settimanale sul canale YouTube di OA Sport con Sport&Go2U, condotto da Alessandro Aita e Giandomenico Tiseo, è stato ospite Wladimir Belli, commentatore tv per Eurosport, che ha parlato della Parigi-Roubaix appena passata agli annali, e della rapida evoluzione tecnica del mezzo meccanico e dei materiali.
Sulla Parigi-Roubaix dominata da Mathieu van der Poel: “Delle cinque Classiche Monumento la Roubaix è quella che mi piace di più, ma che mi piace di meno, nel senso che a differenza della Milano-Sanremo, dove comunque sia abbiamo visto nel passato comunque una battaglia, potevano vincere i velocisti come ha vinto quest’anno Philipsen, però comunque degli arrivi in volata, quando ha vinto Cipollini, ma poi in altre occasioni, ha vinto Nibali, han vinto corridori con caratteristiche diverse, chi da corsa a tappe, chi da velocista, chi da finisseur, mentre per quanto riguarda la Roubaix, che è bellissima, a me piace moltissimo, però se andiamo poi ad analizzare alla vigilia quelli che possono essere i vincitori, li contiamo su due mani, dieci corridori. Ci può essere la sorpresa, ma è alquanto difficile, per cui senza Van Aert è chiaro che Van der Poel ha avuto, tra virgolette, vita facile, poi quello che ha fatto, e ripeto ridendo naturalmente, ha rovinato la corsa, perché comunque sia quando è partito ha preso 2 minuti, arrivederci e grazie, poteva anche uscire a fare un giro, tornare ed aspettare poi chi sarebbe arrivato secondo, anche se si era già capito che la situazione di corsa, come è successo l’anno scorso, andava a favore di Philipsen, perché comunque sia ha potuto sfruttare, usiamo questo termine, il gioco di squadra, rimanendo per buoni tratti a ruota e poi facendo valere lo spunto veloce, però rimane comunque una gara veramente affascinante, basta vedere l’albo d’oro, però diciamo che alla vigilia sapevamo già che, salvo imprevisti, nel ciclismo imprevisti purtroppo o per fortuna ce ne sono, però partendo da 90 chilometri all’arrivo anche nell’intervista ha detto ‘Quando ho visto che avevo un minuto e mezzo, potevo anche bucare, potevo cadere, cambiavo la bicicletta e sarei comunque andato fino in fondo’. Rimane comunque l’impresa di un grandissimo campione, come gli altri cinque-sei corridori, che quando mettono il numero sulla schiena, insomma, riescono sempre comunque ad essere performanti, pronti a fare delle imprese, Pogacar alle Strade Bianche e così via anche gli altri“.
Sulle gare sempre più veloci: “L’evoluzione che c’è stata nel ciclismo con le biciclette è stata un’evoluzione veramente importante. Questo per aprire anche un dibattito che secondo me merita una riflessione, perché é vero che si va forte, con la differenza che prima magari i materiali non erano così performanti e invece di andare a 50 si andava a 45-46. Il ciclismo è cambiato, ma la fatica è fatica, quando si è al limite si è al limite, si può andare a 45 all’ora, si può andare a 50 e si può andare anche a 60. La fatica ti porta al limite per cui, è vero che c’è stata un’evoluzione anche per quanto riguarda la preparazione, e anche qua si potrebbe aprire un dibattito, tanto è vero che abbiamo perso un po’ la nostra scuola grazie alle conoscenze che ci sono adesso su Internet, varie applicazioni e quant’altro, siamo tutti dottori. Dottor Google insegna che quando abbiamo qualcosa andiamo, cerchiamo, e come andiamo vediamo quello che potrebbe essere il problema. I corridori, soprattutto quelli giovani che smanettano, riescono benissimo a vedere gli allenamenti che fanno i campioni, riescono a leggere i dati, la preparazione, le nuove evoluzioni, l’alimentazione, prima invece bisognava un po’ rubare il mestiere, e di conseguenza la velocità si è alzata molto per quello. Ci sono delle situazioni che secondo me a questo punto andrebbero analizzate, tornare indietro è difficile, tornare indietro probabilmente è impossibile, però… Le cadute ci sono sempre state, gli infortuni gravi, qualcuno addirittura ci ha lasciato, dai tempi di Serse Coppi andando avanti, però adesso il rischio è un po’ più alto, a mio modo di vedere, ma non solamente per i corridori, ma anche per il pubblico, che spesso e volentieri è un pubblico che assiste all’evento, non ha esperienza, e si vedono persone che con il telefonino non si rendono conto di quanto forte vanno i corridori“.
Anche le ruote hanno il loro peso in questa evoluzione: “Le ruote fanno la differenza, ma vi assicuro che la bicicletta del giorno d’oggi, essendo tutta comunque in carbonio, molto più leggera, molto più reattiva, ormai ogni componente è in carbonio. Si arriverà a fare come in alcuni sport, a mettere i freni a disco in carbonio, per cui il carbonio non solo ha alleggerito il peso della bicicletta, perché comunque il peso lascia un po’ il tempo che trova. Io adesso che ormai ho smesso da un po’ di anni, quando esco vi posso assicurare che per qualche chilometro io vado come andavo prima, 35 all’ora, e non mi accorgo neanche, tra virgolette, poi ovvio che le difficoltà in salita vengono fuori tutte, e la bicicletta così rigida fa sì che tutta la forza che un corridore ha, venga poi al momento trasmessa sul mezzo meccanico, e questo naturalmente fa sì che non si hanno dispersioni. Adesso come dai un colpo di pedale la bicicletta è talmente reattiva che arrivi subito a 40 all’ora, tanto è vero che i record vengono puntualmente battuti. In salita non lo so, adesso son curioso di vedere quando poi ci sarà l’Alpe d’Huez se il record di Pantani verrà battuto, usava una bicicletta comunque da otto chili e sicuramente, al di là del peso, non era reattiva come le biciclette di oggi. Certo è che le ruote, ed è qua che io interverrei se fossi nell’Unione Ciclistica Internazionale, fanno veramente la differenza, perché adesso, ancora un po’, visto che comunque il peso limite è di 6.8 kg, ci saranno corridori che, non dico che partiranno con la ruota lenticolare, ma poco ci manca, per cui ruote a profilo alto, molto rigide e molto scorrevoli, perché ovviamente c’è l’effetto un po’ come la ruota lenticolare, quando poi tu arrivi in curva, essendo così rigida, nel momento in cui sbagli l’impostazione della curva, sbagli un attimo la traiettoria, è un po’ come nella Formula 1, si va molto forte, ma non sbagliare, perché se sbagli a quel punto diventa impossibile poi rimanere in carreggiata, con la differenza che lì ci sono le vie di fuga. Non dimentichiamoci che nel ciclismo si fanno tappe da 150, 180, 200 chilometri e diventa anche impossibile riuscire a mettere in sicurezza tutta la gara. Bisogna comunque poi cercare di essere concentrati, io ho visto degli errori grossolani, ma io la spiegazione me la sono anche data. L’Unione Ciclistica Internazionale dovrebbe intervenire sulla regolamentazione della dimensione del profilo del cerchio. Non più cerchi da 100, ma passiamo, come era un tempo a dei cerchi da 30, dove comunque non si ha quell’effetto volano, si riduce un minimo la velocità, e poi cerchiamo magari di intervenire su altri fattori, sempre riguardanti la bicicletta. Tornare indietro è difficile, è dura, però si è già fatto, perché c’erano al tempo anche i famosi ‘spinaci’, che poi sono stati vietati, appunto, lì nessuno ha più parlato degli ‘spinaci’. Poi i corridori usavano una posizione con gli avambracci appoggiati sul manubrio, vietati, ovviamente se tu appoggi gli avambracci e c’è un ostacolo, una buca, un dosso o comunque sia, non hai le mani sui freni, dove comunque cerchi comunque di metterci una pezza, qualcosa si può fare. Tornare indietro è dura ma, secondo me è arrivato il momento di farlo. Poi le cadute ci sono sempre state io ho perso ho perso diversi amici, e qua non voglio piangere, però c’era anche da dire che al tempo non c’era neanche il casco obbligatorio, poi attenzione che la viabilità, per rallentare il traffico nei paesi non è più quella di trent’anni fa. Adesso rotonda, spartitraffico, restringimento, cartello, dosso, si passa nei paesi, i paletti, in parte, ai marciapiedi, e più si va forte, poi quando si commette un errore, poi lì se tu vai a 30 all’ora è chiaro che ti fai comunque male, e puoi lasciarci comunque la pelle, se vai a 60 le probabilità si raddoppiano“.
IL VIDEO DELLA PUNTATA COMPLETA DI SPORT&GO2U
https://www.youtube.com/watch?v=hEOuCBQwR_s